Quando si entra a teatro ci si aspetta sempre di divertirsi, di rimanere impressionati dall’evento, di esserne coinvolti emotivamente. Non sempre però ai nostri tempi questo accade quando si ha a che fare con uno spettacolo di danza, disciplina che spesso viene proposta a livello dilettantistico e di cui si è purtroppo perso il valore artistico e culturale. Ebbene, giovedì 28 febbraio presso il Teatro Astra abbiamo potuto assistere a un nuovo appuntamento del cartellone Palcoscenico Danza 2019, rassegna diretta da Paolo Mohovich e dedicata alla danza contemporanea. Se siete tra coloro che hanno perso la concezione di cosa significa usare il proprio corpo per creare una vera e proprie opera d’arte, muovere il proprio corpo per trasmettere messaggi, usare lo spazio per produrre riflessioni … avreste dovuto esserci! Ritrovarsi a sognare ad occhi aperti, essere presenti nel momento in cui i performer attraverso la propria fisicità, la potenza e al contempo la loro delicatezza ci mostrano una storia, un oggetto immateriale, una sensazione. Rendere visibile una sensazione è forse uno dei fini più complessi e difficili che gli artisti di teatro hanno sempre cercato di raggiungere.
Continua la lettura di IL CORPO SUSSURRANDO – trittico del corpoPRIMITIVA / LABILE PANGEA – MANFREDI PEREGO
Il Balletto Teatro di Torino ospita nella sua stagione di danza Manfredi Perego, coreografo di origini emiliane che proprio con una delle due creazioni portate in scena alla Lavanderia si è aggiudicato il premio GD’A Giovane Danza D’autore nel 2017.
Continua la lettura di PRIMITIVA / LABILE PANGEA – MANFREDI PEREGOEgribiancodanza e il BALLETTO DI GYOR alle fonderie limone di moncalieri
Sabato 2 marzo, alle Fonderie Limone di Moncalieri, si è esibito il Balletto Nazionale di Gyor, ospite internazionale all’interno della stagione IPUNTIDANZA 2018/2019 della Fondazione Egri per la Danza.
La serata è iniziata con un caloroso saluto di benvenuto da parte di Susanna Egri seguita da una breve introduzione agli spettacoli Apparizione #5 della compagnia EgriBiancoDanza, PianoPlays e Passage del Balletto Nazionale di Gyor.
La piacevole pièce di apertura è stata quella della compagnia EgriBiancoDanza: uno spettacolo estratto dal lavoro “APPARIZIONI”, coreografia di Raphael Bianco.
Continua la lettura di Egribiancodanza e il BALLETTO DI GYOR alle fonderie limone di moncalieriDa Dove guardi il mondo?
DA DOVE GUARDI IL MONDO?
“Ciao, io mi chiamo Danya, ho 9 anni e non ho ancora imparato a scrivere il mio nome.”
Un banco di scuola, una sedia, un fischietto, unaschiuma da barba, un frullatore e una bacinella, Freddie Mercury a tutto volume e la protagonista che si scatena sul palco come se fosse nella sua cameretta, è quello che ci aspetta quando si spengono le luci in sala.
Continua la lettura di Da Dove guardi il mondo?LE BARUFFE CHIOZZOTTE
Le baruffe chiozzotte, testo di Carlo Goldoni pubblicato nel 1762, è incredibilmente attuale. In esso ci sono emozioni che siamo abituati a pensare come primordiali, come la gelosia o l’esclusività dei sentimenti. Non manca ciò che si può chiamare differenza tra i sessi: la donna socialmente sottomessa all’uomo, che va per mare come pescatore, senza certezza di ritorno.
