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CECITÀ – VIRGILIO SIENI

Quando si entra a teatro, solitamente, è prassi comune svolgere un certo tipo di rituale comportamentale: guardarsi un po’ intorno per cercare il proprio posto, poi scrutare qua e là tra la baraonda di persone alla ricerca di qualche faccia amica con cui scambiare una chiacchiera e infine entrare in maniera più o meno unanime in uno stato di chiara attesa, che coglie ognuno in modi inaspettati e diversi ma che pone quasi sempre le persone di fronte ad un sipario, nero e ben tirato. E a meno che non si abbia letto il libretto di sala o si abbia visto il trailer su YouTube, non ci si aspetta nulla. Il sipario nero ti conferma un non detto, lo sguardo comincia la sua esperienza teatrale in modalità neutra.  

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Pompea Santoro e la nuova produzione della Eko Dance Project

Anche se la danza nel nostro paese deve farsi riconoscere e soprattutto sopravvivere a suon di grands battements, c’è chi tiene duro e percorre sentieri a volte impervi pur di onorare la Musa Tersicore. Il caso di Pompea Santoro è emblematico e traccia un percorso che è tutto rivolto alle new generation di danzatori e coreografi che trovano nel progetto EDP quelle possibilità che spesso vengono negate dalle istituzioni preposte a causa del ginepraio di una burocrazia contorta, spesso condizionata da ingerenze pseudopolitiche. Lei, forte della sua esperienza internazionale che l’ha vista protagonista di grandi produzioni, si pone come filtro rigenerativo e catartico, proponendo una forma di laboratorio che è allo stesso tempo fucina di produzione e messa in scena, e lo fa con sempre rinnovato entusiasmo.

Come nasce Eko Dance Project ?

Non è mai stato nelle mie intenzioni, nemmeno nei mie programmi e neppure nei miei desideri, io lavoravo principalmente per Mats Ek, mi sono trasferita in Italia e giravo nei teatri per rimontare le sue coreografie, ad un certo punto mi hanno chiesto di insegnare, ho sempre amato l’insegnamento fin da molto giovane è una cosa che sentivo tanto mia e quindi questa opportunità l’ho accolta con molto entusiasmo. Ho iniziato con la compagnia di Paolo Mohovich, poi ho continuato con la scuola di Loredana Furno ed anche per la sua compagnia. Mi sono ritrovata alle Lavanderie a vapore con una decina di ragazze che al mattino venivano a prendere lezione regolarmente, tutte intorno ai diciannove vent’anni.  Sempre Loredana mi propone di preparare qualcosa con queste giovani in occasione dello spettacolo della scuola. Premetto che avevo iniziato un po’ per gioco a insegnare loro Giselle secondo atto di Mats Ek e Loredana mi propose di presentare il lavoro a scopo educativo e  così abbiamo fatto. La combinazione ha voluto che fosse presente allo spettacolo Claudia Allasia la quale tornò anche la seconda sera assieme a Piero Ragionieri , mancato nel 2021, che allora era Direttore della Fondazione Piemonte dal Vivo. Lui ne fu entusiasta al puto da chiedermi di iniziare qualcosa a Torino e così feci, era verso la fine del 2012 quando fondai l’associazione Eko Dance Project. Non ho mai fatto audizioni, i ragazzi arrivavano spontaneamente, tra i primi ci furono il danzatore e coreografo Andrea Zardi che successivamente ha conseguito il Dottorato di ricerca presso l’Università di Torino nell’ambito del rapporto Studi di  Danza e Neuroestetica e Giorgia Bonetto mia assistente, danzatrice e  insegnante, lei è ancora con me sin dall’inizio del progetto. Spesso sono colleghe che hanno accademie sparse in tutta Italia a mandarmi i loro allievi, per fare esperienza ed esplorare quello che c’è oltre lo studio accademico. Questo non significa che alla Eko si abbandona la tecnica classica che ritengo sia fondamentale e imprescindibile. La danza accademica deve essere sempre al servizio di qualsiasi stile si affronti, poi ovviamente ci possono essere stili in cui la tecnica devi completamente dimenticarla, ma se un danzatore è aperto e duttile fa in fretta ad adeguarsi, cosa impossibile se invece un danzatore non possiede una solida tecnica accademica.

Mi stai dicendo in sintesi che la tecnica classica è la base indispensabile per affrontare le coreografie di Matz EK

È così, non è una opinione è come la matematica, e non solo per Matz Ek ma anche per altri stili di danza contemporanei. Credo che ancora si fa troppa distinzione tra il balletto classico e quello contemporaneo, per me non è così, per me una si sposa con l’altra, un danzatore si forma con la tecnica classica, la tecnica è qualcosa che ti permette di conoscere il tuo corpo a fondo, ti permette di muoverlo perché ti rende consapevole, ti ha permesso di sentire e gestire il tuo corpo.

Più tecnica hai più libero sei di gestire i movimenti a prescindere dallo stile di danza.

Io mi sono allenata con la tecnica classica tutte le mattine per tutta la mia vita ma poi non ho usato quel materiale per esprimermi, ma la tecnica mi ha permesso di danzare quello che mi veniva chiesto, potevo guidare il mio corpo senza problemi perché la tecnica mi permetteva di aver accesso e guidarlo come desideravo. Continuo a pensarla così e la Eko Dance si basa proprio su questo pensiero. Infatti i miei ragazzi tutte le mattine si allenano e si preparano con la lezione di classico.

Ci sono altri direttori di compagnie che come te hanno dato spazio a giovani coreografi nel nostro paese ?

Mi viene in mente Cristina Bozzolini con il Balletto di Toscana, con lei sono nati tanti coreografi, poi c’è da dire che per le compagnie è più rischioso mentre nel mio caso, essendo il mio un progetto di alta formazione, si colloca in modo naturale nelle sue finalità principali.

Credo che un giovane coreografo così come un danzatore abbia bisogno di una guida ed è qui che trova il materiale di cui necessita. Spesso i giovani coreografi si trovano soli ad affrontare il difficile percorso artistico, non hanno una guida esperta che li consigli indicando loro soluzioni adatte al loro scopo, soluzioni date soprattutto da artisti che hanno avuto una grande esperienza nel settore.

Cose pensi della situazione danza in Italia ?

In Italia di possibilità ce ne sono pari a zero, a parte l’Aterballetto che comunque fa un repertorio vasto  le  altre sono quasi tutte compagnie d’autore dove prevalentemente si mettono in scena coreografie degli stessi direttori e  poi ci sono compagnie come il Balletto di Torino, il Balletto di Roma ma certo la produzione nazionale è abbastanza scarsa. Spesso ci sono giovani talenti che trovano spazio all’estero e non in Italia. Certo anche per me è un rischio mettere in scena lavori inediti creati da autori sconosciuti ma credo che l’opera artistica sia da sempre soggetta alla critica, una coreografia può piacere o non piacere ma questo non deve rappresentare un deterrente, l’importante è che il livello dei danzatori sia sempre al top, il pubblico può non apprezzare il lavoro coreografico ma sarà sempre pronto ad applaudire danzatori preparati.

Parlaci di questa nuova produzione

Il tema di questo spettacolo è volare oltre, quindi ho pensato di trattare uno degli argomenti più caldi che è questa identità di genere, il femminile il maschile. Ho pensato subito una cosa : “ facciamo che i ballerini li vestiamo tutti uguali, tutti, uomini e donne avranno lo stesso costume in tutte le coreografie”, quindi non abbiamo la donna con la gonna e il maschio col pantalone, niente ruoli . Certo fisicamente nasciamo uomo e donna poi nella vita si è liberi di essere ciò che si vuole. Per tornare allo spettacolo ogni pezzo ha un tema preciso come: l’amore, la passione, le relazioni umane, la resilienza e la speranza . Il mio lavoro è stato quello di assistere i coreografi ed aiutarli nel lavoro di costruzione, spesso stimolandoli alla riflessione sul concetto di significato del movimento.

Ci saranno repliche di questo spettacolo ?

