Archivi tag: Balletto Teatro di Torino

TEMPORAL – BTT, JULIA KENT

Se mi venisse richiesto di definire questo spettacolo con poche parole, immediatamente penserei a : flusso – energia – libertà.

Sono effettivamente queste le sensazioni che ho percepito nella sera di sabato 18 gennaio 2020 nella sala della Lavanderia a Vapore di Collegno.

Ho assistito a Temporal, uno spettacolo di danza, che vede come protagonista il Balletto Teatro di Torino, accompagnato dal vivo dalle note di Julia Kent, violoncellista canadese di fama internazionale.

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FUTURE MAN – spellbound contemporary ballet

Sentiamo l’esigenza di capire, dare un senso a tutto quello che osserviamo: fuori, dentro accanto al nostro corpo. Non sempre il significato emerge ad una prima visione, e senz’altro “Future man” necessita di più sedute per poterne cogliere particolari necessari alla comprensione della narrazione, che a volte si fa elusiva per lasciare spazio ad un movimento stimolante per l’occhio dell’osservatore.

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LA FAMIGLIA DI PEEPING TOM SPIEGATA DA YI-CHUN LIU

Il pubblico di Torinodanza ha assistito alle creazioni della Peeping Tom, l’acclamata compagnia belga fondata da Gabriela Carrizo e Frank Chartier, che per la prima volta presenta in Italia la trilogia della famiglia. In tre serate abbiamo visto Vater(padre), Moeder(madre) e Kind(Figlio) a testimoniare la lunga ricerca con cui la Peeping Tom ha esplorato i più inquietanti meccanismi che governano i nuclei familiari dei nostri tempi.

Tra rappresentazione della realtà così come è e vivificazione di una fantasia evasiva, tra il concreto della vita e l’astratto dei sogni la ricerca coreografica condotta ha portato alla formazione di una danza surrealista, a una chiara drammaturgia che si avvale di una personale visione della scena e del suo utilizzo. Ma come un coreografo riesce a produrre un’opera danzata? Qual è il lavoro di inscrizione corporea che si effettua coi danzatori? Tutto questo ci viene spiegato da Yi-chun Liu.

Classe 1985, originaria di Taiwan, Liu inizia il proprio percorso di formazione artistica alla tenera età di 5 anni studiando la tecnica marziale del Kung-fu e avvicinandosi allo studio del balletto, della danza contemporanea e proseguendo con le analisi dell’improvvisazione, della Martial Arts e del Tai-Chi-Dao-In. Entrando nella compagnia Peeping Tom nel 2013 ha partecipato alla creazione di Vader come anche nelle successive due creazioni della trilogia nel 2016 e del recentissimo Kind.

Questa volta però Liu viene invitata dai danzatori del Balletto Teatro di Torino e dagli allievi della scuola per analizzare assieme i personaggi delle tre pièce, caratteri molto diversi tra loro seppur frutto dell’ingegno di un unico coreografo.

“Certo è che anche i danzatori hanno partecipato attivamente alla genesi e costituzione di questi caratteri”, afferma la danzatrice “eppure non posso spiegarvi il processo e la danza pensata che abbiamo pensato, creato e proposto; quello che posso fare e raccontarvi come io l’ho vissuta, quello che ho imparato e quello che mi è stato trasmesso”.

Dalle parole di Liu emerge l’immagine di un prodotto collettivo, un processo creativo che trova scaturigine dalla ricerca di figure, immagini e idee. A prevalere sono quelle costrittive che limitano i danzatori – “come esseri intrappolati nella carnalità corporea. Vedere solo uno spiraglio … una finestra, forse posta un po’ troppo in alto … non si può raggiungere”.

