Come starebbe Dioniso con un paio di scarpe col tacco? Alla ricerca del dionisiaco, i Marcido ci offrono una moderna interpretazione della tragedia di Euripide al Teatro Gobetti di Torino. Esattamente come la divinità ambigua, sia uomo che donna, giocosa e terrificante a un tempo, questo spettacolo esplora l’inconscia sfrenatezza di Bacco restando in un limbo di comicità e orrore.
Sconvolgendo e modernizzando rispettosamente il testo di Euripide, gli attori con una gestualità grottesca, lavorano sulla musicalità della parola e trasmettono le emozioni folli e incontrollabili al centro della tragedia. Pur modernizzando l’accadimento scenico, vengono mantenuti aspetti tipici del teatro classico, tra cui la centralità del coro, l’uso di maschere, un numero ridotto di attori che interpretano più personaggi e un elemento di ritualità, per quanto in questo caso dal carattere laico e grottesco.
Attraverso la scenografia e i costumi Daniela Dal Cin aggiunge ulteriori elementi stranianti alla vicenda: il palazzo di Penteo che si trasforma dando un aspetto infernale ai fatti raccontati; le maschere-bocca che oltre a sottolineare l’importanza affidata alla voce all’interno della rappresentazione, sono presagio del terrificante destino di Penteo, il cui costume allo stesso modo, nel momento in cui assume sembianze femminili, anticipa anch’esso visivamente ciò che sta per accadere. La fine del personaggio viene poi palesata attraverso una rappresentazione figurativa cruda di ciò che rimane del corpo straziato dalle Baccanti, che contrasta con la giocosità con cui questo elemento scenico viene utilizzato e che ha ironicamente caratterizzato l’intero spettacolo.
Rispondendo alla domanda posta inizialmente, gli stivali rossi col tacco portati dalla divinità, mettono ulteriormente in risalto il carattere ambiguo del dio e lo inseriscono nella modernità facendolo somigliare ad un Frank’N’Furter di The Rocky Horror Picture Show. Donna e uomo allo stesso tempo, ragione e follia, sacro e profano, lascivo e infantile, questa figura enigmatica, interpretata da Paolo Oricco, sintetizza e contagia l’intera rappresentazione dando l’impronta surreale che la caratterizza. L’atmosfera che si viene a creare non manca anche di interazione col pubblico che pur rimanendo comodamente seduto viene chiamato in causa, in particolare sul finale in cui si viene ammoniti al rispetto della divinità.
La rappresentazione consente una vera e propria catarsi, facendo provare pietà ed orrore, ma allo stesso modo cerca di mantenere un elemento di ironica e grottesca comicità, e risulta interessante per quanto riguarda la sperimentazione attuata su più codici teatrali, dagli attori alla scenografia, oltre a portare in scena e interrogare giocosamente lo spettatore riguardo all’inconscia bestialità infantile dell’umanità.
Linda Steur
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Da Euripide
Riscrittura Marco Isidori
Con Paolo Oricco, Maria Luisa Abate, Marco Isidori
Valentina Battistone, Ottavia Della Porta
Alessio Arbustini, Alessandro Bosticco
Regia Marco Isidori
Assistente alla Regia Mattia Pirandello
Luci Fabio Bonfanti
Scene e Costumi Daniela Dal Cin
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa