Clitennestra: il riscatto di una donna e la lotta contro la civiltà decaduta

Martedì 1 marzo e per le cinque serate a seguire, il Teatro Carignano ha ospitato sul suo palcoscenico lo spettacolo Clitennestra, una produzione del Teatro Biondo Stabile di Palermo. Scritto e diretto da Vincenzo Pirrotta, la rappresentazione ha presentato un cast totalmente al femminile: infatti, accanto all’interpretazione di Anna Bonaiuto nel ruolo del personaggio principale (Clitennestra), abbiamo avuto Odette Piscitelli (Oreste), Giulia Andò (Elettra), Roberta Caronia (Corifea) e Cinzia Maccagnano (Corifea), Elisa Lucarelli (Sacerdotessa), Lucia Portale (Coreuta) e Yvonne Guglielmino (Coreuta).

Dopo un lungo sonno durato tremila anni, Clitennestra si risveglia con un unico scopo: spiegare le motivazioni che l’hanno portata a macchiarsi dei noti scempi e riscattare così la propria dignità. Ma a stento riesce a riconoscere la sua Micene, tutto è cambiato, siamo infatti in un mondo immaginario collocato in un futuro impreciso. Trionfa la povertà e l’ingiustizia, la società sembra aver toccato quasi il fondo cancellando la civiltà fatta di libri, chiese e altari mentre tutta la ricchezza è concentrata tra le mani di pochi eletti. In una situazione così disastrosa un fratello e una sorella, come ci viene raccontato da un gruppo di cittadine, si sono fatti Dei e hanno imposto una dittatura che mantengono con la violenza e il terrore grazie all’aiuto di un esercito di cagne selvagge. Clitennestra allora, dopo aver scoperto che i due fratelli non sono altro che i suoi figli Oreste ed Elettra, svegliatisi anche essi da un lungo sonno, decide di intraprendere sola il suo viaggio attraverso due mondi tra loro contrapposti, uno in cui appunto regna la desolazione, dove i cittadini sono disperati e ridotti a bestie, l’altro abitato da una élite che ruota intorno ai due nuovi dei, caratterizzato dal lusso sfrenato. Riconosciute nelle cagne selvagge le Eumenidi, scese dal loro ruolo di dee benevole garanti della giustizia per diventate Erinni, Clitennestra riesce a ricondurle alla ragione e farsi introdurre nel mondo superiore giusto in tempo per scongiurare il sacrificio di un bambino in onore delle due divinità.

Clitennestra_Bonaiuto_Erinni

La realtà in cui si muove Clitennestra non è altro che una rappresentazione metaforica di un futuro verosimilmente possibile, dove gli uomini, stanchi di pregare senza ricever risposta e sempre più sicuri nelle proprie capacità, si sono fatti essi stessi dei, considerandosi infallibili e mettendo al centro di tutto la propria figura a scapito del bene e degli interessi degli altri membri della stessa comunità. Oreste ed Elettra riescono a mantenere il proprio potere solo con l’utilizzo della violenza, rappresentata dalle Eumenidi, e attraverso la distruzione della cultura con le sue tradizioni, e ciò è reso evidente dal fatto che i cittadini di questa Micene immaginaria non riconoscano Clitennestra, e ascoltano i racconti riguardanti non solo le sue triste vicende ma anche quelle su Zeus ed Era come se fossero favole mai raccontate prima. Le stesse Eumenidi rappresentano la caduta, se non la regressione, della società in una condizione di depravazione; loro che ne Le Eumenidi di Eschilo, di cui il testo di Pirrotta vuole essere una sorta di sequel, da Erinni simbolo della vendetta si erano elevate alla condizione di protettrici del diritto rappresentando così un avanzamento della civiltà. Tutto ciò ci viene rappresentato fisicamente attraverso la scenografia di Renzo Milan che porta sulla scena pochi oggetti materiali attorno a cui si concentra l’azione e che insieme alle luci e la musica rispettivamente di Nino Annaloro e di Giacomo Cuticchio e i costumi di Giuseppina Maurizi servono a caratterizzare le diverse ambientazioni mettendo in evidente opposizione i due mondi, l’uno in cui domina la disperazione degli uomini vestiti di stracci e rifiuti, avvolti da una luce dalle tinte cupe, scure; l’altro, un mondo destinato a pochi, eccessivamente ricco, caratterizzato da una luce a tratti accecante. La Clitennestra interpretata da Anna Bonaiuto, con il suo sobrio abito rosso, risalta agli occhi degli spettatori con le sue molte sfaccettature. Lei è la famosa regina di Argo che con la costruzione di templi aveva cercato di mantenere in vita le tradizioni e la giustizia e che ora con l’azione estrema di uccidere proprio quei due figli che nel passato le avevano tolto la vita, cerca di aprire uno spiraglio di speranza per la fine della malvagità e il ritorno della civiltà oltre che della consapevolezza dei limiti umani. Ma Clitennestra è anche prima di tutto, e soprattutto, una madre a cui sono stati strappati con la violenza e l’inganno due figli (Ifigenia e Crisotemi), e lo spettatore divenuto maggiormente consapevole di tutta la sofferenza che ha dovuto subire, potrebbe rivalutare almeno in parte l’immagine di lei che nei secoli ci è stata tramandata.

Questo spettacolo presenta volutamente molti elementi che vogliono collegarsi alla nostra realtà contemporanea, a partire della presenza di un coro che si esprime in dialetto siciliano, quasi a voler rendere più vicino a noi un’ambientazione in realtà ipotetica anche se non molto lontana dal nostro possibile futuro. Non meno importanti sono i vari riferimenti alla religione cattolica, come la figura del pontefice massimo incarnata dai due fratelli e l’accenno alla giornata del Giubileo in cui vengono rimessi i peccati passati e presenti in cambio della sottomissione e di un sacrificio.

Senza dubbio Clitennestra è uno spettacolo che ha tenuto desta l’attenzione dello spettatore per tutti i suoi settantacinque minuti di durata fino allo scioglimento della vicenda, inaspettato, che, chissà, potrebbe non solo portare a una riconsiderazione della figura di Clitennestra, ma anche ad aprire gli occhi e renderci conto delle possibili conseguenze dovuta alla perdita di valori come quello dell’importanza della tradizione, del vivere insieme rispettando i bisogni altrui, della speranza e della libertà.

Ventrone Sabrina

CLITENNESTRA, una produzione del Teatro Biondo Palermo    Teatro Carignano 1-6 Marzo 2016
testo e regia Vincenzo Pirrotta
con Anna Bonaiuto
e con Odette Piscitelli , Giulia Andò, Roberta Caronia, Elisa Lucarelli, Cinzia Maccagnano, Lucia Portale, Yvonne Guglielmino
scene Renzo Milan
costumi Giuseppina Maurizi
luci Nino Annaloro
musiche Giacomo Cuticchio
assistente alla regia Elena Merighi

 



 

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