Continua la lettura di LE BARUFFE CHIOZZOTTEIl Primo Omicidio all’Opéra Garnier
Il Primo Omicidio, ovvero Caino di Alessandro Scarlatti è in scena per la prima volta all’Opéra de Paris, a Palais Garnier dal 22 gennaio al 23 febbraio. L’oratorio a sei voci, composto a Venezia nel 1707, fu “scoperto” da René Jacobs nella biblioteca del Conservatoire de Bâle e registrato nel 1998 proprio sotto la direzione del direttore d’orchestra e controtenore belga, che interpretava anche la voce di Dio, alla testa dell’Akademie für alte Musik. Per la prima moderna all’Opéra de Paris ritroviamo René Jacobs, questa volta con la B’Rock Orchestra. Questa esecuzione sa restituirci la musica austera e allo stesso tempo dolcissima di Alessandro Scarlatti, a cui si accompagna il libretto di Antonio Ottoboni, che coniuga precisione e sobrietà del vocabolario con immagini di estrema bellezza.
Continua la lettura di Il Primo Omicidio all’Opéra Garnier‘Frame’ di Alessandro Serra – Urli silenziosi
Il maestro Alessandro Serra, già vincitore del premio UBU 2017 e ANCT 2017 per Macbettu, ha portato in scena al teatro Astra, il 14 febbraio, un nuovo spettacolo: Frame.
In una sorta di commistione tra una pinacoteca, un’opera di teatro d’ambiente e di teatro danza, Frame racconta la solitudine, la quotidianità e l’amore attraverso il corpo degli attori dando vita ad alcune delle opere più famose del pittore newyorkese Edward Hopper (come, ad esempio, Automat, Morning Sun e Summer Interior). Continua la lettura di ‘Frame’ di Alessandro Serra – Urli silenziosi
TOURDEDANSE A’ LA ROSSINI
Cosa accade quando proviamo a mescolare insieme due mondi apparentemente diversi come la danza e la cucina? Raphael Bianco con la Compagnia EgriBiancoDanza ha provato a sperimentare questo bizzarro connubio. “Tourdedanse a’ la Rossini” utilizza le musiche del compositore marchigiano famoso per aver celebrato durante il suo lavoro le nozze tra musica e enogastronomia.
Prendendo spunto dal genio del musicista, il coreografo ha portato in scenda due pezzi: uno dedicato al dolce più amato nel mondo: “Il cioccolato”; l’altro prendendo in prestito il format dei programmi culinari televisivi: “Spezie e aromi”. Continua la lettura di TOURDEDANSE A’ LA ROSSINI
PROVE D’AUTORE
La Lavanderia a Vapore di Collegno è la prestigiosa Casa della Danza della Regione Piemonte, luogo di sperimentazione nel quale l’arte coreutica si presenta come motore portante di un’intensa attività relazionale, che coinvolge non solo il territorio limitrofo ma si apre anche a molte altre realtà nazionali e internazionali. Ispirandosi al libro Quello che ci muove. Una storia di Pina Bausch dell’autrice Beatrice Masini, QUELLO CHE CI MUOVE è anche il titolo dato alla rassegna di alcune proposte della stagione 2018/2019. L’obiettivo è quello essere fonte d’ispirazione per tutte le attività che vedono la propria centralità non solo in quello che è stato ma soprattutto in quello che sarà, un itinerario della memoria, partendo dal ricordo dei lavori della famosa coreografa e danzatrice Pina Bausch, e un’esplorazione dei temi della creazione contemporanea. Lo sguardo degli spettatori viene dunque condotto non solo verso il passato ma anche verso il “terzo paesaggio della danza”, quello formatosi come “residuo” di una scena ufficiale che tutela la tradizione e che si configura come “luogo di conservazione”, e si distanzia dal “secondo paesaggio”, luogo di incontro tra “nuovo o meno nuovo [..], in cui i linguaggi conosciuti e leggibili anche da un pubblico relativamente ampio creano nuove suggestioni”. Continua la lettura di PROVE D’AUTORE
RAGAZZI DI VITA
“Faceva un caldo, che non era scirocco, che non era arsura, ma era soltanto caldo. Era come una mano de colore”; esordisce così Lino Guanciale, il narratore di “Ragazzi di Vita” nel primo adattamento teatrale dell’omonimo romanzo di Pasolini.
