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LO SPAZIO DEL TEMPO – TEATRO STABILE DI TORINO

Conferenza stampa stagione 2023/24

Giovedì 8 giugno, presso il Teatro Gobetti, ha avuto luogo la conferenza stampa della nuova stagione del Teatro Stabile. Un titolo come Lo Spazio Del Tempo suggerisce la volontà di riconquista del proprio tempo, ma anche di tenere viva la memoria. In questo senso, il programma vede intrecci tra le tragedie classiche e riletture shakespeariane; la presenza di testi di Cěchov, Goldoni e Pirandello, ma anche drammaturgie contemporanee; e si ricorderanno gli anniversari di Italo Calvino e Giovanni Testori. Oltre ai 55 debutti, troviamo una collaborazione con TorinoDanza e con il Festival Delle Colline Torinesi (trovi l’articolo qui) con Il Terzo Reich di Romeo Castellucci.

Sostenibilità, inclusione e accessibilità sono le parole d’ordine della stagione Lo Spazio Del Tempo.

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CONFINI/SCONFINAMENTI – PRESENTAZIONE DELLA 27ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL DELLE COLLINE

Giovedì 30 giugno, nel suggestivo contesto della Fondazione Mertz, tra grandi spazi vuoti ed opere d’arte, il Festival delle colline torinesi ha presentato il programma della sua 27esima edizione, che si svolgerà dall’11 ottobre al 6 novembre 2022. Dalla scorsa edizione infatti, il festival è diventato un vero e proprio festival d’autunno, come ha rimarcato anche il direttore artistico Sergio Ariotti, durante la conferenza di presentazione

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UNA NUOVA STAGIONE PER PIEMONTE DAL VIVO

“Innovazione non è fare cose nuove, ma far bene cose giuste in un contesto che cambia continuamente”.

Mercoledì 23 ottobre 2019, Matteo Negrin ha condotto la conferenza stampa  di Piemonte dal Vivo presso il Talent Garden Fondazione Agnelli. La stagione 2019/20 che si sta aprendo rappresenta l’ultimo anno di un percorso triennale, durante il quale – il direttore lo può sottolineare con meritato orgoglio – la Fondazione ha quasi raggiunto tutti gli obiettivi che si era proposta.

In apertura alla conferenza, l’Assessore alla Cultura, Turismo e Commercio Vittoria Poggio – in rappresentanza della Regione Piemonte, socio unico della fondazione – seguita dalla presidente di Piemonte dal Vivo, Angelica Corporandi d’Auvare, rivolgono senza indugio lo sguardo a quelle che sono i pilastri di Piemonte dal Vivo: il lavoro sul pubblico e l’ampliamento delle piazze. È interessante notare a tal proposito, come Negrin abbia scelto di condensare l’operato della Fondazione facendo suo il pensiero sull’innovazione, che abbiamo messo in esergo, di un famoso sarto torinese scomparso da poco. Si tratta in tutto e per tutto di una metafora particolarmente azzeccata, guardando oltre la citazione scelta e concentrandosi anche sulla sua provenienza: l’uomo era di origine friulana ed aveva la sua sartoria in zona San Salvario, a Torino; si parla di accoglienza e attenzione all’individuo: Piemonte dal Vivo si riconferma anche quest’anno forte sostenitore delle realtà piemontesi, dispiegando allo stesso tempo le sue reti sull’Europa e sul mondo intero. Secondo un disegno che sta prendendo piede in Europa, la Fondazione ha scelto di porre al centro del suo lavoro il pubblico, non solo come target a cui rivolgersi ma come vero e proprio collaboratore: lo spettatore è co-immaginatore. È proprio in questo aspetto che sta la preziosità di Piemonte dal Vivo, tale da meritare il punteggio massimo tra i circuiti multidisciplinari a livello nazionale ed attestarsi un ruolo di rilievo, nonché di modello per qualità e innovazione.

La nuova stagione porterà in scena 900 repliche, di cui 150 di teatro per ragazzi. Ciò, unito all’invito a partecipare a spettacoli in luoghi e tempi insoliti, dimostra la reale volontà di Piemonte dal Vivo di cercare di demolire l’effetto intimidatorio ed esclusivo che le porte di un teatro ancora provocano ai più. Portare il teatro o la danza nei bar, come anche nei musei o nei tendoni da circo è un passo avanti verso una maggiore partecipazione dei cittadini allo spettacolo dal vivo. Allettante risulta anche la proposta di inserire le notti al museo – serate di performance negli spazi museali – all’interno di un particolare abbonamento musei.

