METAmORFOSI: LO SCARAFAGGIO SOCIALE A PANCIA IN SU

All’interno del variegato programma del Torino Fringe Festival 2017 troviamo con diverse repliche  lo spettacolo, vincitore di Maldipalco 2014, METAmORFOSI della compagnia Officina per la scena. La rappresentazione, di e con Luca Busnengo e con la supervisione artistica di Michele Guararldo, si tiene presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli, un luogo intimo e raccolto, particolarmente adatto per un tipo di lavoro  quale quello proposto da Busnengo.

Sembra infatti quasi di scendere in un sotterraneo, i soffitti sono a volta e le sedie per accomodarsi poche, situate vicine al palco, che è molto basso. Ed è proprio per questo che quando l’attore fa il suo ingresso e inizia a parlare, non si può fare a meno di sentirsi parte della sua narrazione, di sentire il suo respiro; non c’è distanza tra il pubblico e chi gli si sta rivolgendo, siamo immersi insieme a lui nella storia. L’attore è talmente vicino a noi da farci sentire tutto il dolore del personaggio, e l’empatia cresce sempre di più, mano a mano che lo spettacolo prende vita. Dobbiamo accettare l’idea che assisteremo ad uno spettacolo che non ci vuole passivi, che proveremo emozioni intense,  e che ascolteremo argomenti che forse ci toccheranno nel profondo.
Tutti gli elementi per una forte immedesimazione sembrano quindi essere presenti, ma grazie all’uso della luce, talvolta colorata e psichedelica, e della musica, che vede l’utilizzo di brani di Caparezza o Giorgio Gaber, si crea un’atmosfera straniante che porta lo spettatore a distaccarsi quanto basta per poter ragionare razionalmente sui temi trattati.

Colpisce l’estrema attualità di quello che viene narrato: il disagio che le generazioni provano in questo tempo dove i cambiamenti e le regole della società sono talmente rapidi che per stare al passo non si può far altro che abbandonare la propria identità. Per parlare di questo vediamo sulla scena un personaggio anonimo che racconta cosa succede a coloro che invece non vogliono omologarsi, ma che finiscono con il sentirsi inadeguati alla vita poiché questa società non premia più la diversità come una ricchezza.
Storie comuni di disagi, di suicidi, storie individuali e collettive, di cambiamenti e di trasformazioni, prendono vita attraverso le parole di uno “scarafaggio” che rappresenta tutti e nessuno. Il richiamo a Kafka è chiaro e la capacità di Luca Busnengo di muoversi e modificare la voce per ricordare l’insetto è ammirevole. Lo scarafaggio non è altro che colui che decide di uscire allo scoperto e mostrarsi nella sua particolarità, sicuro di essere protetto dalla sua forte corazza. Ma, come viene detto  nella parte finale del monologo, se lo scarafaggio viene capovolto dalla società e non viene aiutato da nessuno, non può far altro che mostrarsi vulnerabile, soffrire per la sua condizione personale e annegare nelle proprie lacrime. Perché quando viene accesa la luce e non ci sono più le tenebre a nasconderti, non si può più scappare.

Oltre al richiamo letterario a La metamorfosi di Franz Kafka, è presente anche quello a Amleto di William Shakespeare, in particolare al  celebre monologo “Essere o non essere…”, usato nel momento in cui la soluzione di chi soffre sembra essere solo quella del suicidio, ovvero quella di abbandonarsi ad un sonno senza sofferenze che possa anche includere sogni.

La scenografia è composta da uno sgabello nero e anche i costumi usati dall’attore sono scuri, eccezion fatta per la camicia bianca, che viene però coperta per la maggior parte del tempo da un cappotto. Non siamo quindi di fronte ad un’ambientazione naturalistica e questo non può far altro che attivare l’immaginazione del pubblico, che cerca di dare un luogo e un tempo nella sua mente alle storie narrate. L’unico oggetto colorato che viene usato come un simbolo è una mela verde, bellissima e perfetta, in grado proprio per questo di adattarsi ad ogni situazione, esattamente come le regole sociali vorrebbero che fosse ogni individuo.

di Alice Del Mutolo

di e con Luca Busnengo
supervisione artistica Michele Guaraldo
spettacolo vincitore MALDIPALCO 2014
Tangram Teatro

 

 

2 commenti su “METAmORFOSI: LO SCARAFAGGIO SOCIALE A PANCIA IN SU”

  1. Da teatrofila quale sono ho veramente apprezzato questo articolo. L’idea della metamorfosi è un soggetto che sempre mi ha affascinato da Kafka a Ionesco… ecc. Adoro tradurre ogni opera perché la traduzione è un esercizio intellettuale che si sublima nel teatro.

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