Archivi categoria: TorinoDanza

IGIRL- FEDERICA ROSELLINI

Noi, gli aborti di Dio

Eccoci qui. Noi. Gli aborti di Dio. Poche luci illuminano lo spazio che come una passerella sembra fare da ponte tra quello che siamo e quello che è stato di noi sin dai tempi più antichi. Infatti eccoci riuniti a rivivere tutte le tappe che hanno portato la specie umana, personificata in una donna, a diventare una creatura complessa come la conosciamo oggi. I segni del passato sono tatuaggi cicatrizzati sul corpo dell’attrice come disegni del destino che inesorabilmente compie il suo corso. È impressionante la dolcezza con cui Federica  Rosellini li indossa, senza alcun tipo di giudizio né retorica. L’attrice si mostra nella sua semplicità di donna che ha vissuto sul suo corpo la storia di Antigone, di Edipo, di Giocasta, di Persefone, è stata una donna che perde suo padre, è stata un corpo sacrificato. La Rosellini diventa una bomba vivente portatrice dei traumi e delle catastrofi di tutti i tempi. Il suo corpo ricorda cosa significa essere stati un uomo di Neanderthal e ci mostra come quell’uomo  sia ancora inesorabilmente parte di noi e del nostro essere.  

Ogni persona che assiste a questa videocassetta live sulla storia dell’umanità è illuminata in controluce dando vita a una scenografia fatta di teste , anime che assistono a questo rito di autoriconoscimento.

La loop station in scena rimanda a un mondo in cui è lo stesso umano a creare la sua colonna sonora personale, fino a crearne una corale che accompagna e dà un ritmo al movimento del mondo.

La voce che sentiamo è sempre di questa donna che è direttamente collegata con la voce della Luna, con quella di nostro padre, quella della Terra, del ghiaccio, della sabbia dei tempi primordiali. La scienza e la poesia di Marina Car si intrecciano violentemente con la personalità artistica di Federica Rosellini. Lei porta una testimonianza, è la prova vivente che esistiamo, che le donne sono sempre esistite e il mondo non gli è mai appartenuto e probabilmente non gli apparterrà mai.

Eppure eccoci qua, tutti ad ascoltare lei, che con le parole scritte e tradotte da altre formidabili donne, si assume la responsabilità di incarnare l’umanità. Nonostante tutto.

Il teatro in cui ci troviamo sembra improvvisamente la scena di un mondo post apocalittico, in cui , prima di morire, l’umanità ha la possibilità di guardare per l’ultima volta quello che è stato e decidere come andare avanti. È emozionante il legame uomo-tecnologia-natura che emerge dalla relazione tra l’attrice e la sua gallina domestica. È reale il loro legame? O si tratta di un’illusione in cui l’attrice domina i movimenti dell’oggetto tecnologico nel ricordo di una natura che non è più?

Marina Car sembra volerci gridare che il nostro antropocentrismo è in rotta di collisione contro una natura più potente. Forse questo è un viaggio di ritorno alle origini come quello di Persefone che ciclicamente ritorna giù nel mondo dei morti, dichiarando che la sua assenza non è un fatto personale, ma genetico. È la nostra genetica che ci riporta a quello che siamo stati. Sento le mie costole aprirsi ed espandersi di fronte al corpo nudo della Rosellini che ai miei occhi si trasforma nel tenero corpo di un cerbiatto sacrificato. Non siamo altro che questo: cerbiatti sgozzati per volere di un dio. 

Irene Mori

di Marina Carr

traduzione Monica Capuani e Valentina Rapetti

performer e regia Federica Rosellini

video Rä di Martino

musica originale Daniela Pes

sound designer GUP Alcaro

costumi e tatuaggi Simona D’Amico

light designer Simona Gallo

scenografia Paola Villani

dramaturg Monica Capuani

aiuto regia Elvira Berarducci

assistente alla regia Barbara Mazzi

in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi

coproduzioneTPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro Stabile Bolzano, Elsinor – Centro di Produzione Teatrale