La ricerca di un movimento significativo procede inoltre con la coesistenza di due dimensioni, quelle che la forma del teatro per sua natura richiede sia presenti: una è data della scena, fisica e reale, l’altra è costituita dall’immaginario mentale, da forme e situazioni che risiedono nella mente degli esecutori. I danzatori studiano il “cosa possono dare” e “come posso agire” nell’ambiente creato dai coreografi. La realtà dei danzatori si presenta molto più ampia e dettagliata rispetto a quello che il pubblico riesce a percepire eppure è proprio questa dimensione immateriale che dona significato allo spazio fisico della scena che si fa simbolo vuoto da riempire di senso.

Il workshop proposto da Liu di Dance Physical Theatre ha cercato di spiegare questa filosofia di costruzione artistica. Sentire lo spazio che ci circonda e che abitiamo, i suoi colori e i suoi suoni. Conosciamo gli attori che con noi condividono la “scena dalla sala”? Imponiamoci dei limiti, delimitiamo il nostro spazio di azione: è un cubo. La testa e piedi sono i limito del corpo.

Procede così una ricerca personale: dal limite al movimento, dallo sguardo alle motivazioni o sviluppo intenzionale … l’effetto emozionale arriva da una sensazione fisica o da uno stato d’essere. “Così facendo l’azione che agiremo non sarà mai attoriale ma naturale”.

IL CORPO SUSSURRANDO – trittico del corpo

Quando si entra a teatro ci si aspetta sempre di divertirsi, di rimanere impressionati dall’evento, di esserne coinvolti emotivamente. Non sempre però ai nostri tempi questo accade quando si ha a che fare con uno spettacolo di danza, disciplina che spesso viene proposta a livello dilettantistico e di cui si è purtroppo perso il valore artistico e culturale. Ebbene, giovedì 28 febbraio presso il Teatro Astra abbiamo potuto assistere a un nuovo appuntamento del cartellone Palcoscenico Danza 2019, rassegna diretta da Paolo Mohovich e dedicata alla danza contemporanea. Se siete tra coloro che hanno perso la concezione di cosa significa usare il proprio corpo per creare una vera e proprie opera d’arte, muovere il proprio corpo per trasmettere messaggi, usare lo spazio per produrre riflessioni … avreste dovuto esserci! Ritrovarsi a sognare ad occhi aperti, essere presenti nel momento in cui i performer attraverso la propria fisicità, la potenza e al contempo la loro delicatezza ci mostrano una storia, un oggetto immateriale, una sensazione. Rendere visibile una sensazione è forse uno dei fini più complessi e difficili che gli artisti di teatro hanno sempre cercato di raggiungere.

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PRIMITIVA / LABILE PANGEA – MANFREDI PEREGO

Il Balletto Teatro di Torino ospita nella sua stagione di danza Manfredi Perego, coreografo di origini emiliane che proprio con una delle due creazioni portate in scena alla Lavanderia si è aggiudicato il premio GD’A Giovane Danza D’autore nel 2017.

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TIMELINE / BALERA – BALLETTO TEATRO DI TORINO

Una serata all’insegna di un sodalizio nato nella scena di danza contemporanea israeliana tra Andrea Costanzo Martini ed Ella Rothschild. I due coreografi hanno presentato alla Lavanderia a Vapore le loro creazioni unendo in un unica data due composizioni che mostrano i punti che accomuna i loro lavori, esprimendo allo stesso tempo il loro stile personale.

