Geppetto e Geppetto: biologia o sentimento?
“Toni perché abbiamo desiderato così tanto avere dei figli, forse per paura di rimanere soli?”
“No Franca, no, i figli non si fanno per questo!”
Anche io – seppur nella condizione di figlia e non ancora di genitore- confesso di essermi chiesta parecchie volte quale senso abbiamo noi figli per i nostri genitori e che senso ci sia nel desiderarci a tutti i costi. Avere figli può essere emozionante, talvolta può essere controproducente; il rapporto genitore-figlio non è sempre roseo, ci possono essere difficoltà economiche, ideologiche e pratiche, eppure sono sicura che qualsiasi madre sacrificherebbe la propria vita per quella del figlio, senza esitazione!
Mi sono interrogata sulla tanto discussa “stepchild adoption” e se essa nasca da un reale desiderio d’amore o se, in fondo, non sia un pretesto per affermare il proprio orgoglio omosessuale e i propri diritti in un paese, sotto molti aspetti, ancora ben poco al passo coi tempi. Il regista Tindaro Granata mi ha fatto capire, pragmaticamente, che non c’è alcun senso, in realtà, nell’essere genitore e nell’essere figlio, esattamente come nell’amore: quando si ama qualcuno, lo si ama e basta, e si ama con esso la follia, il desiderio e le difficoltà che comporta. E così succede nel rapporto tra genitori e figli.
Con una scrittura empatica e aderente alla realtà, Granata porta in scena – in prima nazionale alla XXI edizione del Festival delle Colline Torinesi – Geppetto e Geppetto, la storia di Toni e Luca, due uomini che si amano, e che sono disposti ad andare contro tutti e contro tutto per avere il figlio che tanto desiderano. Dopo qualche esitazione, partiranno per il Canada, dove ricorreranno all’inseminazione artificiale tramite una “gravidanza per altri” (pratica vietata nel nostro paese). Dopo il ritorno in Italia e un lutto imprevisto, il figlio Matteo dovrà fare i conti con la difficoltà che il crescere comporta; mentre Luca farà i conti con il rapporto travagliato che ha con il figlio, rapporto che, solo nel finale commovente, troverà un suo positivo modo di esprimersi.
Una vicenda, quella di Geppetto e Geppetto che, a partire dalla favola di Collodi, cita un celeberrimo padre single, Geppetto appunto. Come ha spiegato, Granata non si schiera né “pro” né “contro” la questione, ma racconta la “semplice” storia di un papà che vuole fare unicamente il papà e di un figlio che vuole fare il figlio… “Se solo ci fosse più amore” ripete spesso ironicamente Luca, interpretato dallo stesso Granata, ci sarebbero meno problemi!
Estremamente attuale è dunque il tema dello spettacolo che richiama la legge Cirinnà (tanto criticata da una parte, tanto attesa dall’altra) su unioni civili e convivenze, legge infine approvata dopo un lungo iter.
“Ho rubato pensieri e ignoranza dalle persone; ho rubato loro paura, dolcezza, rabbia, intolleranza, odio e amore. Ho annotato sulla linea ferroviaria Cosenza- Milano Centrale punti di vista e luoghi comuni” spiega Granata , “così sono salito sui tram, ho incontrato persone, mi sono finto un giornalista per raccogliere riflessioni di madri e di donne spaventate da questa tecnica che prevede un utero in affitto”. Esempi lampanti sono infatti la figura di Franca (Alessia Bellotto), l’amica di famiglia e la maestra elementare di Matteo (Lucia Rea per la prima volta sul palcoscenico).