L’anno 2019/20 porterà inoltre a piena realizzazione alcuni dei programmi che negli scorsi anni erano stati in fase di rodaggio, tra i quali merita attenzione l’abbonamento PLUS, che permette agli abbonati di teatri piccoli di fruire di spettacoli maggiori in centri più grandi, oltre a quelli presenti nella programmazione del proprio paese. Il progetto di interconnessione non solo consente allo spettatore un’esperienza più completa, ma permette anche ai teatri più piccoli di caratterizzarsi, seguendo la propria inclinazione, senza negare la possibilità di altri tipi di spettacolo al proprio pubblico.

La nuova stagione sarà insomma una stagione caleidoscopica, come l’ha voluta definire la Fondazione stessa. Una stagione che si scompone e si ricompone costantemente, riadattandosi di volta in volta ad un nuovo equilibrio, esattamente come il tenace lavoro di Piemonte dal Vivo in perenne trasformazione in relazione ad un contesto che cambia continuamente.

In ultimo, la Fondazione ci tiene a ringraziare il suo intero corpo organizzativo, che detiene il vanto di essere formato da numerosi giovani. Il vantaggio di questa composizione è certamente quello di poter contare su una spinta verso un cambiamento particolarmente attento, in quanto interno e vicino alla società in movimento, ma è anche un augurio per tutti coloro che hanno voglia di esser parte di questo cambiamento.

Ada Turco

La nuova stagione del TPE: un viaggio verso nuovi mondi

Accanto a quella del Teatro Sabile, l’altra stagione di grande interesse del panorama teatrale torinese è fuor di dubbio quella del Teatro Astra che, negli ultimi anni offre, attraverso una commistione di diversi linguaggi, uno sguardo sempre attento al presente con radici che saldamente affondano nella tradizione, secondo la visione di Valter Malosti, direttore artico del TPE.

Ne abbiamo una conferma il 23 maggio, durante una conferenza quasi interamente telematica, antiteatrale,  poiché Malosti e i protagonisti della stagione ci parlano da uno schermo.  39 i titoli previsti per la stagione 2019-2020, 15 dei quali prodotti proprio dal TPE.

Lo scimpanzé, firmato da Simone Fugazzotto, si riconferma nume tutelare della stagione. Nel suo viaggio nello spazio: posata la racchetta, infatti, ha in mano un casco da astronauta, pronto al decollo, come colonna sonora sceglie David Bowie – Space Oddity, infatti, si chiama l’opera di Fugazzotto. Il primate si dimostra, invece, di gusto italianista per le scelte letterarie, come se dall’alto regalasse all’Italia uno sguardo di nostalgico affetto. In una biblioteca indispensabile per un viaggio spaziale non può mancare Dante. E infatti non manca: torna, a fine gennaio, la compagnia Teatro delle Albe con Fedeli d’amore, che ripercorre le ultime ore del Sommo Poeta. Nel periodo in cui andranno in scena, Martinelli e Montanari riproporranno, dopo il successo clamoroso, le attività con i ragazzi al Sermig, Eresia della Felicità.

 Ad aprire la stagione, Fabrizio Gifuni: nel suo Fatalità della rima darà voce ai versi di Giorgio Caproni. Accanto al volume di Garzanti con le poesie di Caproni, ne spicca un altro della bianca di Einaudi, nella biblioteca spaziale del nostro primate: Mariangela Gualtieri, fondatrice con Cesare Ronconi e drammaturga del Teatro della Valdoca, ad aprile ci leggerà la sua ultima silloge poetica.

Le librerie spaziali, evidentemente scevre da vincoli prettamente economici – e questo grazie, soprattutto, alla fruttuosa collaborazione con il comune di Torino, la regione Piemonte, Intesa San Paolo, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT -, hanno un’ampia selezione poetica: a leggere i suoi versi ci sarà anche Stefano Benni, che leggerà, inoltre, Guido Gozzano e Giovanni Pascoli.

Un altro illustre nome italiano (della cui presenza chi scrive ringrazia) è Giovanni Testori: con La Monaca di Monza, una produzione TPE che ha debuttato con successo al Teatro Franco Parenti. La regia è di Malosti, il quale dirige Federica Fracassi in uno spettacolo visionario e poetico, in cui il personaggio manzoniano rivive il suo brutale concepimento, per poi rievocare il suo amore per Gian Paolo Osio.

Non mancano omaggi alla prosa contemporanea: tra i primi titoli del cartellone spaziale, Accabadora, adattamento teatrale del romanzo di Michela Murgia, vincitore del premio Campiello 2010; poi la fortunatissima trilogia dell’Amica Geniale portata in scena da Fanny & Alexander con Storia di un’amicizia.

Un tocco di Calvino (immancabile) con il suo primo romanzo: da Il sentiero dei nidi di ragno, infatti, è tratto Cos’è un GAP, nel quale un tredicenne dei nostri giorni si confronta con il protagonista del romanzo Pin.

Altro nome del nostro novecento letterario è Moravia: dal suo ultimo romanzo è tratto il titolo La donna Leopardo, la regia dell’esordiente Michela Cescon.          

Se questa selezione di titoli è un’ottima occasione di valorizzazione e diffusione del nostro patrimonio letterario, che in questi ultimi anni soffre lo sciacallaggio americano, il TPE non dimentica un anniversario importante che riguarda il più noto (e a mio parere, più grande) regista italiano, Federico Fellini: in chiusura di stagione, per celebrare i cent’anni dalla sua nascita, Malosti firma la regia di Giulietta, spettacolo tratto da Giulietta degli spiriti, scritto da Vitaliano Trevisan. Al suo debutto, nel 2004, Malosti si aggiudicò il premio Hystrio per la regia.

Tra i titoli di repertorio abbiamo: I Giganti della montagna, nel quale Gianluca Misiti interpreta da solo tutti i perosnaggi;  Malosti ci proporrà sia La locandiera che Il berretto a sonagli, spettacolo che lo vede coinvolto anche come attore insieme a Roberta Caronia – sarà molto interessante assistere agli esiti della sua scelta di portare in scena il testo pirandelliano nella sua versione originale in dialetto siciliano; Lo zoo di vetro, di Tennessee Williams, adattamento e regia di Leonardo Lidi; un’Antigone firmata da Massimiliano Civica; dopo Aveva un bel pallone rosso torna l’erede di Ronconi, Carmelo Rifici con Macbeth, le cose nascoste: la drammaturgia vede coinvolti anche una coppia di psicanalisti junghiani, che faranno emergere i caratteri archetipali presenti nel testo; e per finire un Čechov: Alessandro Serra torna per dirigere Il giardino dei ciliegi.

Tra gli spettacoli da non perdere segnaliamo Il caso W, lavoro di Claudio Morgani e Niente di me, una prima assoluta con regia di Jacopo Gassman, nonché debutto italiano del drammaturgo scandinavo, Arne Lygre.

Dopo questa veloce carrellata di titoli, che forse non renderà giustizia alla stagione (v’invitiamo dunque a visitare il sito del TPE), passiamo a sfogliare i titoli di Palcoscenico danza. Anche quest’anno la sezione danza e musica dal Vivo è a cura di Paolo Mohovich: troviamo tanta danza italiana, con un ampio spazio offerto alla creatività femminile.

Inaugura, un’artista cara al TPE, Cristina Morganti. Si tratta di una creazione ancora senza nome: prende le mosse dalla circolarità, intesa come circolo vizioso, l’opera infatti ricorda l’Ouroboros, antico simbolo del serpente che si mangia la coda senza inizio e fine; a questo tema altri si aggiungeranno: i lavori di Cristina Morganti, infatti, sono legati dal filo rosso dell’aspetto autobiografico.

Grande cuorisità suscita Madre, produzione TPE che, mixando linguaggi del corpo, parole musica e cinema, riflette sul tema della madre inteso come rapporto tra origi e rivoluzione.

Pink è invece lo spettacolo che nasce in seno Made4you, iniziativa diretta da Pompea Santoro insieme a Mohovich: è una serata dove coreografi emergenti si propongono di creare appositamente per l’ansamble Ekodance, fra loro ne viene selezionato uno che s’impegna a tornare nell’edizione successiva: quest’anno è la volta di Francesca Frassinelli.

Torna quest’anno la danza folkorica: Fusiones, dialogo tra folklore basco e flamenco vede in scena un gruppo di musicisti e danzatori, diretti da Andoni Aresti Landa. Una ripresa è, invece, Instrument Jam, della compagnia Zappalà Danza: lavoro che coniuga musica dal vivo e danza.

Grandissime aspettative suscitano gli spettacoli collettivi: Dancing partners che riunisce l’italiano Spellbound Contemporary Ballet, la britannica Company Chamaleon, la spagnola Thomas Noon Dance e la svedese Noordans: lo spettacolo che farà tappa nei diversi Paesi coinvolti si compone in itinere con residenze, laboratori e incontri col pubblico. Nederlita, che invece vede coinvolti la già citata Ekodance, torinese, e l’olandese European School of Ballet.

Al celeberrimo castrato Farinelli è dedicato lo spettacolo che si terrà a Venaria reale, nella chiesa di Sant’Uberto, Del portar la voce al cor. Farinelli alla corte del Re, sarà presente anche il controtenore Cosimo Morleo.