sostegno e debutto nazionale Romaeuropa Festival

diritti di rappresentazione a cura di THE AGENCY (London) LTD

TORINODANZA – TEMOIN

TÉMOIN

COLLECTIF FAIR-E

SAÏDO LEHLOUH

“TEMOIN”: l’arte del collettivo FAIR-E incanta Torinodanza

“TÉMOIN” di FAIR-E: il corpo come testimone di una società in movimento

In prima nazionale al festival Torinodanza, il collettivo FAIR-E, fondato da Bouzid Art Atmane, Iffra Dia e Johanna Faye, porta in scena TÉMOIN, un’opera firmata dal coreografo Saïdo Lehouh (danzatore, coreografo francese d’origine algerina, noto anche con lo pseudomnimo “Darwin”, cofondatore del collettivo, che ha lasciato un’impronta nella scena francese del b-boying negli anni 2000). Il lavoro si rivela fin da subito potente e intenso, nella forma come nel contenuto. Nulla è lasciato al caso: la cura per il dettaglio, l’equilibrio delle coreografie, l’uso magistrale delle luci e dello spazio restituiscono una visione scenica elegante, strutturata e al tempo stesso pulsante di vita.

Lo spettacolo prende le mosse da una scena culturale ben precisa: quella degli anni ’90, in cui il b-boying — evoluzione della breakdance — ha dato forma a nuovi linguaggi urbani come hip hop, krump, popping, diventando espressione di una società contemporanea e multiculturale. Ed è proprio in questa cornice che TÉMOIN trova il suo cuore: un’indagine sul tema della presenza, intesa come esistenza condivisa e riconosciuta, a cui viene attribuito un valore assoluto di rispetto e ascolto.

Il titolo, Témoin — che in francese significa “testimone” — suggerisce il senso profondo di questo lavoro: una testimonianza viva di una condizione multigenerazionale, che attraversa esperienze, culture, vissuti. I venti danzatori in scena, a loro volta coreografi, musicisti, fotografi, incarnano questa molteplicità. Si muovono come flussi di energia, tra assoli tecnicamente impeccabili, duetti intensi e momenti corali di rara forza espressiva.

Lehlouh e il collettivo FAIR-E non offrono solo uno spettacolo di danza: propongono una poetica del corpo, una visione della contemporaneità che commuove, interroga, coinvolge. TÉMOIN è un atto di presenza, un invito alla riflessione, ma anche un omaggio alla danza come linguaggio universale, capace di restituire la complessità del reale con grazia e potenza.

Le musiche sono state composte da Mackenzy Bergile( Artista franco‑haitiano, Mackenzy Bergile è una figura poliedrica della scena contemporanea europea) e curate drammaturgicamente da Raphael Stora (nel suo lavoro, Stora riflette molto sull’urgenza della memoria nella danza urbana: filmare, documentare, registrare movimenti e corpi che spesso sono fugaci, momenti di improvvisazione, culture di strada).

Lo spettacolo si conclude con un momento di grande intensità: i danzatori avanzano lentamente verso il pubblico, rompendo la distanza tra scena e platea. È un gesto semplice, ma profondamente simbolico. Una scelta coreografica che crea una vicinanza reale, tangibile, in cui la relazione tra chi guarda e chi danza si fa potente, diretta, umana.

E se capita — come è successo a me — di incrociare lo sguardo di uno dei performer, si percepisce una commozione reciproca. Non è più solo danza: è uno scambio, un riconoscersi, un’emozione condivisa che arriva dritta al cuore.

Alessandra Lai

coreografia Saïdo Lehlouh
assistenti alla coreografia Mehdi Baki, Evan Greenaway, Karim Khouader aka Karim KH
interpreti Ndoho Ange, Mehdi Baki, Audric Chauvin, Marina de Remedios, Jerson Diasonama, Johanna Faye, Evan Greenaway, Théodora Guermonprez, Linda Hayford, Marvin Kemat aka Zulu, Karim Khouader aka Karim KH, Odile Lacides, Timotkn, Mattéo Raoelison aka Rao, Mathias Rassin aka Thias, Émilie Ouedraogo Spencer aka Wounded, Raphaël Stora, Clarisse Tognella
Lorenzo «Sweet» Vayssière
luci Tom Visser, Gwendal Malard
musica Mackenzy Bergile (compositore), Raphaël Henard (drammaturgo musicale)
stile Johanna Faye
costumi Lydie Tarragon
Collectif FAIR-E / CCN di Rennes e della Bretagna
Co-produzione Théâtre de la Ville (Parigi), Théâtre National de Bretagne (Rennes), Maison de la Danse (Lione) Le Cratère – scena nazionale (Alès), Charleroi Danse
centro coreografico della Wallonia (Bruxelles) Château Rouge (Annemasse), tanzhaus nrw (Düsseldorf), Residenze Théâtre de la Ville (Parigi) – Espace Cardin Théâtre
National de Bretagne (Rennes) – sala Gabily CCN di Rennes e della Bretagna