Efficace, nella sua semplicità, la scenografia: un tavolo al centro della scena e sedie lungo i lati del palcoscenico. I costumi sono magliette nere con dei nomi attaccati, che via via si staccheranno durante i 90 minuti dello spettacolo, perché la volontà della regia è quella di dare voce a personaggi, focalizzando l’attenzione sul dinamismo delle situazioni più che sulla realtà statica dei caratteri. Non manca poi un’attenta riflessione sui diversi tipi di famiglia di oggi. Granata ne mette a confronto tre. Quella cosiddetta normale di Walter, caro amico di Matteo, preoccupata unicamente dell’agognato “posto fisso” in azienda, scordando così le reali attitudini del figlio; quella a stampo “matriarcale” di Lucia, alla quale è mancato un padre, e quella “strana”, forse la più invidiata, e forse la più bella nonostante i problemi, di Matteo Luca e Toni.
Quest’ultima si scontrerà con la madre di Toni (Roberta Rosignoli) che metterà in discussione il rapporto con il figlio poiché totalmente contraria al modo in cui dovrà nascere Matteo: “Non è che uno può pensare una cosa e poi la fa! I figli sono una cosa seria…siamo animali che amano”.
A fare da “intermezzo musicale” allo spettacolo ci sono frammenti registrati durante il Family Day del 30 gennaio scorso, che riportando voci distoniche e opinioni dei manifestanti, voci che paiono aggredire la platea!
Per concludere, sono stati invitati a raccontare la propria esperienza, due “Geppetti” in carne ed ossa: Francesco e Piero, due uomini che, come Toni e Luca, si amano e che stanno lottando per avere un figlio, ben consapevoli delle difficoltà di crescerlo. I figli sono una cosa seria e i genitori lo sono altrettanto per la nostra identità di figli; quando si parla di avere due padri o due madri, di affittare un utero, non so dove stia la ragione, cosa sia davvero giusto e cosa sbagliato, ma forse dovremmo togliere a questa questione un po’ di biologia e metterci un po’ più di sentimento: in fondo anche un nonno, una nonna, un amico, un cane o gatto possono essere la nostra famiglia. Tutti sbagliano, tutti amano, tutti odiano e tutti hanno diritto ad avere diritti. Se poi a far da mamma è un padre e far da padre è una mamma forse poco importa, no?
Martina Di Nolfo
Geppetto e Geppetto
Scritto e diretto da Tindaro Granata
Con Alessia Bellotto, Angelo Di Genio, Tindaro Granata, Carlo Guasconi, Paolo Li Volsi, Lucia Rea, Roberta Rosignoli.
Coproduzione: Teatro Stabile di Genova, Festival delle Colline Torinesi, Proxima Res.
Regista assistente: Francesca Porrini
Allestimento: Margherita Baldoni
Luci e suono: Cristiano Camerotti
Movimento di scena: Micaela Sapienza
Presentato “Teatro a Corte” 2016
Venerdì 20 Maggio è stata presentata la nuova edizione di Teatro a Corte, l’importante iniziativa che ormai da diversi anni dà risalto alle celebri dimore sabaude.
La fondazione TPE affiancata dal sostegno di Fondazione CRT, Compagnia San Paolo, dalla Regione Piemonte e dalla Città di Torino, dà vita alla decima edizione di questo festival. Un appuntamento ricco di spettacoli, tutti improntati sull’innovazione e sulle arti digitali. A comporre il calendario della durata di otto giorni, saranno presenti infatti ben 19 compagnie internazionali, che con i loro spettacoli creeranno un’iniziativa dal fascino particolare.
Ormai diventato tratto distintivo di questo festival è l’inclusione scenografica degli allestimenti, la quale tiene conto degli sfarzosi scenari donati dai palazzi.
I luoghi dove si terranno gli spettacoli sono: Il castello di Agilè, Racconigi e Rivoli, Palazzo Madama, Stupinigi e la Venaria Reale.
Sono consigliati abbonamenti prolungati a tutta la durata del festival al costo di 100 euro. Esistono inoltre altre soluzioni, nate dalla collaborazione con il Festival delle colline torinesi, che include quattro spettacoli al costo di 32 euro.