L’arte teatrale, si sa, si fa insieme, è bello quindi ricordare in conclusione di questa passeggiata tra la stagione del TPE che sempre vive e floride sono le collaborazioni con Interplay, per la selezione di un giovane emergente del territorio, e con Palermo Grand Prix, che ha portato alla selezione di una coreografia al femminile del gruppo Marullo e Riccobono.

Il TPE inoltre collabora da anni col Festival delle Colline Torinesi, che fra pochissimo, come ogni anno, aprirà il sipario, offrendo dal 2 al 22 Giugno, a Torino, un’ampia rassegna di teatro italiano e internazionale.

E allora, per dirla con David Bowie:

 Ground Control to Major Tom

 Ground Control to Major Tom

 Take your protein pills and put your helmet on…

Buon viaggio!

Giuseppe Rabita

Piemonte dal vivo. conferenza stampa

Mercoledì 15 aprile 2019 ha avuto luogo la conferenza stampa di Piemonte dal Vivo in Piazza della Repubblica a Torino. Non poteva tenersi in una cornice migliore, quella del nuovo Mercato Centrale, dal quale è possibile ammirare l’intera città pur rimanendo all’interno del suo cuore pulsante. Sicuramente un’analogia con quella che è l’attività della Fondazione, di smuovere, valorizzare e vivificare culturalmente l’intera regione piemontese, con le radici ben piantate nel suo territorio.

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Fair Play, il pugilato dolce e malinconico della stagione 2019-2020 TST

Travolgente, inatteso, ardente di passione come gli amori extraconiugali (il mio matrimonio, celebrato e consumato, era con il cinema), l’amore per il teatro.

Ed ecco quindi che, dopo una serie di serate memorabili della stagione del Teatro Stabile di Torino non ancora conclusasi (Arlecchino! Novecento…! La scorticata…! Così è (se vi pare), ma anche L’Abisso, Pueblo, i recenti Amleto e Petronia!), il 7 maggio, a mezzogiorno sono al Carignano per la conferenza stampa in cui si annuncia la stagione 2019-2020, goloso come una golosa di Gozzano, che pur mentre inghiotte, / già pensa al dopo, al poi; / e domina i vassoi / con le pupille ghiotte. Ad aprire la stagione, Valerio Binasco come regista e attore (evviva!), al Carignano con Rumori fuori scena, spettacolo ormai cult del teatro contemporaneo in cui una scalcagnata compagnia tenta di mettere in piedi uno spettacolo (passare non può senza menzione nel cast il nome di Margherita Palli, scenografa che vanta collaborazioni con Luca Ronconi; quest’anno ci ha lasciati senza fiato con le sue architetture sceniche di Se questo è uomo,  con la regia di Valter Malosti che apprezzeremo anche nella stagione ventura: è infatti una delle tre riprese in cartellone). Sempre Binasco firma la regia di Uno sguardo dal ponte, altro classico contemporaneo che chiuderà le danze della stagione.

Dai primi titoli è già lampante che si tratta una stagione con i piedi ben piantati per terra e uno sguardo – velato di malinconia – sul mondo: a confermarcelo, la bambina pugile sul manifesto all’ingresso che ha sostituito quella della scorsa stagione che aveva occhi sgranati di meraviglia. Pugilato e teatro. Un’arte e uno sport che hanno a che fare col corpo e non hanno paura della sporcizia umana. L’attore e il pugile devono affrontare un avversario. La differenza: l’attore è solo contro una moltitudine. Sono pugni malinconici quelli che ci prenderemo dalla stagione prossima, assestati con dolcezza. Non a caso l’immagine richiama, come ben ricorda Binasco, una raccolta poetica molto amata: La bambina pugile di Livia Candiani. Ha proprio ragione: la bambina pugile è la nostra anima, l’anima del teatro, «quella di tutti gli artisti e di chi ama l’arte». Il titolo completo della raccolta è La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore, e a me sembra che tutto torni perché la stagione si chiama Fair Play. Ora, se oltrepassiamo la comune traduzione di “buone maniere” come ci chiede di fare Binasco, scopriamo che significa anche “gioco leale, corretto” e tutto questo ha a che fare con la precisione, con la precisione dell’amore.