Guarda qui andiamo a toccare un tasto dolente perché quando si va a proporre uno spettacolo nei teatri sono tutti alla ricerca del titolone e si perdono delle occasioni per mettere in cartellone degli ottimi spettacoli, per esempio noi abbiamo riempito il teatro per ben tre serate, c’era anche l’Assessore alla cultura, il Professor Pontremoli che è rimasto affascinato dalla serata, mi chiedo perché il direttore di un teatro non rischi un pochino e affianchi al titolone anche spettacoli nuovi, fatti da giovani di talento. 

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Stili diversi con un unico obbiettivo, eliminare le barriere tra uomo e donna, tra quello che è femminile e maschile.

IL TUO VENTO

Coreografia di Eva Calanni
Assistente: Giorgia Bonetto
Musica: “Neo” C. Loffler, “Nil” di C. Loffler, “Only the wind” O. Arnalds Arcadia di Apparat Interpreti: Andrea Carozzi, Isabelle Zabot, Francesco Polese, Francesca Raballo.

Il tuo vento vuole esprimere quella forza dentro ognuno di noi, in grado di farci volare oltre le barriere della vita. Quel segreto che abbiamo dentro, che nel momento in cui viene liberato, riesce a farci sentire liberi di essere, semplicemente, noi stessi.

HIGHER GROUND

Coreografia: Pedro Lozano Gomez
Assistente: Giorgia Bonetto
Musica: Fabian Reimair and Pyotr Ilyich Tchaikovsky
Luci: Mauro Panizza
Interpreti: Gaia Triacca, Jennifer Mauri, Arianna Reggio, Enrico Benedet, Isabelle Zabot.

La linea è sottile tra il trattenere e il sapere, mille miglia tra correre e crescere. Sarà la luce dietro questo caos a guidarmi? Vorrei che fosse il coraggio a trovarmi, a poco a poco da questa dannazione costruiremo una nazione più forte.

DEMOISELLES

Coreografia: Giovanni Insaudo
Assistente: Giorgia Bonetto
Musica: Matthew Herbert- the wonder/credits, Davidson Jaconello a midnight’s summer dream (musica inedita), Woodkid-otto
Costumi: Giovanni Insaudo
Luci: Mauro Panizza
Interpreti: Andrea Carozzi, Gaia Triacca, Francesco Polese, Isabelle Zabot, Francesca Raballo, Chiara Colombo, Cecilia Napoli.

La narrazione trae ispirazione dal dipinto di Pablo Picasso “Les Demoiselles d’Avignone”. I personaggi nel dipinto prendono vita, sviluppano nuove relazioni tra esse e ci lasciano scorgere diverse visioni dell’interpretazione personale che il coreografo ha voluto dare interpretando il dipinto e trasformandolo da tela piatta a pittura in rilievo. Si racconta della donna, degli esseri umani, delle loro vulnerabilità e delle loro libertà di genere, allo stesso tempo si racconta dell’unicità di ognuno dei caratteri che prendono vita all’interno del pezzo.

INTERMEZZO

Coreografia: Marco Prete
Musica: Phoria, “Current”
Luci: Mauro Panizza
Interpreti: Anna Del Bel Belluz, Bianca Cintelli, Celeste Olei, Alessia Coda Zabetta

DesOrder

Coreografia: Ken Ossola
Musica: Polle van Genechten
Testo: Martino Muller
Voce: Martijn Verhagen
Interpreti: Eko Dance Alta Formazione, Eko Dance Compagnia.

Prima collaborazione con Eko dance Project e con il talentuoso compositore olandese Polle van Genechten.
All’inizio i danzatori sono controllati da fili come delle marionette che si muovono per spingersi oltre i confini, verso la ricerca di un senso di libertà, fisicamente e spiritualmente.

Fidati del destino e lasciati andare per trovare il vero significato della vita.

