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29 FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI- Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla

<< Dì la verità ma dilla obliqua>> così si apre la presentazione del 16 maggio del  Festival delle Colline Torinesi, giunto alla sua 29 edizione, con una mostra alla Fondazione Merz, dal riflesso apollineo, una pala sacra situata in un luogo che sembra essere una chiesa, panchine vuote, candele bruciate ormai spente e dentro la pala lapidi distrutte, epigrafi con nomi, volti e foto differenti. Luci e ombre nuovamente si incontrano e si scontrano per restituire una visione, quanto più realistica e profonda del mondo di oggi. Numerosi gli ospiti invitati all’evento, quali la stessa Beatrice Merz presidentessa della Fondazione omonima che da anni collabora con il Festival delle Colline, Matteo Negrin direttore della Fondazione Piemonte dal Vivo, Filippo Fonsatti direttore del Teatro Stabile di Torino e ancora Andrea De Rosa direttore artistico del Teatro Astra e ultima ma non per importanza Grazia Paganelli responsabile Area Cinema Museo Nazionale del Cinema e così tante altre figure in rappresentanza del Ministero della Cultura, della Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Circolo dei Lettori, Teatro DAMS, Mediateca Rai e altro ancora. La collaborazione sembra essere quindi la parola chiave del Festival delle Colline, nato nel 1996 da un’idea di Sergio Ariotti, direttore artistico del Festival e Isabella Lagattolla, direttore amministrativo. Coppia nel lavoro e nella vita, la loro sintonia è palpabile in ogni stagione, la visione contemporanea e attuale che vogliono trasmettere è fuori dagli schemi, un nuovo modo di portare il teatro nel mondo torinese e non solo. Confini e sconfinamenti è il tema di quest’anno, riproposto pensando al successo dell’anno precedente e rafforzato dalle quotidiane dinamiche odierne, che ci rendono spettatori di guerre, dolori, sofferenze e tanta dispersione. I confini sono quelli del tempo, delle nazioni, delle proprie radici ma anche quelli della memoria e dei ricordi. La 29 edizione abbraccia senza timore il passato, il presente ed il futuro rappresentandolo in ben 52 recite in 28 giorni. Una full immersion colma di significato, storie ed identità alla quale, sono sicura non mancherà l’effetto sorpresa. Numerosi sono gli eventi connessi alla programmazione teatrale che come un grappolo d’uva, accoglie i propri spettacoli in numerose sedi differenti tra cui la Fondazione Merz, il Teatro Astra, Lavanderia a Vapore e le Fonderie Limone. Partecipare al Festival delle Colline come spettatore permette di viaggiare per il mondo stando seduti su una poltrona. Un festival internazionale con la missione di far incontrare le diverse culture, di farle intrecciare, di creare una nuova e più positiva, consapevole e profonda visione del Diverso. Il pubblico è un nuovo cittadino, un cosmopolita teatrale. Non ci resta quindi che la trepidante attesa del 12 ottobre per immergerci completamente nella proposta artistica di Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla.