Dunque, sul ring, tra i 74 titoli in programma – 17 produzioni TST  (9 nuove produzioni esecutive, 5 nuove coproduzioni e 3 riprese), a combattere lealmente saranno tante donne. Per Elena Serra addirittura il ring non sarà a fine gennaio tra le mura teatrali, ma all’interno di una delle più note gallerie torinesi, la Franco Noero, accanto al Carignano: a lei dobbiamo Scene di violenza coniugale / Atto finale co-prodotto con il Teatro Nazionale di Dioniso. Una doppietta di Serena Sinigaglia: a novembre dirigerà una riscrittura goldoniana operata da Trevisan, La Bancarotta,alle fonderie Limone, a marzo Macbeth, al Carignano, entrambi prodotti dal dallo Stabile di Bolzano. Da non perdere il ritorno, con un produzione del Teatro Stabile di Torino, di Kriszta Szèkely dal teatro Katona di Budapest. Sua sarà la regia di Zio Vanja con la partecipazione di Pierobon e Marescotti. Laura Curino (che tra pochi giorni salirà sul palco del Gobetti) tornerà anche durante Fair Play in compagnia di Lucia Vasini con L’anello forte, spettacolo tratto dall’omonimo testo di Nuto Revelli, «una gigantesca Spoon River contadina», come scrisse Stajano di questi racconti di donne povere.

Ma il mondo umano è un continuo scambio tra maschile e femminile, in questa lotta meravigliosa quotidiana e infinita di equilibri mai raggiunti. Il teatro è il luogo per eccezione dove questo accade: non è un caso che un fiore all’occhiello della stagione sarà Macbettu. (E badate, chi come il sottoscritto ha avuto la fortuna di vederlo  alla scorsa edizione del Festival delle Colline Torinesi non può essere imparziale: è il cuore che parla!). Tre uomini nei panni delle streghe, pietre terra sangue e maschere, questi gli ingredienti con cui Alessandro Serra ci racconta in sardo la tragedia inglese; mai potrei mancare dal 19 al 24 novembre alle Fonderie Limone. Il talentuoso regista sardo, che affonda le radici del suo percorso artistico nel teatro di ricerca, ci regalerà anche la regia del primo dei due titoli di Ibsen nel cartellone della bambina pugile: Il costruttore Solness, capolavoro della maturità nel quale colui che ha messo a nudo l’anima borghese di fine Ottocento racconta della lotta a perdere di uomo contro il tempo che passa. Lo spettacolo vedrà in scena Umberto Orsini, che peraltro – eh, tante volte mi fa l’occhiolino questa Fair Play – sarà impegnato nel titolo Il nipote di Wittgenstein, tratto da un testo di Bernhard, autore da me molto ammirato. L’altro titolo del norvegese messo in scena è Nemico del popolo, Popolizio alla regia. Tra gli altri must della storia del teatro: ritornano Arlecchino servitore di due padroni, diretto da Binasco, e la regia buñueliana del Così è (se vi pare), a oggi il successo della stagione in corso, portato a casa da Filippo Dini (al lavoro anche per la regia di un’altra produzione dello Stabile: il kinghiano Misery), poi Mistero Buffo, produzione TST e regia di Eugenio Allegri (il suo posto in Novecento lo prenderà Alessandro Baricco con un reading del suo testo al Carignano). Chicca: Allegri, con il placet di Dario Fo, aggiunge misteri inediti ai tanti irriverenti del premio Nobel scomparso nel 2016. Ancora: I Giganti della montagna con Gabriele Lavia regista e attore; e infine in questa rassegna di classici, Tartufo, regia del maestro del teatro internazionale Koršunovas.

Dalle numerose sere di Wonderland posso confermare le parole del presidente Lamberto Vallarino Gancia, quando alla conferenza sottolinea che il rischio culturale è il comun denominatore di molti spettacoli dello Stabile, continuo è infatti lo sguardo al nuovo e alla contaminazione di linguaggi: nella stagione sono presenti spettacoli come L’arte di morire ridendo o Lodka che guardano al mondo dei clown. Come dimenticare, inoltre, la presenza del maestro del teatro di ricerca Peter Brook con il suo Why? in scena alle Fonderie Limone a maggio? Nemmeno i frequentatori degli spettacoli di danza resteranno a bocca asciutta: sempre viva è infatti la collaborazione con il Festival Torinodanza.

Nell’attesa che si spengano le luci delle sale del Teatro Stabile di Torino, che si riconferma un’eccellenza nazionale riconosciuta anche a livello europeo.

 Concludiamo con le parole del direttore Filippo Fonsatti: «La bambina che indossa i guantoni da pugilato, pronta a difendere lealmente una nobile causa, ci ricorda Greta Thunberg  e  Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante: un inno all’adolescenza, alla sua energia e alla sua bellezza come visione politica per cambiare il mondo. Oggi più che mai, per gestire questo cambiamento senza scontri astiosi abbiamo bisogno di fair play nelle dinamiche socio-economiche e nella convivenza civile, nelle relazioni umane e nelle scelte politiche, recuperando il valore assoluto dell’etica comportamentale, della lealtà, del rispetto per chi la pensa diversamente».

Ci vediamo in sala!