Un’idea nata nel 2016, a quarant’anni dalla morte dell’autore, che riproduce fedelmente il contenuto dell’opera pasoliniana, raccontando le vicende di alcuni ragazzi appartenenti al sottoproletariato romano.
La storia si svolge nell’immediato dopoguerra: le vicissitudini dei personaggi sono in realtà lo specchio del degrado sociale di un paese profondamente segnato dal conflitto.
La miseria è la protagonista indiscussa delle vite di questi giovani -i “ragazzi di vita”- che della vita sono pedine in mano al fato, ma che non si arrendono all’idea di un’esistenza passiva, cercando di arrangiarsi come possono. Le famiglie non sono più un punto di riferimento e spesso anzi sono contenitori vuoti, senza valori.
I ragazzi , allo sbando più totale, non vogliono rassegnarsi allo scorrere tedioso del tempo e pertanto ricorrono a passatempi che sono il ritratto della povertà morale e materiale che li circonda.
Le parole cominciano a manifestarsi ai nostri occhi in maniera tangibile, nonostante la presenza di una scenografia minimalista ma funzionale e coerente all’idea di decadenza che si vuole trasmettere.
Il racconto procede per capitoli isolati, sviscerando brevi aneddoti significativi tenuti insieme dall’abile maestria di Lino Guanciale, alter ego di Pasolini.
Egli si aggira tra una scena e l’altra un po’ narratore un po’ spettatore, talvolta insinuandosi in punta di piedi nella narrazione, senza mai però scombinare gli equilibri di quello spettacolo di vite incerte ma strepitanti.
I personaggi (18 attori in scena) si esprimono in un dialetto romanesco di borgata e contemporaneamente parlano in terza persona attraverso la prosa letteraria, come a voler segnare un distacco narrativo nella descrizione delle azioni da loro compiute.
Ogni attore, proprio come una piccola rotella dentata, ha reso possibile il funzionamento di un complesso ingranaggio con il risultato di un meccanismo pressocché perfetto. Ogni storia lascia il segno, passando in pochi minuti dal dramma alla pura leggerezza, il tutto con un ritmo ben sostenuto.
Oggettivo merito va conferito, oltre che ad un bravissimo narratore, a ogni interprete e alla raffinata regia di Popolizio: grazie anche all’esperienza attoriale, riesce a conferire consapevolezza alle parole sul palcoscenico, conscio di come l’attore ne diventi veicolo. Vincitore di tre premi alla regia: “Ubu”, “Critica” e “Le Maschere”.
Va riconosciuta inoltre la nota piacevole data dalle canzoni dal vivo inserite nella partitura, che pervadono lo spettatore di una struggente tenerezza.
In tal senso è doveroso citare tutta la compagnia oltre a Guanciale: Lorenzo Grilli (Riccetto), Alberto Onofrietti (Genesio), Josafat Vagni (Agnolo) Sonia Barbadoro, Giampiero Cicciò, Roberta Crivelli, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Michele Lisi, Pietro Masotti, Paolo Minnielli, Cristina Pellica , Lorenzo Parrotto, Silvia Pernarella, Elena Polic Greco, Francesco Santagada, Stefano Scialanga e Andrea Volpetti.
Una furiosa ed impulsiva lotta alla quotidianità, che ci fa uscire da teatro colmi di una felicità apparente, rivolgendo un ultimo tenero e malinconico sguardo a quei ragazzi che la vita l’hanno segnata sulla pelle.
Di Pier Paolo Pasolini
Drammaturgia: Emanuele Trevi
Regia Massimo: Popolizio
Scene: Marco Rossi
Costumi: Gianluca Sbicca
Luci: Lugi Biondi
Canto: Francesca della Monica
Ilaria Stigliano