FERDINANDO – ANNIBALE RUCCELLO

Dal 21 al 26 novembre è andato in scena al Teatro Gobetti “Ferdinando” di Annibale Rucello, drammaturgo napoletano scomparso prematuramente nel 1988.


La trama si concentra su Donna Clotilde (Sabrina Scuccimarra), una baronessa borbonica in declino, che decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita nella sua casa di campagna vicino Napoli, isolandosi come segno di disprezzo per la cultura piccolo borghese che si sta diffondendo dopo l’unificazione d’Italia. In sua compagnia c’è la cugina meno abbiente, Donna Gesualda (Anna Rita Vitolo), che assume un ruolo ambiguo di infermiera. I giorni trascorrono monotoni, tra l’uso di pasticche, bagni termali, vari farmaci e conversazioni con il parroco locale, Don Catello (Arturo Cirillo). Tutto sembra immutabile fino all’arrivo di Ferdinando (Riccardo Ciccarelli) , un giovane nipote di Donna Clotilde, di una bellezza “morbosa e strisciante”, con le parole di Ruccello stesso. Solo nel finale Ferdinando svela la sua vera identità: un impostore, figlio di un notaio, desideroso di recuperare una vecchia cassetta di brillanti appartenuta al principe di San Marzano e precedentemente rubata dalla baronessa. Si scatena un crescendo di passioni, peccati, desideri, confessioni, gelosie e ricatti che culminano nell’omicidio di Don Catellino perpetrato dalle due donne.

Nell’opera, in cui si intravedono ispirazioni a Teorema e Malizia, vengono reinterpretati attraverso la prospettiva della baronessa in decadenza il cambiamento culturale dell’Italia e i suoi valori morali .

La lettura registica di Arturo Cirillo accorpa i due atti e inserisce nella rappresentazione intervalli con canti latini.
L’interpretazione di tutti e quattro gli attori è ineccepibile, dando ciascuno un’ottima prova della dualità dei personaggi, comici e tragici al contempo.
Vediamo prima una Donna Clotilde burbera e malata, piena di vita dopo l’arrivo di Ferdiandno e infine manipolatrice e assassina nel finale. Ferdinando è inizialmente ingenuo e fanciullesco, ma scaltro e senza remore nel finale. Ma nonostante questi cambiamenti che potrebbero apparire drastici i personaggi riflettono una profonda coerenza e linearità che, nonostante la trama che narra di una vicenda poco probabile, li rende verosimili.

E’ apprezzabile la scelta di mantenere l’ambientazione scenografica originale , il testo già così contemporaneo e attuale, seppur ambientato all’epoca dell’unità d’Italia, non ha infatti bisogno di una ancor più evidente esplicitazione del suo carattere avanguardistico.

Chiara Papera Ungaretti

di Annibale Ruccello

con Arturo Cirillo, Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo, Riccardo Ciccarelli

regia Arturo Cirillo

scene Dario Gessati

costumi Gianluca Falaschi

musiche Francesco De Melis

luci Paolo Manti

Marche Teatro

Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

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