Giuseppe Rabita

Programma Torinodanza 2018

Il nuovo direttore artistico di Torinodanza, Anna Cremonini, già presidente della commissione consultiva danza del MiBACT, ha presentato giovedì scorso al Teatro Carignano la nuova stagione del festival. L’edizione 2018, che si terrà come di consueto fra l’autunno e l’inverno di quest’anno, si svolgerà all’insegna di un’apologia dell’amore: Dance me to the end of love è infatti il motto che la identificherà. Con l’immaginazione e la fascinazione, il festival si propone quale “galleria d’arte – scrive la Cremonini – in cui artisti e spettatori si confrontano sui grandi temi del nostro presente” e dove “perdersi in un labirinto di emozioni e sentimenti”.

Dal 10 settembre al 1 dicembre Torinodanza festival presenterà 18 spettacoli, 34 rappresentazioni, 10 prime nazionali, 6 coproduzioni e 16 compagnie ospitate, provenienti da 8 diverse nazioni, confermando la sua vocazione internazionale, nonché una particolare attenzione alle eccellenze italiane. Si augura inoltre di avere una forte incidenza sulle diverse fasce di pubblici fornendo un’app dedicata con cui consultare il calendario e acquistare i biglietti, un’agevolazione di prezzo per chi viene a Torino con Italotreno, una navetta che collega la fermata Lingotto della metropolitana alle Fonderie Limone.

Vediamo brevemente l’offerta del programma, considerando che un’anteprima del festival è già andata in scena in questi giorni alle Fonderie Limone: Betroffenheit di Crystal Pite e Jonathon Young. Ad inaugurare la stagione saranno due spettacoli del maestro belga della danza contemporanea, Sidi Larbi Cherkaoui, (divenuto “artista associato” di Torinodanza per il prossimo triennio), Noetic e Icon, il 10 settembre al Teatro Regio. Segue, dal 13 al 16 settembre, il primo di due spettacoli di circo, Famille Choisie della Compagnia Carré Curieux, in partenariato con il progetto Bruxelles En Piste. Al Teatro Carignano, il 14 e il 15 settembre, sarà presentato in prima assoluta Bach Project, una serata che nasce dalla collaborazione artistica tra Torinodanza, MITO settembre musica e Aterballetto e che prevede un classico di Jiří Kylián, Sarabande, accostato al nuovo lavoro di un giovane coreografo italiano, Diego Tortelli, intitolato Domus Aurea. Inoltre il 15 settembre al Cinema Massimo verranno proiettati, per la rassegna Jiří Kylián, Filmmaker, i film diretti dallo stesso coreografo Scalamare (2017), Schwarzfahrer (2014) e Between Entrance & Exit (2013). Nella stessa occasione Kylián converserà con il pubblico, coordinato da Sergio Trombetta. Il 17 settembre il Teatro Carignano ospita un progetto di Marinella Guatterini, RIC.CI, dedicato alla ricostruzione di storiche coreografie italiane degli anni ’80 e ’90, che per quest’occasione riporterà in scena Erodiade – Fame di Vento (1993 – 2017), un’opera del 1993 nata dalla speciale collaborazione tra Julie Ann Anzilotti e Alighiero Boetti. Il pluripremiato The Great Tamer del greco Dimitris Papaioannou sarà alle Fonderie Limone di Moncalieri il 20, 21 e 22 settembre e allo spettacolo farà da cornice la video installazione Inside, ideata e diretta dallo stesso coreografo, alle OGR – Officine Grandi Riparazioni, dal 20 al 30 settembre. L’israeliana Sharon Eyal, proveniente dalle fila della Batsheva Dance Company, con Gai Behar, presenterà OCD Love e Love Chapter 2, rispettivamente il 29 e il 30 settembre, alle Fonderie Limone. Il secondo spettacolo di circo, di nuovo inserito nel progetto Bruxelles En Piste, è La Vrille du Chat, con la coreografia di Cruz Isael Mata, in scena dal 5 al 7 ottobre al Teatro Astra in prima italiana. Un progetto molto particolare è invece VERTIGINE, il risultato di un anno di lavoro sui territori di montagna tra Torino e Chambéry che hanno visto gli artisti Michele Di Stefano, Marco D’Agostin e Chloé Moglia creare tre spettacoli, (rispettivamente Parete Nord, First Love e La Spire) direttamente nei territori di Bardonecchia e di Pragelato. Gli esiti verranno presentati alle Fonderie Limone di Moncalieri fra il 12 e il 14 ottobre. Nell’ambito dello stesso progetto confluiranno due incontri fra artisti e sportivi: il 13 ottobre con Michele Di Stefano, Alessanro Gogna e Alberto Re e il 14 ottobre con Marco D’Agostin e Stefania Belmondo. Inoltre La Spire andrà in scena anche il 28 luglio in Piazza De Gasperi a Bardonecchia e Michele Di Stefano presenterà il suo Ortografia il 4 agosto nella Baita Chesal della Frazione Melezet di Bardonecchia. Il 16 ottobre Pompea Santoro presenterà, attraverso i suoi ballerini, un excursus sui ruoli di Mats Ek da lei interpretati durante la sua carriera, al Teatro Astra. Alle Fonderie Limone debutterà il riallestimento di uno storico spettacolo di Mario Martone del 1982, Tango Glaciale, il 18 e il 19 ottobre, a cura di Raffaele Di Florio e Anna Redi, sempre inserito nel progetto RIC.CI. Il 20 e il 21 ottobre alla Lavanderia a Vapore andrà in scena il solo Néant di e con il canadese Dave St-Pierre. Salia Sansou, coreografo del Burkina Faso, presenterà il suo Du Désir d’Horizons il 25 e 26 ottobre ancora alle Fonderie Limone. Chiuderà la stagione Alain Platel con il suo ultimo spettacolo, Requiem pour L. La specificità fondamentale del programma si riassume in una evidente tendenza multidisciplinare che si prefigura di amalgamare teatro, danza, musica, nuovo circo, in una fecondazione creativa tra generi differenti.

