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COME GLI UCCELLI – MARCO LORENZI

L’impeccabile armonia del Mulino di Amleto

Nel percorso artistico della compagnia teatrale Il Mulino di Amleto la recitazione ha sempre occupato un posto importante, gli attori si concentrano su alcuni principi fondamentali: la sensibilità di pubblico, partner, ritmo e spazio. Tutti elementi che risultano fondanti nei loro spettacoli. Negli ultimi anni Marco Lorenzi rivolge una profonda attenzione, anche tramite laboratori con allievi attori e professionisti, al testo Tous des oiseaux di Wajdi Mouawad. Il 10 ottobre il suo adattamento dello scritto di Mouawad Come gli uccelli debutta al Teatro Astra come anteprima nella settimana di apertura, dedicata al Libano, del Festival delle Colline Torinesi 2023 quest’anno incentrato sul tema del profugo.

Partendo da quello che ai nostri occhi sembra essere un capolavoro della drammaturgia teatrale contemporanea, Lorenzi riesce ad esaltarne la struttura e i contenuti in una messinscena esemplare. I fatti di questi giorni rendono l’eco della rappresentazione ancora più forte. «L’impeccabile armonia del caso» descritta da uno dei protagonisti sembra verificarsi anche nella realtà, poiché il conflitto israeliano-palestinese si sta tragicamente inasprendo proprio nelle ultime ore. Wajdi Mouawad è un drammaturgo e regista libanese naturalizzato canadese, politicamente molto esposto. Nasce a Beirut, vive la guerra civile degli anni ‘80, si trasferisce poi in Québec, per infine stanziarsi in Francia. Non a caso Tous des oiseaux, il suo testo manifesto, ci parla di origini e multiculturalismo.

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FDCT23 – PLATONOV

Il 7 e l’8 giugno, alle Fonderie Limone di Moncalieri per la settima e ottava giornata del Festival delle Colline Torinesi si è tenuta, in prima assoluta, la reinterpretazione del regista Marco Lorenzi (al quale siamo riusciti a strappare una piccola intervista), affiancato dalla compagnia “Il Mulino Di Amleto“, del Platonov di Anton Cechov, uno dei primi drammi da lui scritti (1880-81).

Nel pre-spettacolo avremo una veloce e gaia presentazione del regista, gioiosa infatti sarà anche la prima parte del primo atto, dove vedremo i nostri attori imbandire un grande tavolo con bottiglie e contenitori di vetro contenenti vodka, importante simbolo della Russia e dello spettacolo in sè, e nel contempo, accompagnati dalla musica, gestita da uno dei personaggi seduto alla console. Dopo qualche minuto dall’arrivo di Platonov entreranno in scena pure la rabbia, il risentimento e la frustrazione fra i personaggi, sia per sciocchezze che per fatti di una certa importanza, ma l’allegria non lascerà mai il palco, creando una vera e propria altalena di sentimenti, la “Russità“.

Ma cos’è la “Russità“? Come ci spiega il regista, la russità è un neologismo utilizzato dai personaggi stessi, appunto per descrivere questa complessità emotiva altalenante continuamente presente durante il dramma e a volte anche durante la vita di tutti i giorni.

Cechov mandò il suo testo a diverse personalità di rilievo, fra cui una grande attrice del Maly Theatre di San PietroburgoMarija Ermolova, che, ahimè, gli consigliò di cambiare mestiere, al che lui si sbarazzò del dramma. In seguito, nel 1920, venne scoperta la prima stesura dell’opera e finalmente fu resa pubblica.

Il Platonov di Cechov è un opera divisa in 4 atti, ma in questa reinterpretazione godremo dei primi 3 e il quarto ci verrà narrato. Cechov, dopo quest’opera, abbandonò per lungo tempo il teatro dedicandosi ai racconti, ma nei suoi futuri testi teatrali prevarrà comunque la costante ricerca dell’uomo della felicità, sempre convinto che essa non si trovi lì con lui ma da un altra parte, tema che troviamo nel Platonov e spesso anche nella nostra esistenza. Altro tema di massima importanza è l’amore, amore al cui centro troveremo appunto Platonov, sposato, con amante e spasimante, ma tutto quest’amore è falso, l’amore non è un dono che bisogna ricevere per sentirsi completi, ma qualcosa di spontaneo e puro. Marco Lorenzi ci racconta come Oskaras Koršunovas (importante regista lituano) gli  abbia spiegato la sua intenzione di mettere in scena il Platonov dandogli di un ottimo consiglio:

Devi pensare che racconta della crudeltà dell’amore.

A mio parere, per questo dramma, Cechov fu influenzato da Arthur Schopenhauer per sua stesura. Qui citerei una delle frasi più famose del filosofo per far capire in che modo:

La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.

Quest’opera, a sua volta, ha influenzato il famoso regista, sceneggiatore e scrittore francese, Jean Renoir nella stesura della sceneggiatura de La regola del gioco, dove possiamo trovare situazioni e significati simili a quelli del Platonov.

Realizzare questo dramma si deve essere rivelata un’impresa ardua, considerata la profondità e l’intensità dell’opera, ma il regista insieme alla compagnia ha svolto, a mio avviso un ottimo lavoro donandoci una godibile revisione. Gli attori come il pendolo oscilleranno fra amore e odio, tristezza e felicità con una facilità incredibile e riuscendo a rimanere credibili per tutta la durata dello spettacolo.

Per quanto riguarda la scenografia, ci troveremo inizialmente un tavolo vuoto, gli attori seduti su delle sedie e un pannello vetrato mobile praticabile in fondo al Décor. In seguito gli attori imbandiranno il tavolo, sposteranno le sedie e ci sarà un continuo mutamento della scena. Il pannello verrà utilizzato per il cambio del’ambiente, e in una scena di grande confusione verrà pure fatto ruotare velocemente in un mix di euforia e caos che rappresenterà a pieno i contrastanti sentimenti dei personaggi ormai alla deriva.

Recensione a cura di Roberto Lentinello

Da Anton Cechov
Regia Marco Lorenzi

Uno spettacolo di Il Mulino di Amleto

Con Michele Sinisi
e con Stefano Braschi, Roberta Calia, Yuri D’agostino, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Rebecca Rossetti, Angelo Maria Tronca
Adattamento Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi
Regista Assistente Anne Hirth
Style e visual concept Eleonora Diana
Disegno luci Giorgio Tedesco
Costumi Monica Di Pasqua

Co-produzione Elsinor Centro Di Produzione Teatrale, Festival delle Colline Torinesi, Tpe Teatro Piemonte Europa
Con il sostegno di La Corte Ospitale – Progetto Residenziale 2018
in collaborazione con Viartisti per La Residenza Al Parco Culturale Le Serre

FDCT23 – Intervista a Marco Lorenzi (Mulino di Amleto)

Il buongiorno dal Festival delle Colline Torinesi arriva oggi con un’intervista al regista Marco Lorenzi della compagnia Il Mulino di Amleto, in attesa del debutto in prima nazionale il 7 e l’8 giugno alle Fonderie Limone di Moncalieri di una personalissima e scatenatissima versione di Platonov, uno dei primi lavori, classe 1880, del maestro Anton Cechov.

Poche parole per descrivere il cuore di questo lavoro? Complessità, umanità, emotività, felicità, trasparenza, crudeltà dell’amore…  insomma:  russità!

E le Colline, cosa c’entrano con tutto questo?

“Il Festival delle Colline è un posto dove si può rischiare, si può sbagliare, si può cercare” Marco Lorenzi

Buona visione

A cura di

Andreea Hutanu, Eleonora Monticone, Roberto Lentinello