Timeline - Balletto Teatro di Torino

Timeline” si apre con una dissolvenza che sembra presa in prestito da una pellicola cinematografica, dove il gruppo di danzatori del Balletto Teatro di Torino, nella completa assenza di rumore, esegue alla perfezione il gioco di sguardi e altezze pensato dalla coreografa israeliana.
 Il racconto si concentra su diversi eventi della vita, comuni alla maggior parte delle persone, e su come questi possano essere affrontati e percepiti in maniere differenti nelle diverse culture o personalità singole. Le complesse relazioni umane si sviluppano attraverso fermi immagine che interrompono il continuum coreografico, creando uno sguardo fisso sui momenti salienti, e dando vita a composizioni di nature morte di corpi plastici che rimarranno impresse nel pubblico come fotografie.
Ella Rothschild sfrutta la forte espressività dei ballerini non solo tramite movimenti corporei ma servendosi anche della mimica facciale e della voce, dando loro la possibilità di esprimersi su diversi livelli. Operazione perfetta per i performer del Balletto Teatro di Torino, che grazie alla loro sintonia sul palco e l’intensa capacità comunicativa, sono arrivati al pubblico come una freccia nel petto.
Esemplare il momento dell’indifferenza del gruppo che inizia un dibattito su argomenti sterili immediatamente dopo la morte di una componente abbandonata all’estremità opposta dello spazio. L’insensibilità protratta nel tempo, sotto lo sguardo giudicante degli spettatori, viene spezzata da un membro della comitiva, il quale dopo vari tentativi di scontro contro l’apatia dei compagni, riesce a smuovere in loro il ricordo della vittima.
Ci troviamo davanti ad una composizione che oltre ad offrire un fascino della forma riesce a scatenare un ragionamento nella platea su temi comuni nella vita di ognuno: coreografo, danzatore e osservatore.

La “Balera” presentata da Andrea Costanzo Martini assomiglia più ad un riformatorio che al luogo affollato da anziani danzanti. Le uniformi monocromatiche indossate dai performer e l’elemento scenografico di un imponente grammofono, offrono uno sguardo su uno scenario degno del romanzo di Orwell: “1984”.
 I momenti di perfetta sincronia del corpo di ballo si alternano a movimenti solistici dove vengono esplorate tutte le forme del danzare: dalle più note nell’immaginario collettivo come il balletto accademico, a quelle più istintive, specchio della natura animale dell’uomo. L’analisi si trasforma in parodia quando i gesti riconoscibili degli stili vengono esasperati creando situazioni ilari studiate per intrattenere il pubblico.
L’atmosfera viene interrotta quando il grammofono cattura l’attenzione su di sé da parte dei danzatori e degli spettatori. Una voce imponente comincia ad ordinare dei comandi, inizialmente incomprensibili e via via sempre più riconoscibili. Si produce una complessa sequenza che associa diverse parti del corpo a  movimenti imposti ai performer. Andrea Costanzo Martini ricrea una versione contemporanea dei giochi musicali tanto amati dai frequentatori delle balere citate nel titolo della composizione, spingendo il pubblico a desiderare di essere tra i sei ballerini ad eseguire le sequenze di azioni. Il ricordo della conclusione della coreografia e del brano musicale scelto per questo momento rimarrà persistente nelle menti degli spettatori per diversi giorni, come un tormentone radiofonico estivo.
Il mondo creato da Andrea Costanzo Martini è grigio e dittatoriale ma trasuda di desiderio di movimento e passione.

di Davide Peretti

 

TIMELINE
Coreografia Ella Rothschild

BALERA
Coreografia Andrea Costanzo Martini

Disegno luci: Yoav Barel
Costumi: Walter&Hamlet
Assistente: Lorenzo Ferrarotto
Danzatori del Balletto Teatro di Torino: Lisa Mariani, Viola Scaglione, Wilma Puentes Linares, Flavio Ferruzzi, Hillel Perlman, Emanuele Piras

Creazione 2018 per il Balletto Teatro di Torino

Con il patrocinio e il sostegno dell’Ambasciata di Israele in Roma

In collaborazione con la NOD – Nuova Officina della Danza

Foto Roberto Poli

Il Balletto Teatro di Torino con Chopin, “In Chopin”

Dove la musica si fa corpo e ogni spasmo di fibra muscolare si riverbera nell’aria e nella memoria come una nota dolce, ecco lì sta l’essenza di ‘In Chopin’.

Il Balletto Teatro di Torino nella sua tourneé ha toccato anche il Teatro Giacometti di Novi Ligure, il 24 gennaio2017,  portando la sua poetica davanti a un pubblico, se non numerosissimo, attento e coinvolto.