Da segnalare, infine, l’intenzione di valorizzare il network che alimenta le realtà coreutiche locali e nazionali di cui la nostra danza e la nostra progettazione si alimentano enormemente. Torinodanza Festival, con Romaeuropa Festival e il Festival Aperto – I Teatri (ma potremmo citarne molti altri) si propone di far emergere dall’ombra questa importante rete e sfruttarne al meglio le potenzialità, alla luce del giorno.

Il festival, che la Cremonini eredita da Gigi Cristoforetti, il quale si è intanto trasferito a Reggio Emilia presso l’Aterballetto, è un vero e proprio “gioiello”: anche i rappresentanti delle istituzioni (tra le altre Compagnia di San Paolo, Intesa San Paolo, Città di Torino, Regione Piemonte, MITO Settembremusica) ne riconoscono il prestigio e il valore strategico. Siamo sicuri che il triennio 2018-2020 sarà altrettanto valido quanto quelli che l’hanno preceduto.

Teatro Stabile di Torino stagione teatrale 2017-18, conferenza stampa

Giovedì 11 maggio presso il Teatro Carignano si è tenuta la conferenza stampa del Teatro Stabile di Torino riguardante il programma della stagione teatrale 2017-18 .  Sono intervenuti il presidente Lamberto Vallarino Gancia, il direttore Filippo Fonsatti, il direttore artistico Mario Martone, il nuovo direttore artistico che entrerà in carica dall’inizio del 2018, Valerio Binasco, le assessore alla cultura Francesca Paola Leon e Antonella ParigiBarbara Graffino, membro del consiglio generale della Compagnia di San Paolo.

Il presidente  Lamberto Vallarino Gancia  ha espresso, a nome suo e del Consiglio di Amministrazione, i più sinceri auguri al nuovo direttore artistico Valerio Binasco, ai collaboratori dello Stabile e a Mario Martone, per l’ottimo lavoro che ha svolto negli ultimi dieci anni. Ha introdotto poi il direttore Filippo Fonsatti, ricordando quanto sforzo comporti creare un cartellone teatrale come quello dello Stabile e ha mostrato gli indicatori chiave della stagione scorsa. Lo Stabile di Torino si conferma al secondo posto tra i Teatri Nazionali nella classifica ministeriale grazie ad un’alta qualità dei progetti artistici, al contributo economico garantito dai Soci Aderenti e soprattutto grazie al lavoro svolto dallo staff.

