I tre moschettieri al teatro Astra: la rivoluzione in scena.

Il debutto de “I tre moschettieri” è stato un gran successo, la seconda puntata è stata accolta magnificamente sia dal pubblico sia dalla critica; non si poteva mancare all’appuntamento del 13 febbraio per il terzo capitolo di quest’avventura. Chi come me non ha potuto assistere agli spettacoli precedenti non deve preoccuparsi: all’inizio della puntata viene fatto un riassunto di quanto è successo in precedenza e durante lo spettacolo gli attori fanno liberamente riferimento “alla puntata precedente” suscitando le risate dei presenti. Le aspettative erano grandi certo, ma sono state superate ampiamente. Una folata di vento che ha spazzato via tutte le mie credenze e i luoghi comuni sul teatro.

L’ingresso degli spettatori in sala odorava di lavanda e novità: la primissima impressione è stata quella di un balzo indietro nel tempo all’epoca della regina Elisabetta I d’ Inghilterra. Non esiste sala e non esiste palco, per lo meno non come se lo aspetterebbe un pubblico figlio dei famosi teatri all’italiana. Un unico spiazzo con delle gradinate, due porte scorrevoli e delle scale. Si possono fare teatro e spettacolo in un luogo tanto semplice? Sì, Pietro Maccarinelli c’è riuscito. Tutta l’architettura della scena, dalle pareti dipinte come palazzi francesi alle postazioni mobili del Cardinale Richelieu, della Regina e del Re sembrano voler dire: benvenuti all’interno delle pagine di Dumas, alla reggia di Versailles, a casa del signor Bonacieux e in qualunque altro luogo questa meravigliosa storia ci stia portando. Un capolavoro curato minuziosamente in tutti i suoi aspetti. Arte nata dall’arte. Le musiche di Germano Mazzocchetti si sono intrecciate alla recitazione degli attori e ci hanno accompagnati attraverso tutta la puntata, facendoci divertire e rendendo lo spettacolo ancora più sensazionale. Motivetti orecchiabili cantati da moschettieri intonati, il Cardianle Richelieu che spinge con gran lena il trono su cui siede il Re di Francia e le ancelle della regina che danzano con, mi duole dirlo, mancato fare spagnolo. I tre moschettieri è davvero uno spettacolo per tutti. Bambini e teatro, una formula distruttiva, una frase che farebbe inorridire la maggior parte dei fanciulli del nostro paese. Ragazzini con gli occhi spenti e uomini e donne che per qualche ora si dimenticano di essere i genitori di quei ragazzi, godendosi lo spettacolo come fosse una boccata d’aria fresca rispetto alla solita routine. Questo è quanto mi sarei aspettata di vedere dopo mezz’ora di spettacolo. Mi sbagliavo. Luci spente, cala il silenzio. Lentammente torna un fioco bagliore che illumina la parete di destra, un uomo penzola dal soffitto: è il signor Bonacieux. Lo spettatore diventa parte integrante della scena e dunque non c’è da sorprendersi se la Regina con il cuore infranto cerca conforto in una signora della prima fila o se i moschettieri danno inizio ad uno spot pubblicitario con una bottiglia di vino. Questo spettacolo è come una calamita per tutte le età: il mondo che noi conosciamo è stato proiettato a teatro. Possiamo dire addio allo spettacolo unitario, al palco, alla quarta parete. Che sia questo l’inizio di una nuova epoca? Un teatro nuovo, interattivo, espansivo che non scorre semplicemente sotto gli occhi del pubblico come una pellicola al cinema. Tutta la struttura della puntata grida interattività: il pubblico è costretto a voltare la testa, a guardare in alto e in basso, a destra e a sinistra, gli attori parlano con gli spettatori, le battute e i gesti sono una fusione tra il testo teatrale e quella che si potrebbe chiamare cultura di massa o popolare. Non è da sottovalutare la potenza di un guascone che avverte il figlio “fai attenzione alle bionde…”, tutto lo spettacolo è realizzato per il pubblico, non può più esistere uno teatro che si faccia per sé, che si esaurisca nel suo essere altro da chi lo guarda. Lo spettacolo a puntate ci offre una nuova visione dell’universo teatrale e chissà che, proprio in questo nuovo scorcio d’universo, non si possano trovare nuove forme d’arte.

 

da Alexandre Dumas

testo Aldo Trionfo

coordinamento drammaturgico Andrea Borini

regia Piero Maccarinelli

regista assistente Lia Tomatis

con Luca Terracciano, Alberto Onofrietti, Diego Casalis, Matteo Romoli, Maria Alberta Navello, Sergio Troiano, Daria Pascal Attolini, Alessandro Meringolo, Stefano Moretti, Gianluigi Pizzetti, Marcella Favilla, Antonio Sarasso, Fabrizio Martorelli, Vincenzo Paterna, Domenico Macrì, Matteo Anselmi, Giacomo Mattia, Maria Josè Revert, Michela Di Martino, Valeria Tardivo

scene e costumi Luigi Perego

con l’assistenza di Luca Filaci

musiche Germano Mazzocchetti

al piano Alessandro Panatteri

coreografie Federica Pozzo

progetto luci Gigi Saccomandi

scenografo collaboratore Francesco Fassone

costumista collaboratrice Augusta Tibaldeschi

allestimento scenografico realizzato in collaborazione con TEATRO REGIO TORINO

Dati ricavati dalla scheda de “I tre moschettieri” sulla pagina web del TPE

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