“Chi sono io?” È la domanda che tutti noi ci facciamo nel corso della nostra esistenza, ed è l’interrogativo al centro di questo spettacolo che con semplicità esplora le fasi di crescita dell’individuo, dalla nascita fino alla maturità. In linea con il tratto più sperimentale del Fringe Festival, la rappresentazione è caratterizzata da un aspetto improvvisativo, dettato dall’interazione continua tra i disegni di Stefano Matteo Porro e la musica dal vivo di Matteo Boglietti e Matteo Cicolin.
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XXX – PRESENTAZIONE DEL 30ESIMO FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI
Ormai un consueto ed importante appuntamento per la scena teatrale torinese, Il Festival Delle Colline compie quest’anno il suo terzo decennio di attività, confermandosi una presenza storica e un faro per il teatro contemporaneo, grazie al quale la città di Torino ha potuto assistere a lavori di compagnie locali e internazionali, abbracciando una pletora di generi che spaziano dal teatro di prosa alla performance più sperimentale. Anche stavolta la direzione del festival collabora in stretto contatto con il TPE e la Fondazione Merz, e proprio nei locali di quest’ultima ha avuto luogo giovedì 22 maggio la presentazione del nuovo programma a cura dei direttori artistici Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla.
Continua la lettura di XXX – PRESENTAZIONE DEL 30ESIMO FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESIIL MEDICO DEI MAIALI-DAVIDE SACCO, CON LUCA BIZZARRI E FRANCESCO MONTANARI
È sulle note di Lascia ch’io pianga del Rinaldo di Händel che si apre il sipario e ha inizio Il medico dei maiali di Davide Sacco, andato in scena a Torino dal 2 al 4 maggio al Teatro Gioiello. Fin dalla prima scena, ogni dubbio viene risolto: partendo dall’epilogo, gli spettatori sanno che la pistola presente sul palco sparerà. La scenografia, raffinata ed essenziale, è dominata da una scritta in caratteri cubitali sul fondale: “THE KING IS DEAD”, un presagio che anticipa la trama.
Durante l’inaugurazione di un hotel in Galles, il re d’Inghilterra muore improvvisamente. L’unico a poter constatarne ufficialmente il decesso è Alfred, un veterinario interpretato da Luca Bizzarri, che vede in questo evento l’occasione perfetta per convincere il principe erede Eddy, interpretato da Francesco Montanari,—un eterno Peter Pan che si presenta al capezzale del padre indossando una divisa nazista—a eliminare la monarchia e passare alla storia.
Tra le quattro mura di una stanza, intelligenza e stupidità si scontrano. Alfred, per quanto appaia il più lucido tra i presenti, commette un errore che si rivelerà fatale: sottovalutare il potere del dubbio. Instillarlo nella mente di uno stupido può essere pericoloso, perché potrebbe portarlo a realizzare di non esserlo affatto. Eddy, l’erede apparentemente sprovveduto, potrebbe rivelarsi tutt’altro. Il veterinario dimentica una verità fondamentale: “quanto faccia rumore una certezza che si rompe”, ovvero quanto sia impossibile prevedere le conseguenze di quando una credenza ben radicata viene messa in discussione.
In questo gioco di potere, anche i cortigiani, David Sebasti e Mauro Marino, responsabili della morte del re, perseguono il loro obiettivo: eliminare la democrazia. Il testo, che potrebbe benissimo essere la sceneggiatura di un episodio di Black Mirror, diventa così una riflessione contemporanea sulla politica e sui potenti che ci governano. Emerge però un interrogativo attuale: le rivoluzioni hanno ancora senso?
I personaggi grotteschi che popolano questa storia, ricordano la celebre frase di Ennio Flaiano:
Vogliono le rivoluzioni, ma preferiscono fare le barricate con i mobili degli altri.
Viviamo in un mondo in cui metà della ricchezza globale è concentrata nelle mani dell’1,5% della popolazione, spesso per eredità o potere monopolistico. E allora, viene spontaneo chiedersi: E se fossi stata io Alfred?