Giuseppe Paolo Cianfoni

COLLETTIVO MINE – ESERCIZI PER UN MANIFESTO POETICO

“L'occhio aperto e l'orecchio vigile trasformano le più piccole scosse in grandi esperienze. Da tutte le parti affluiscono voci e il mondo risuona.”
V. Kandiskij

Il Collettivo MINE viene ospitato al Festival Interplay ’22 con lo spettacolo che segna la nascita del gruppo, nato dall’incontro artistico tra cinque coreografə il cui intento è quello di sperimentare un lavoro di creazione orizzontale e una scrittura a dieci mani, attraverso un percorso di ricerca nutrito da costante condivisione e contaminazione di pratiche e linguaggi. Ed è il palco della Lavanderia a Vapore di Collegno, che ricordiamo essere l’unico centro di residenza per la danza in Piemonte, nella cornice, appunto, del festival di danza contemporanea e performing arts Interplay/22, ad accogliere nella serata di mercoledì 8 giugno MINE con Esercizi per un manifesto poetico, in prima regionale.

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RE-PLAY / ROUND TRIP – GISELDA RANIERI / ROBERTO TEDESCO

Nella serata di sabato 28 maggio, una settimana dopo l’opening dell’ultima edizione di Interplay 22Festival internazionale di danza contemporanea e performing art – sono andati in scena al Teatro Astra di Torino i lavori di Giselda Ranieri, Roberto Tedesco e Thomas Noone. Gli ultimi due firmano le coreografie per la MM Contemporary Dance Company di Michele Merola. Il Festival, che, come nelle precedenti edizioni, vuole essere un luogo di incontro tra giovani artisti nazionali e internazionali, pubblico e operatori, quest’anno tocca tematiche che vanno dalle diseguaglianze sociali alle discriminazioni di genere, senza spostare troppo lo sguardo, in ogni caso, dal tema di fondo, ovvero la bellezza che, mediante l’arte, può anche divenire importante strumento di lotta alla violenza. In questa edizione di Interplay/22, inoltre, anche lo spazio performativo acquista particolare importanza e, attraverso una programmazione che esplora luoghi periferici, o inconsueti, della città per performance outdoor, tenta di smarcarsi dagli spazi generalmente adibiti all’intrattenimento e allo spettacolo dal vivo. Desiderio che si è senz’altro intensificato nel ritorno del festival in presenza, dopo i due scorsi anni, colorandosi di un entusiasmo che sembra voler rilanciare una tematica molto citata già da fine anni Sessanta, quella del “decentramento”, ma che di fatto, il più delle volte e negli anni a venire, si è risolta in progetti astratti o estemporanei. Per quanto riguarda, invece, il panorama internazionale, per quest’edizione il focus è sulla Spagna, con cinque compagnie selezionate all’interno della rete spagnola A Cielo Abierto, sempre nell’ottica di portare in scena il più possibile artistə fuori dai circuiti mainstream, e mostrare i percorsi più inediti e più interessanti della scena extra-nazionale.

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WHITE OUT – LA CONQUISTA DELL’INUTILE DI PIERGIORGIO MILANO

White Out è l’omaggio a tutti gli alpinisti che sono spariti, o che scelgono il rischio di sparire, nel bianco senza fine delle altezze. I conquistatori dell’inutile.”

Giovedì 31 marzo 2022 la stagione Palcoscenico Danza di TPE ha ospitato al Teatro Astra l’ultima data torinese, dopo un intenso percorso a tre anni dal debutto nazionale, di White Out – la conquista dell’inutile di Piergiorgio Milano. Ad accoglierlo il tutto esaurito in sala e un pubblico che attende frizzante l’inizio dello spettacolo. La scena, invece, all’opposto della platea, è vuota e silenziosa, ricoperta soltanto da un lieve strato di neve; un vuoto che sembra prepararsi, come a prendere la rincorsa, ad esplodere in tutta la sua affascinante forza solitaria. Durante i sessanta minuti seguenti, infatti, il pubblico verrà trasportato sulla vetta di una montagna a 7000 metri di altitudine. Non si vedrà davvero una montagna in scena, ma il freddo, il rumore del vento, una solitudine bianca e la paura, andranno ad abitare l’immensità di uno spazio senza coordinate precise, dove l’aspirazione a scalare una vetta sarà l’unico obiettivo certo. Quale sarà la forma – reale o immaginaria – di questa vetta, cambierà a seconda dello sguardo. Ma questo non è ciò che conta veramente, come non è fondamentale domandarsi chi resterà vivo, oppure no, al termine della spedizione. La lanterna che illumina questa storia di moltitudini sarà la determinazione che spinge l’uomo a tenere salda la fune, sospesa nel vuoto, per compiere gli ultimi passi di una parete invisibile, e giungere, infine, alla conquista della propria – inutile – vetta.