Rossella Cutaia

UNA RIGA NERA AL PIANO DI SOPRA

Da sempre il Baobab rappresenta l’albero della forza, dell’imponenza. Le sue grandi chiome, tinte di un verde acceso, urlano speranza e le sue radici si diramano tanto nelle profondità quanto nella larghezza della terra, abbracciandola, stringendola a volte fino a stritolarla, nella paura, forse, di perderla. Una donna stringe tra le braccia un albero, piccolo (per necessità scenica, forse). E’ spoglio, eppure il tronco è forte e imponente, tanto da sembrare un piccolo Baobab. “Cosa fa una donna adulta aggrappata ad un albero, dico sul serio, cosa fa?”. Queste le parole con cui Matilde Vigna esordisce, seduta, col suo albero, su una superficie imbottita coperta da un telo scuro. Sembra appoggiata su una riga, una riga nera. Al Teatro Bellarte di Torino è ospitato il tredicesimo spettacolo del 28 ° Festival delle Colline Torinesi, dal titolo, appunto, Una riga nera al piano di sopra. La sala teatrale accoglie gli spettatori in un’atmosfera calda e familiare, il soffitto è costellato di piccole luci, le quali rendono l’ambiente morbido e romantico, quasi confidenziale; il pubblico sembra mescolarsi perfettamente con lo spazio teatrale in cui si svolgerà lo spettacolo. Una performance emozionante, coinvolgente, stravolgente e travolgente, come l’acqua, protagonista del monologo scritto da Greta Cappelletti. 14 Novembre 1951, autunno, gli argini del Po cedono a seguito di un’alluvione, avviene quella che verrà ricordata come l’alluvione del Polesine, che verrà ricordata come “la peggior tragedia del dopoguerra”: ettari di terra sommersa, centinaia di vittime, dispersi ma soprattutto migliaia di sfollati, la vita di una donna costretta a scegliere quali ricordi, tra quelli rimasti, portare con lei. Una vita di sacrifici, dolori ma anche gioie e memorie di cui ormai non resta altro che acqua. L’acqua scorre, stravolge e travolge, affoga e annega sogni e speranze, in una coltre di fango che macchia pareti e muri, segnandoli per sempre, come fossero cicatrici. Piove, autunno 2023, una giovane donna adulta di trent’anni è costretta a scegliere quali ricordi, tra quelli rimasti, portare con lei nella cosiddetta “valigia dell’addio” e non nella “valigia dell’arrivederci”. C’è una grande differenza, nella seconda infatti si sceglie solo ciò che è necessario per un breve arco di tempo, mentre nella prima, si deve scegliere ciò che è necessario per sempre, senza voltarsi indietro, nemmeno per salutare il passato. Lacrime, come gocce di pioggia lavano via ogni cosa e bagnano, inzuppando ogni tessuto, sia esso fatto di carne oppure no. Questo spettacolo è un viaggio, tutto scorre inesorabile, il tempo, i treni alla stazione, l’acqua, la perfetta metafora della vita, di un cambiamento irreversibile e radicale che porta ognuno di noi ad empatizzare profondamente con Matilde Vigna, vittima dei suoi trent’anni come ognuno di noi lo è della sua età. Lo stato dell’acqua muta in una nebbia reale, si espande nella scenografia ed abbraccia ogni cosa gli si ponga davanti, fino a coprire quasi completamente i piedi del pubblico, le nostre radici ad un certo punto scompaiono. Il progetto sonoro di Alessio Foglia e il disegno luci di Alice Colla e Andrea Sanson, oltre a tutto l’accurato lavoro tecnico, sono complici del magico intreccio tra presente e passato di cui siamo spettatori e protagonisti, dispersi, sfollati ma anche amici, di quella ragazza che muove sul palco corpo e coscienza. Un attimo ho le caviglie bagnate e l’altro sto prendendo un tè, a casa di un’amica, la stessa che ha fatto in frantumi il vetro della quarta parete, facendoci entrare nella sua vita, percorrendo una riga nera.

Rossella Cutaia

di e con

Matilde Vigna

aiuto regia

Anna Zanetti

dramaturg

Greta Cappelletti

progetto sonoro

Alessio Foglia

disegno luci

Alice Colla

costumi

Lucia Menegazzo

disegno luci

Andrea Sanson

voce registrata

Marco Sgarbi

direttore tecnico

Massimo Gianaroli

fonico

Manuela Alabastro

elettricista

Sergio Taddei

oggetto di scena realizzato nel

Laboratorio di ERT

scenografa decoratrice

Ludovica Sitti

produzione

ERT Emilia Romagna Teatro / Teatro Nazionale

foto di scena e ritratti

Mario Zanaria

si ringraziano

Bruno De Franceschi, Massimo Vigna, Anna Paola Fioravanti, Adriana Malaspina, Luciano Trambaiolli e tutti coloro che  hanno raccontato la loro storia

IL TERZO REICH – CASTELLUCCI/SOCIETAS

Dal 25 al 27 ottobre 2023, al Teatro Astra di Torino, va in scena Il Terzo Reich, installazione audiovisiva di Romeo Castellucci, accompagnata dalla colonna sonora di Scott Gibbons. L’opera, che ha debuttato nel 2021, è ospite della programmazione della 28esima edizione del Festival delle Colline Torinesi.

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ASHES – MUTA IMAGO

Uno spettacolo ad occhi chiusi

Le orecchie umane sono spesso ricoperte da cuffie, causando così l’isolamento. Diventiamo soggetti privi di noi stessi creando una nostra storia mentale. Ma se evitassimo tutto ciò cosa accadrebbe? Ashes, della compagnia Muta Imago, ci mostra questa realtà ormai dimenticata, quei suoni che si sono dissolti, diventati cenere.