photo © David Le Borgne

LAPIS LAZULI – EURIPIDES LASKARIDIS

IRONIA E CRUDELTA’

ph Alessandra Lai

Euripides Laskaridis mette in scena uno spettacolo giocato sulle contraddizioni e nel contempo produce un effetto disarmonico, a tratti consapevolmente, ma che fa uscire il pubblico dal teatro con molti interrogativi.

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THEATRE OF DREAMS.HOFESH SHECHTER COMPANY-

ph Alessandra Lai

IL SOGNO E LA VEGLIA

Lo spettacolo inizia  con le luci in platea ancora accese ,velocemente il pubblico se ne accorge, ed è subito silenzio!

Un danzatore ci accompagna in questo viaggio, scivolando dal fuori al dentro, così come il gioco dei sipari avrà lo stesso leitmotiv, creando visioni cinematografiche ricche di dettagli.

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Carcaça- Torinodanza Festival 2024

Il 20 ed il 21 settembre, alle Fonderie Limone per il Torinodanza Festival 2024, è andato in scena lo spettacolo di Marco da Silva Ferreira, Carcaça, una prima nazionale che si impone nel panorama teatro danza come rivelazione della stagione internazionale. Una vera e propria performance nata dalla commistione di diverse arti tra cui: l’arte visiva, la coreografia luci, l’utilizzo della voce e l’uso del corpo, esso stesso veicolo del cambiamento. 

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Il combattimento di Tancredi e Clorinda- Torinodanza Festival 2024

Nella Sala Piccola delle Fonderie Limone è andato in scena il 20 ed il 21 settembre lo spettacolo Il combattimento di Tancredi e Clorinda, una co-produzione del Torinodanza Festival. Un piccolo gioiellino la cui narrazione si concentra sul contrasto tra amore ed odio e le emozioni che li accompagnano. Struggimento, paura, rancore e risentimento, vengono elegantemente rappresentati dai ballerini Gador Lago Benito e Alberto Terribile, accompagnati dall’intensa performance canora del tenore Matteo Straffi e del clavicembalista Deniel Perer.

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U. (UN CANTO)- Torinodanza Festival 2024

“Dolce è sentire

Come nel mio cuore

Ora umilmente

Sta nascendo amore

Dolce è capire

Che non son più solo

Ma che son parte di una immensa vita[…]” Dolce sentire

U.(Un Canto), in scena il 15 settembre, è il secondo spettacolo della programmazione del Torinodanza Festival 2024. Nel palco regna indisturbata la presenza dei coristi, i costumi di scena sono semplici, dalle linee pulite e dai colori neutri. Le luci  fredde seguono il ritmo diaframmatico dei canti e con essi le parole stesse delle canzoni che sembrano interpretare. Esse contrastano il tiepido calore della sala e accompagnano con devozione, attenzione e cura i cantanti, durante tutta la loro performance. I microfoni dalle linee sottili, sono disposti discretamente sopra i loro scalpi, per amplificare quella che verrà presentata come una coreografia di voci. Alessandro Sciarroni, direttore dello spettacolo sceglie la voce come protagonista assoluta, mettendo la platea nell’ottica dell’invisibile, talvolta in movimento ci sono muscoli che non possiamo vedere, come le corde vocali dei coristi, le quali forti, vibrano intensamente investendo la sala di una calda e quasi austera atmosfera. I canti folkloristici scelti dal direttore raccontano la tradizione popolare italiana, si intonano canzoni sui temi dell’amore, della perdita, della famiglia ma anche della natura, della passione, della fede, della solitudine e dell’amicizia.

“Amo il profumo che vien dalla tua terra,

amo la luce e il colore del tuo cielo,

amo la pace delle tue montagne,

amo la voce delle tue acque.