La cultura è fondamentale per la crescita di un territorio. La nuova stagione comprenderà 16 produzioni, di cui 5 nuove produzioni esecutive, 6 nuove coproduzioni e 5 riprese, tra cui 29 spettacoli ospiti e 24 spettacoli programmati per la rassegna Torinodanza. Sono 69 gli spettacoli con grandi titoli di registi e attori che si sono affermati sulla scena scena nazionale e internazionale. Tra le produzioni troviamo molte rivisitazioni di testi classici: Don Giovanni di Molière con la regia di Valerio Binasco, Le baruffe chiazzotte di Carlo Goldoni con la regia di Jurij Ferrini, L’illusion Comique di Pierre Corneile con la regia di Fabrizio Falco e Le Baccanti di Euripide con la regia di Andrea De Rosa. Ma troviamo anche una vasta gamma di produzioni contemporanee come Il sindaco del rione Sanità di Eduardo De Filippo con la regia di Mario Martone, Il nome della rosa di Umberto Eco con la regia di Leo Muscato, L’Arialda di Giovanni Testori con la regia di Valter Malosti, Galois di Paolo Giordano con la regia di Fabrizio Falco, Emone. La traggedia de Antigone seconno lo cunto de lo innamorato di Antonio Piccolo con la regia di Raffaele Di Florio e Da questa parte del mare di Gianmaria Testa con la regia di Giorgio Gallione. Prosegue la collaborazione con le compagnie teatrali della città di Torino: importante la coproduzione di Lear, schiavo d’amore dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa che debutterà in prima nazionale al Teatro Gobetti con la regia di Marco Isidori, inoltre anche Mistero Buffo di Dario Fo prodotto dal Teatro della Caduta con la regia di Eugenio Allegri, Alice nel paese delle meraviglie prodotto dal Mulino di Amleto con la regia di Marco Lorenzi e La bella addormentata con la regia di Elena Serra.
Il teatro pubblico non è la casa di un singolo artista, è un cantiere aperto dove i registi al lavoro devono essere numerosi e diversi tra loro, con un orizzonte comune ovvero la direzione artistica per evitare che gli spettacoli siano un assemblaggio di merci su uno scaffale. Per questo nella stagione prossima si punterà ad una riflessione su temi del nostro mondo complesso, dal micro al macro, della dimensione sociale mononucleare a quella di massa destinato a raggiungere la dimensione G-zero. Ad esempio con il pluripremiato Disgraced di Ayad Akhtar, in cui fuoriesce la tensione culturale all’interno del salotto borghese, con la regia di Martin Kušej.

Tra i dati riportati da Filippo Fonsatti è importante sottolineare che tra il 2015 e il 2016 c’è stato un aumento del 85% delle vendite dei biglietti e che purtroppo quest’anno ci sarà un aumento dei prezzi, eccetto che per gli studenti. Si è parlato molto anche di giovani, infatti Lo Stabile collabora con la Scuola di formazione per Attori e ben 128 artisti e tecnici sono under 40 e altri 45 sono under 30. Perché il teatro comprende tutti coloro che lavorano al suo interno, non solo gli attori ma anche i tecnici che lavorano dietro le quinte.
Inoltre c’è il desiderio di variegare le fasce di spettatori, comprendendo molti giovani e offrendo la possibilità a  un pubblico di  estrazione sociale e di grado di istruzione diversi fra loro di dialogare, perciò assieme alla Fondazione CRT, il Teatro Stabile offre gratuitamente 1.000 abbonamenti per cittadini a basso reddito.

A seguire è intervenuto Mario Martone, presentandosi per l’ultima volta pubblicamente come direttore artistico e lasciando in eredità il suo ruolo al successore Valerio Binasco, regista e attore tra i più apprezzati e premiati della scena italiana. Martone ha sostenuto che il teatro è una macchina che ha bisogno di una buona conduzione gestionale, dove è importante l’elemento razionale ma anche una certa imprevidibilità e follia degli artisti. La parola è poi passata a Valerio Binasco che si è presentato entusiasta di continuare a lavorare con solidità e coerenza sulle tracce del collega Martone, con attenzione ai temi della contemporaneità riletti in modo innovativo ed originale, prestando attenzione alla valorizzazione dei giovani talenti. Durante il suo intervento ha sottolineato quanto sia importante che il teatro rifletta e si interroghi sulla realtà che ci circonda.

“Il teatro non è un semplice luogo dove si svolgono le rappresentazioni teatrali ma è un luogo di vita quotidiana.” ha aggiunto Barbara Graffino,  che è intervenuta assieme agli assessori.

Resoconto scritto da Floriana Pace e Andreea Hutanu.

TEATRO STABILE DI TORINO – TEATRO NAZIONALE
@Presidente: Lamberto Vallerino Gancia
@Direttore: Filippo Fonsatti
@Direttore artistico: Mario Martone
@Consiglio d’Amministrazione: 
Lamberto Vallerino Gancia
Riccardo Ghidella (Vicepresidente)
Mario Fatibene
Cristina Giovando
Caterina Ginzburg
@Collegio dei Revisori dei Conti:
Luca Piovane (Presidente)
Flavio Servato
Stefania Branca
@Consiglio degli Aderenti:
Città di Torino
Regione Piemonte
Compagnia di San Paolo
Fondazione CRT
Città di Moncalieri (Sostenitore)

INFORMAZIONI. Biglietteria del Teatro Stabile di Torino: Teatro Gobetti, via Rossini 8 – Torino. Tel. 011 5169555 – Numero verde 800.235.333 – info@teatrostabiletorino.it