IL CASO W. – CLAUDIO MORGANTI

“Un uomo ingoiò una farfalla. Non mangiò per una settimana col timore di schiacciarla. Quell’uomo poi accoltellò la sua amante.”

Il caso W , arrivato al teatro Astra di Torino per la Stagione TPE 2019/2020, segna il grande ritorno sulle scene di una delle figure più importanti del panorama del teatro italiano contemporaneo: il Premio Ubu Claudio Morganti.

Con questo nuovo spettacolo Rita Frongia e Morganti tornano a lavorare sul Woyzeck di Buchner, prendendolo come spunto per creare un testo totalmente originale.

Il caso W infatti mostra agli spettatori il processo a Woyzeck mai raccontato da Buchner. Si tratta di un processo che ha dell’assurdo, del grottesco. I personaggi sono controversi: basti pensare al fatto che ogni testimone riesce a trovare un modo per evitare di pronunciare il giuramento di “dire sempre la verità”, fatto che quindi permea tutto il processo di una profonda ambiguità.

Se si passano in rassegna gli altri lavori di Claudio Morganti su Woyzeck, questo può sembrare il più insolito e forse il meno organico rispetto al resto della sua produzione. Eppure i legami con altre opere del regista non mancano, in particolare con il suo spettacolo del 2012 Ombre – Wozzeck. Il caso W è pensato per cominciare sin dal momento in cui gli spettatori prendono posto in sala. I personaggi sono già tutti in scena, immobili, nella penombra, come se fossero essi stessi delle ombre in procinto di raccontare una storia. Perfino Woyzeck, l’oggetto del processo, per tutto lo spettacolo non è che un’ombra: non ha potere decisionale, è in balia delle parole degli altri, i quali giocano con la sua vita come si gioca con un burattino. A livello di messa in scena l’attore (Gianluca Balducci) inoltre dà sempre le spalle al pubblico o tiene il viso rivolto verso il basso, come a sottolineare la sua assenza. Nel finale per di più, con l’arrivo del fantasma di Marie, le ombre sono molto più accentuate ed evidenti.

Nonostante l’estrema particolarità di questo spettacolo, Morganti non perde quella che è sempre stata una delle caratteristiche principali del suo teatro: creare un’atmosfera intima. Il pubblico non assiste semplicemente a una vicenda, diventa parte di una vicenda. La disposizione degli attori sul palco, l’uso particolare dello spazio, rende infatti il pubblico la vera e propria giuria del processo. Non si bada a regole come il “non dare le spalle al pubblico”: gli avvocati dell’accusa e della difesa per esempio, i quali si trovano perlopiù in proscenio, stanno spesso girati di spalle poiché in realtà stanno osservando anch’essi in prima persona uno spettacolo, ossia quello delle storie dei testimoni.

Il caso W si può dunque definire uno spettacolo fatto per la sua interezza di contrasti: si mescola la risata alla riflessione, si nota la grande ipocrisia nei rapporti tra i due avvocati, lo stesso Woyzeck è prima un omicida mentalmente instabile e poi un uomo delicato e fragile.

Il finale, come in gran parte della produzione di Morganti, è ambiguo: il verdetto resta al pubblico, ma dopo un tanto lungo processo, nulla si è risolto, così come a volte accade nella vita.

Alessandra Vita

Regia: Claudio Morganti

Autore: Rita Frongia

Con: Isadora Angelini, Gianluca Balducci, Gaetano Colella, Massimiliano Ferrari, Rita Frongia, Claudio Morganti, Francesco Pennacchia, Luca Serrani, Gianluca Statur, Paola Tintinelli

Luce: Fausto Bonvini

Organizzazione: Adriana Vignali

Produzione: Teatro Metastasio di Prato / TPE – Teatro Piemonte Europa / Armunia – Centro di residenze artistiche Castiglioncello / Esecutivi per lo spettacolo

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