Non avrei tentato anche io di ribaltare il sistema? Non avrei cercato di sovvertire un ordine ingiusto e non meritocratico, dove alcuni ottengono tutto senza sforzo, mentre altri, per colpa di chi li governa, non avranno mai nulla, nonostante ogni sacrificio?
Io ho scelto da che parte stare. Ora tocca a te.
Sofia De March
Testo e Regia: Davide Sacco
Aiuto regia: Claudia Grassi
Protagonisti: Luca Bizzarri e Francesco Montanari
Attori: David Sebasti e Mauro Marino
Scene: Luigi Sacco
Costumi: Anna Maria Morelli
Luci: Luigi Della Monica
Musiche: Davide Cavuti
Testo vincitore del Premio Nuove Sensibilità 2.0 2022
ERODIÀS + MATER STRANGOSCIÀS – SANDRO LOMBARDI / ANNA DELLA ROSA
Soltanto tracce. Nella memorie di Sandro Lombardi, che in quel tempo e in quel luogo ha agito sulla scena, e degli spettatori, che hanno assistito a quella restituzione. È quanto resta del secondo e del terzo dei Lai testoriani che l’attore recitò nel ‘98 con la regia di Federico Tiezzi.
Si può decidere di tornare su uno stesso testo, su uno stesso lavoro, innumerevoli volte (e innumerevoli sono le ragioni che possono spingere un attore a farlo) e di viverne, con più o meno consapevolezza, variazioni ed evoluzioni nel corso del tempo. Ma quel corpo scenico, di quel momento e in rapporto a quel contesto, è inafferrabile.
Il mestiere teatrale porta in sé la difficoltà di indagine, e di ragionamento estetico, su una forma artistica che non si conserva, che non precipita in un’opera richiamabile e visionabile. Muore con l’attore, il cui talento, quando scende dal palco, «esiste solo nei ricordi di chi l’ha visto e sentito», scriveva Talma nelle Riflessioni su Lekain e sull’arte teatrale.
Lombardi recupera quelle tracce – un recupero critico, dialettico, e non semplicemente un “ricalco” di ciò che era stato – per consegnarle ad Anna Della Rosa e farle rivivere attraverso il suo corpo e la sua voce. Una ri-nascita: l’attrice partorisce la battuta in un nuovo tempo e per un nuovo pubblico.
RE CHICCHINELLA – EMMA DANTE
LA CORPORALITÀ DELLE PAROLE
Una fiaba scritta nel Seicento tratta da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile: La Papera, che racconta appunto di una papera che caca scudi d’oro con un’architettura di personaggi, come dice Emma Dante, dove il re non è il vero protagonista, ma l’avidità e l’invidia. Emma Dante riscrive la fiaba dando centralità al re che è un emarginato, un uomo profondamente solo e alla famiglia che vive a corte, una famiglia ipocrita che fa finta di prendersi cura di lui ma che in realtà vuole solo il suo potere e le sue uova d’oro.
Continua la lettura di RE CHICCHINELLA – EMMA DANTEVAN GOGH CAFE’ OPERA MUSICAL – ANDREA ORTIS
23 marzo 2025, ritorna in scena al Teatro Alfieri dopo due anni Van Gogh Cafè Opera Musical, scritto e diretto da Andrea Ortis.
Uno spettacolo immersivo nel quale i quadri di Vincent Van Gogh si mescolano a una narrazione profonda ambientata all’interno di un caffè Chantant parigino.
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“NORA 2.0 La Vikinga”
Nora_ TOO LATE, nella sua stesura originale è un libretto d’opera scritto da Jon Fosse per l’opera lirica omonima, su musica dell’autrice Du Wei (cinese, nata nel 1978).
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Abbiamo visto al TPE – Teatro Astra lo spettacolo Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro di e con Fabrizio Gifuni.
L’attore porta in scena il frutto di uno studio intenso e personale sugli scritti di Aldo Moro. Gifuni ci consegna personalmente il suo invito a leggere questi documenti, affinché non consideriamo la morte di Aldo Moro un evento auto conclusivo. Nonostante per anni le sue lettere siano state definite la narrazione di un’Italia ormai passata, queste fungono da specchio in cui si scorge il riflesso di una nazione in quegli anni fragile, immobilizzata, dipendente da “suggerimenti esterni”. Molte delle questioni trattate nel memoriale sono evolute fino ad oggi e risultano estremamente attuali, come se profeticamente da lui ci fossero state anticipate.