Amo i misteri scolpiti sulle rocce,

sogni lontani persi dentro te,

guardo la valle che nasconde il nostro bene,

sorridi e il cielo rosa sembrerà.

Oh,oh!”  Rosa Camuna

 Le corde del passato vengono pizzicate delicatamente, rimbomba il suono della nostalgia, gli spettatori si lasciano trasportare dalle note dolci della musica, si lasciano essi cullare dalle polifoniche voci degli artisti i quali regalano l’illusione di poter ascoltare un’unica voce.

Co-prodotto dal Torinodanza Festival 2024, U. (Un Canto)è uno spettacolo che oltre a lavorare sul movimento invisibile, lavora anche sull’assenza di movimento: un solo passo viene effettuato dai coristi, una volta alla fine di ogni canto, un cammino, lento e disciplinato che li porta dal fondo palco fino a proscenio. La platea è silente, talvolta qualcuno intona flebilmente il canto in atto, in memoria chissà di qualche ricordo riportato alla luce. L’applauso al termine della performance è d’obbligo, la voce, strumento da tutti posseduto ma da pochi utilizzato consapevolmente, sia nella vita reale che in una prospettiva artistica, quale magia possiede: la forza e la potenza se usata in gruppo, l’unicità e l’originalità se usata da una persona soltanto. Il timbro, la firma inequivocabile della nostra voce, inimitabile. Un muscolo, la corda vocale, in grado di cambiare il mondo, dichiarare amore e odio, in grado di urlare una vittoria e  sussurrare una sconfitta. La danza, fatta di muscoli, è da sempre indissolubilmente legata alla musica, alla canzone che essa interpreta. Danzano le voci con le corde vocali, con i muscoli del viso, della lacrima e del sorriso e noi, platea, abbiamo danzato con loro credendo di essere immobili. Questo spettacolo è travolgente; ancora una volta il Torinodanza Festival ci ha messo di fronte ad un estremo contrasto ed anche dinanzi alla consapevolezza che non tutto ciò che vediamo è come sembra. Bisogna muoversi, fisicamente e mentalmente, per poter andare oltre e danzare là dove nessuno aveva mai danzato prima, come il coro di Alessandro Sciarroni.

Rossella Cutaia

di Alessandro Sciarroni
con Raissa Avilés, Alessandro Bandini, Margherita D’Adamo, Nicola Fadda, Diego Finazzi, Lucia Limonta, Annapaola Trevenzuoli
casting, direzione musicale, training vocale Aurora Bauzà & Pere Jou
casting, consulenza drammaturgica
training fisico Elena Giannotti
styling Ettore Lombardi
disegno luci e cura tecnica Valeria Foti
cura, consiglio e sviluppo Lisa Gilardino
Corpoceleste_C.C.00#, Marche Teatro Teatro Di Rilevante Interesse Culturale
Progetto Ring: Festival Aperto – Fondazione I Teatri Reggio Emilia, Bolzano Danza – Fondazione Haydn,
Fog Triennale Milano Performing Arts
Torinodanza Festival, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Freedom Sonata by Emanuel Gat-Torinodanza Festival 2024

<<Il fatto che qualsiasi insieme di condizioni (HOW) si traduca sempre in incentivi specifici (WHY) per gli individui coinvolti, è ciò che definisce il ruolo del coreografo. Poiché c’è sempre il problema di dover predefinire queste condizioni//incentivi, in base alla propria visione del mondo. Domande primordiali come autorità, sovranità, libertà, verità, entrano in gioco nel processo di definizione delle condizioni coreografiche.>> Emanuel Gat

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S 62° 58’, W 60° 39’ – PEEPING TOM

Lo scorso 24 ottobre Torino Danza Festival, in convenzione con il Festival delle Colline Torinesi, ha ospitato alle Fonderie Limone di Moncalieri la prima nazionale della nuova produzione della compagnia belga di teatro danza Peeping Tom diretta da Gabriela Carrizo e Franck Chartier.

La compagnia è famosa in tutto il mondo per i suoi spettacoli altamente provocatori e complessi e “S 62° 58’, W 60° 39’” non è da meno, per questo abbiamo deciso di provare a restituire un doppio punto di vista riportando due recensioni scritte rispettivamente da Graziana Distefano e Mirella Oliveri.

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