Uno spettacolo che parla di amore, quello firmato dal giovane coreografo Marco De Alteriis, ma anche di relazioni in senso più ampio, di desiderio di scoprire gli altri e prima ancora se stessi, di solitudine.  E lo fa in maniera delicata, attraverso immagini più che narrazioni, lasciando come vero protagonista un corpo che si sostituisce alla parola, planando nello spazio etereo creato da quel compositore che, citando Daniel Barenboim, sa “piangere e ridere allo stesso tempo, nei grandi come nei piccoli pezzi”.

In scena si entra con una rottura: lontano dall’immaginario di chiunque si approcci a vedere un brano danzato di Chopin, lo spettatore è accolto da una sedia, pesante, moderna, verde, illuminata da un cono di luce che circoscrive lo spazio limitandolo alle figure disegnate dalla danzatrice che vi è seduta.  Un raffinato virtuosismo del coreografo israeliano Itzik Galili, su musica di John Cage, che unito al talento dell’unica performer porta in scena tutte le contraddizioni e le metamorfosi dell’essere femminile. Al centro dello spettacolo brilla un altro pezzo firmato dal prestigioso coreografo: ‘Fragile’. Un passo a due intimo, essenziale, astratto, che richiama le incertezze e le paure dell’uomo, superabili grazie al contatto e alla forza insita nella donna.

Lo spettacolo è un susseguirsi di quadri diversi che vedono l’alternarsi di passi a due, assoli e pezzi danzati da tutti e cinque i danzatori della compagnia: Wilma Puentes Linares, Julia Rauch, Viola Scaglione, Axier Iriarte, Agustin Martinez.

L’uso sapiente di luci, ombre e fumo crea immagini evocative, che distanziano del tutto l’azione coreutica dalla realtà, confinandola in una dimensione onirica, di non-luogo. Ogni dipinto alla fine si chiude in se stesso con un buio che mette termine alla suggestione, in attesa della successiva: come se si venisse svegliati ogni volta, strappati da un sogno e con la frustrazione di averlo già perso, mentre si applaude.

Unico filo conduttore resta quindi l’indagine profonda di questi rapporti tra anime, più che tra persone. Anime che si cercano e si fuggono, che si stringono in abbracci per poi lasciarsi cadere, o che si aggrappano con uno sguardo, senza toccarsi mai. Come le mani dei danzatori, che, morbide e se vogliamo ‘secondarie’ nella partitura coreografica tracciata da De Alteriis, attirano su di loro l’attenzione nei momenti di contatto.

La centralità del corpo, con uno stile dichiarato fatto di movimenti ampi, frequenti passaggi a terra e prese, richiede una preparazione tecnica, fisica e di ascolto dell’altro, che tutti i danzatori dimostrano largamente di possedere, portando in secondo piano a volte il concept, per lasciarsi ammirare in passaggi di palpabile bellezza.

Un tema non nuovo, in sintesi, con musiche non nuove, che forse proprio per questo mettono in risalto il principale merito di De Alteriis e del BTT: quello di riuscire a tratti a creare una ‘musica visiva’. Una melodia suonata dal movimento, che non vuole limitarsi ad accompagnare le note, ma pretende di coincidere con esse.

Suggestioni a discapito della narrazione insomma; corpo a discapito di un’espressività facciale ricercata che però, quando c’è, è  autentica. Il tutto unito ad un interessante scelta dei costumi che, se da un lato sottolinea gli stacchi tra i quadri, dall’altro ne amplifica il senso emotivo, come nell’apoteosi del colore rosso in ‘Maestoso’, coreografia che vede in scena l’intera compagnia e che chiude lo spettacolo.

 

Chiara Borghini

 

Balletto Teatro di Torino

Coreografia MARCO DE ALTERIIS

Musiche FREDERIC CHOPIN

Costumi MARIA TERESA GRILLI

Luci DAVIDE RIGODANZA

Incursioni musicali CONCETTA CUCCHIARELLI