Rising. Danzando verso il Cosmo
Danzatore anglo-indiano di Kathak e Bharata Natyam, due danze tradizionali dell’India, Aakash Odedra è stato ospite della Lavanderia a Vapore di Collegno il 18 aprile. Lo spettacolo si compone di quattro assoli che, certamente, possono avere vita autonoma sulla scena, ma allo stesso tempo accompagnano lo spettatore in un percorso che trae origine dalla Madre Terra, percossa con i piedi, passa attraverso una dimensione animalesca a tratti felina, giunge a una sfuggente
dimensione umana per approdare, infine, alle più alte sfere del Cosmo. Continua la lettura di Rising. Danzando verso il Cosmo
La donna serpente
Dalla buca d’orchestra si sgranchiscono i violini, si scaldano le corde delle viole. A poco a poco si risvegliano tutti gli strumenti in un tocco di bacchetta. Sale in platea uno sciame di note irrequiete e d’un tratto un cono di luce illumina i volti di ballerini che compaiono poco per volta. Lo sfondo scenografico è discreto ed essenziale composto da soli elementi geometrici, neutri, che permettono di far risaltare pienamente gli attori in scena. Inizia un racconto animato da creature fantastiche, la fiaba dell’immortale fata Miranda e del suo amore per il mortale Altidòr, re di Téflis. È la lotta tra un sentimento sconfinato e il volere dell’autorità paterna, sviluppati in un gioco di voci, in un dialogo tra un soprano e un baritono, tra i toni leggeri dei flauti e quelli cavernosi delle percussioni a caratterizzare l’opera di Alfredo Casella.
La regia dello spettacolo è affidata all’attore e regista Arturo Cirillo, che lavora su La Donna Serpente sottolineandone il velo leggero di crudeltà che ne attraversa le righe, in cui i protagonisti si vedono obbligati ad un cammino di purificazione attraverso il dolore. Anche qui, come in ogni fiaba, è presente lo scontro tra il male e bene, incarnati rispettivamente in Demogorgone (padre di Miranda) e Miranda, che viene rappresentato attraverso mutamenti scenici inaspettati, alternanze improvvise di luci e ombre, intermezzi comici, accadimenti tragici e magici, nel trionfo della massima potenzialità espressiva.
È un movimento altalenante tra eroicità e debolezza spettaccolarizzate, nel sottile confine tra amore e maledizione che si sfidano in una prova iniziatica: una prova d’inganni, viene ordita da Demogorgone per Altidòr, ignaro della propria responsabilità verso il destino della sua sposa. Inevitabile è il passaggio attraverso il dolore, cantato e danzato nella costante moderazione, rifuggendo gli eccessi dei toni melodrammatici. La metamorfosi è il punto centrale dell’opera inscenata con maestria nell’alternanza di canto e ballo: con il corpo squamato e la lingua biforcuta, la donna canta la sua triste sorte accasciata in un angolo, assorta nei suoi aspri dolori, mentre una ballerina ne sottolinea, con il corpo contorto, la disperazione.
Il racconto, che inizialmente si sviluppa con un ritmo lento e poco coinvolgente, e con l’orchestra che pare non essere ancora decisa al decollo, continuerà con più scioltezza e fluidità fino al terzo atto. È una rappresentazione che si mantiene viva anche se talvolta tende a perdersi in una leggera prolissità portando a volte il pubblico a distrarsi.
Si agitano gli archi, una cascata di campanellini accompagna le voci femminili del coro in festa; l’attenzione degli spettatori viene ricuperata abilmente con un ultimo lazzo di personaggi comici, un botta e risposta tra cantanti e orchestra: trionfa la gloria nel banchetto in onore del Re e della Regina. Gloria a Miranda e Altidòr, gloria ai loro spiriti innamorati. Il palco brulica di voci sprigionando emozioni che invadono il pubblico, tutti i personaggi entrano in scena per festeggiare gli innamorati stretti nei loro abbracci e circondati dall’eco “Tutto è vano ciò che amor non è.”