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MADE4YOU 2022 – EKODANCEPROJECT

Coreografie pink al Made4you 2022

Il 4 e 5 marzo 2022 è andata in scena Made4you-pink, la produzione a firma di Eko International Dance Project all’interno della rassegna Palcoscenico Danza 2022, diretta da Paolo Mohovich. Dopo due anni di attesa e di rinvii causati dalla situazione pandemica è stato recuperato lo spettacolo (già pronto dal febbraio 2020) che propone i lavori di cinque coreografe ed è dedicato al ricordo di Mirella Freni, Carla Fracci e Raffaella Carrà. Spiega la direttrice artistica di Eko Dance Project, Pompea Santoro: «Finalmente il Made4You – pink andrà in scena. Mancavano due giorni al debutto previsto per il 25 febbraio 2020 e doveva essere una serata dedicata al ricordo del soprano Mirella Freni, scomparsa proprio in quei giorni. Poi lo scoppio della pandemia. Sono passati due anni e, nonostante il nostro tempo si sia fermato, la vita è andata avanti portandosi via altre due grandissime artiste: Carla Fracci e Raffaella Carrà. Tre donne, che con la loro arte ci hanno ispirato lasciandoci un grande patrimonio artistico a cui attingere. A loro sarà dedicata la serata. Il gruppo di danzatori oggi è molto diverso rispetto a quella prima edizione, ma è proprio questo a rendere il progetto così speciale. Le coreografie vengono cucite addosso ai danzatori, con uno scambio creativo tra danzatore e coreografo che quest’anno è tutto al femminile».

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SCRITTO SUL MIO CORPO – COMPAGNIA EGRIBIANCODANZA

Compagnia EgriBiancoDanza / BowLand / Silvia Giulia Mendola

Sabato 19 febbraio si è svolto il secondo appuntamento di Moving Bodies, Open Your Mind – Una nuova stagione spettacolare, la prima rassegna coreutica nata dalla collaborazione di OGR Torino e Fondazione Egri per la Danza/IPUNTIDANZA, con il supporto di Fondazione CRT, che prevede quattro spettacoli della Compagnia EgriBiancoDanza nelle suggestive cornici di Sala Fucine e Duomo. Sul palco, in quest’occasione, lo spettacolo Scritto sul mio corpo, dove le coreografie di Raphael Bianco guidano i danzatori della compagnia in un dialogo a tre, con la musica dal vivo dei BowLand, e il monologo interpretato da Silvia Giulia Mendola.

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CELESTE | APPUNTI PER NATURA – RAFFAELLA GIORDANO

“La natura è spesso nascosta, qualche volta sopraffatta,
molto raramente estinta”.
Francis Bacon

Le luci si accendono lentamente, dalla quiete una persona appare e si insinua delicatamente nello spazio dominato ancora dall’oscurità. Con estrema cura prepara il campo di quel luogo denso che abiterà insieme al pubblico nel tempo concesso, sulle note leggere di un pianoforte e qualche suono della natura. Un tempo che pare essere lontano, sbiadito eppure vivido, intrecciato in qualche modo ai ricordi e a una nostalgia di bambina, che contemporaneamente si specchia e si ritrova al presente, dove vengono tracciati i segni e le forme mutate di ciò che è appena germogliato. Con questo solo Raffaella Giordano dona – a chi è disposto ad accoglierlo – un frammento di un viaggio che è la vita stessa, attraverso il linguaggio del corpo che semplicemente si lascia essere. Creatura senza età che crea forme e fluisce, con leggerezza e rigorosità.

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ALL AROUND – METTE INGVARTSEN / WILL GUTHRIE

È impossibile spiegare ciò che la danzatrice danese Mette Ingvartsen e il batterista Will Guthrie hanno fatto accadere nella performance All Around. Una danza guidata da un unico assolo di batteria, che trasporta lo spettatore dentro a un mondo di ritualità e trance unico nel suo genere.

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