Continua la lettura di CON IL VOSTRO IRRIDENTE SILENZIO – FABRIZIO GIFUNIQUANDO DIVENTERÒ PICCOLO – SERGIO BEERCOCK
“In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli.”
Mt. 18, 2-4
Ci sono spettacoli, la maggior parte di quelli che vediamo, che giacciono nella discarica della memoria, appallottolati accanto a migliaia di immagini inutili a cui il nostro presente bulimico ci sottopone; e ce ne sono altri, più rari, che al contrario reclamano di essere salvati. Li riacciuffiamo tra i ricordi e li riammiriamo, come chi si rigira tra le mani un cristallo, stupefatto dalla grazia: tra gli spettacoli pieni di grazia c’è sicuramente questo di Sergio Beercock, Quando diventerò piccolo. Da quando l’ho visto in scena, domenica 30 marzo al CuboTeatro, in occasione di PollineFest a Torino, non faccio che pensarci con amore.
Continua la lettura di QUANDO DIVENTERÒ PICCOLO – SERGIO BEERCOCKNON È VERO MA CI CREDO – ENZO DECARO, LEO MUSCATO
È andata in scena al Teatro Gioiello la duecentesima replica dello spettacolo Non è vero ma ci credo, celebre commedia di Peppino De Filippo, per la regia di Leo Muscato. Ad interpretare il protagonista, l’avaro Gervasio Savastano, Enzo Decaro. Ad accompagnarlo in questo progetto la compagnia che Decaro ha ereditato da Luigi De Filippo.
Lo spettacolo è tanto comico quanto tragico. Da un lato vi è la narrazione dell’angoscia che si prova quando la vita scorre soffocata dal peso della superstizione, dall’altro il susseguirsi degli eventi giunge al paradosso provocando nello spettatore un riso amaro.
Nel personaggio di Savastano ciascuno riconosce le proprie piccole e grandi superstizioni, agli altri più o meno dichiarate. C’è un senso di sollievo nel sentirsi meno superstiziosi di Savastano e allo stesso tempo ci si ammonisce per le volte in cui ha preso il sopravvento in noi qualche strana fisima.
La scenografia di Luigi Ferrigno ci propone un ambiente in trasformazione ma pur sempre riconoscibile. Persiste un elemento, ossia l’ombrello, forse a simboleggiare la necessità del protagonista di sentirsi sempre pronto a rispondere all’imprevisto. Molti oggetti di scena sono amuleti e rimedi al malaugurio. Questi dialogano continuamente con i personaggi che se ne servono in sequenze ripetute e con un ritmo sempre più incalzante. Le luci di Pietro Sperduti scandiscono l’accadere dello spettacolo, il mutarsi delle situazioni.
Una svolta decisiva si ha con l’arrivo di Sammaria, interpretato da Roberto Fiorentino. Il personaggio, per una sua particolare caratteristica fisica vedrà attribuirsi da Savastano grandi poteri e capacità. La vicenda ci ricorda che non basta credere per sapere, bisogna spesso abbandonare le proprie convinzioni per poter guardare lucidamente la realtà ed apprezzarla per quel che è, o coraggiosamente cambiarla.
Il testo è recitato in lingua italiana con una leggera inflessione napoletana, così come previsto originariamente dall’autore. Peppino era solito lavorare con compagnie di giro ed abbracciare nelle sue tournée un pubblico piuttosto vasto. Pur avendo calato la situazione nella Napoli degli anni Ottanta si evince coerenza con il materiale originario. Il risultato è uno spettacolo gradevole e coinvolgente.
Silvia Picerni
Di: Peppino De Filippo
Scene: Luigi Ferrigno
Costumi: Chicca Ruocco
Disegno luci: Pietro Sperduti
Regia: Leo Muscato
E con (in o.a.): Mario Cangiano, Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Carmen Landolfi, Massimo Pagano, Gina Perna, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone
Produzione: I Due della Città del Sole