Teatro Regio, Giovedì 14 Aprile 2016 – Domenica 24 Aprile 2016
LA DONNA SERPENTE di Alfredo Casella Opera fiaba in un prologo, tre atti e sette quadri. Musica di Alfredo Casella.
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Fattoria Vittadini
Nuovo allestimento
in coproduzione con Festival della Valle d’Itria
Quinta puntata de “I Tre Moschettieri”
La quinta puntata de “I Tre Moschettieri”, esperimento di “teatro a puntate” prodotto dalla fondazione TPE (Teatro Piemonte Europa) in scena al teatro Astra e diretta da Andrea Baracco sul testo riscritto da Ghigo de Chiara, soddisfa le aspettative e la curiosità destate.
Ormai la vicenda di D’Artagnan e dei suoi fedeli compagni Athos, Porthos e Aramis è già avviata, ma Continua la lettura di Quinta puntata de “I Tre Moschettieri”
Clitennestra: il riscatto di una donna e la lotta contro la civiltà decaduta
Martedì 1 marzo e per le cinque serate a seguire, il Teatro Carignano ha ospitato sul suo palcoscenico lo spettacolo Clitennestra, una produzione del Teatro Biondo Stabile di Palermo. Scritto e diretto da Vincenzo Pirrotta, la rappresentazione ha presentato un cast totalmente al femminile: infatti, accanto all’interpretazione di Anna Bonaiuto nel ruolo del personaggio principale (Clitennestra), abbiamo avuto Odette Piscitelli (Oreste), Giulia Andò (Elettra), Roberta Caronia (Corifea) e Cinzia Maccagnano (Corifea), Elisa Lucarelli (Sacerdotessa), Lucia Portale (Coreuta) e Yvonne Guglielmino (Coreuta).
Dopo un lungo sonno durato tremila anni, Clitennestra si risveglia con un unico scopo: spiegare le motivazioni che l’hanno portata a macchiarsi dei noti scempi e riscattare così la propria dignità. Ma a stento riesce a riconoscere la sua Micene, tutto è cambiato, siamo infatti in un mondo immaginario collocato in un futuro impreciso. Continua la lettura di Clitennestra: il riscatto di una donna e la lotta contro la civiltà decaduta
I tre moschettieri al teatro Astra: la rivoluzione in scena.
Il debutto de “I tre moschettieri” è stato un gran successo, la seconda puntata è stata accolta magnificamente sia dal pubblico sia dalla critica; non si poteva mancare all’appuntamento del 13 febbraio per il terzo capitolo di quest’avventura. Chi come me non ha potuto assistere agli spettacoli precedenti non deve preoccuparsi: all’inizio della puntata viene fatto un riassunto di quanto è successo in precedenza e durante lo spettacolo gli attori fanno liberamente riferimento “alla puntata precedente” suscitando le risate dei presenti. Le aspettative erano grandi certo, ma sono state superate ampiamente. Una folata di vento che ha spazzato via tutte le mie credenze e i luoghi comuni sul teatro.
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I Tre Moschettieri: terza puntata
I Tre Moschettieri
Spettacolo coinvolgente e avvincente quello dei Tre Moschettieri tenutosi lo scorso martedì 8 marzo al teatro Astra, in cui è stata messa in scena la terza delle otto puntate dell’opera teatrale che riprende il romanzo di Alexandre Dumas, dirette da 8 diversi registi di spicco (Beppe Navello, Gigi Proietti, Piero Maccarinelli,
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Intervista a Maria Luisa Abate della Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa
Qualche domanda rivolta all’attrice Maria Luisa Abate, tra i fondatori della compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa.
Il tema dell’intervista verte principalmente sullo spettacolo “Bersaglio su Molly Bloom” (in scena a Torino dal 3 all’8 maggio), passando dalla scenografia di Daniela Dal Cin, all’influenza della poetica di Marco Isidori sugli attori della compagnia.