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URLA SILENZIOSE – VALENTINA AICARDI

Con la regia di Valentina Aicardi, le attrici Diana Anselmo e Diana Bejan, Urla Silenziose mette in luce tutto ciò che ha vissuto e vive tutt’ora la comunità dei sordi.

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28° Edizione Festival delle Colline Torinesi – Intervista a Sergio Ariotti

Il 10 Ottobre 2023, con l’anteprima dello spettacolo Come gli Uccelli, che sarà presente nella stagione TPE, ha avuto inizio la 28° edizione del Festival delle Colline Torinesi.
Dal 10 Ottobre al 4 Novembre sarà quindi possibile seguire il Festival.
Il tema, anche quest’anno, sarà Confini e Sconfinamenti.
Èancora molto necessario parlare di questa tematica, così attuale, dolorosa. E politica, nel senso più profondo del termine.

Per l’occasione abbiamo intervistato Sergio Ariotti, direttore del Festival delle Colline Torinesi insieme ad Isabella Lagattolla, che riportiamo qui di seguito in modo da poter indagare al meglio ciò che questa nuova edizione del Festival ha da dire al pubblico.


Perché si sente l’urgenza di esplorare nuovamente il tema Confini e Sconfinamenti?
Qual è il messaggio che il Festival si propone di lanciare? Quali sono le aspettative?

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COME GLI UCCELLI – MARCO LORENZI

L’impeccabile armonia del Mulino di Amleto

Nel percorso artistico della compagnia teatrale Il Mulino di Amleto la recitazione ha sempre occupato un posto importante, gli attori si concentrano su alcuni principi fondamentali: la sensibilità di pubblico, partner, ritmo e spazio. Tutti elementi che risultano fondanti nei loro spettacoli. Negli ultimi anni Marco Lorenzi rivolge una profonda attenzione, anche tramite laboratori con allievi attori e professionisti, al testo Tous des oiseaux di Wajdi Mouawad. Il 10 ottobre il suo adattamento dello scritto di Mouawad Come gli uccelli debutta al Teatro Astra come anteprima nella settimana di apertura, dedicata al Libano, del Festival delle Colline Torinesi 2023 quest’anno incentrato sul tema del profugo.

Partendo da quello che ai nostri occhi sembra essere un capolavoro della drammaturgia teatrale contemporanea, Lorenzi riesce ad esaltarne la struttura e i contenuti in una messinscena esemplare. I fatti di questi giorni rendono l’eco della rappresentazione ancora più forte. «L’impeccabile armonia del caso» descritta da uno dei protagonisti sembra verificarsi anche nella realtà, poiché il conflitto israeliano-palestinese si sta tragicamente inasprendo proprio nelle ultime ore. Wajdi Mouawad è un drammaturgo e regista libanese naturalizzato canadese, politicamente molto esposto. Nasce a Beirut, vive la guerra civile degli anni ‘80, si trasferisce poi in Québec, per infine stanziarsi in Francia. Non a caso Tous des oiseaux, il suo testo manifesto, ci parla di origini e multiculturalismo.

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FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI

CONFERENZA STAMPA 28ESIMA EDIZIONE

Il Festival delle Colline Torinesi, uno degli appuntamenti più attesi dalla città di Torino, tornerà dal 14 ottobre al 15 novembre, mantenendo la veste  autunnale che ha assunto negli ultimi anni. Il festival, nato nel lontano 1996, ogni anno si ripropone come un momento in grado di far riflettere sul contemporaneo. Ciò avviene, da quasi 30 anni, sotto l’instancabile e appassionata  direzione di Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti.

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MDLSX – MOTUS

Per la 27esima edizione del Festival delle Colline Torinesi è la compagnia Motus ad essere scelta per la sezione monografica, dedicata ad artistǝ che hanno avuto particolare importanza nella storia sia del festival che del teatro italiano in generale. La compagnia porta in scena tre spettacoli, una rassegna di video e diversi film – in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema – oltre ad altri frammenti di spettacoli ed esperienze di vita, proiettati alla Fondazione Merz; a completare il panorama Motus, un’installazione fotografica di circa 10.000 scatti riguardanti i 31 anni di storia del gruppo, offerti come dono/souvenir al pubblico che varcherà le soglie del Padiglione di Torino Esposizioni.

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