VANJA 10 YEARS AFTER

Come non invecchiare? Ricordare, rivivere, reinterpretare? Occuparsi di qualche cosa? Un pianoforte, due poltrone, una lampada, un divano consunto, una chitarra acustica con il suo amplificatore, un charleston, qualche pianta: un luogo indefinito nel quale Zio Vanja, Sonja e Astrov si trovano a vivere dieci anni dopo la partenza di Elena e Serebrijakov. Si ritrovano o, meglio, sembrano perdersi nel ricordo della vicenda čechoviana. Tentano di leggere il passato, di proiettarsi nell’avvenire, lasciando il loro messaggio.

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La scena

Restano personaggi rammemoranti, come li aveva plasmati Čechov, tuttavia non usano più il ricordo come veicolo di sfogo e, seppur ancora imprigionati nella loro dimensione, tentano di riempire la loro esistenza così come riempiono la stanza di vita con vasi di piante rigogliose, luci e un piccolo uccellino con la sua gabbietta. Dieci anni dopo Vanja, Sonja e Astrov hanno un obiettivo: lasciare il loro personale messaggio al futuro dell’umanità. Il genere umano non può sopportare troppa realtà ed ecco che essa viene ridimensionata anche sulla scena: il palco è diviso in due piani di profondità; al fondo una scatola dei ricordi incornicia i fatti facendoli rivivere ai personaggi. Gli avvenimenti sono reinterpretati fisicamente e ripensati alla luce del tempo trascorso, in un luogo e una dimensione che paiono sospesi. In un luogo che nella sua semplicità non ha nulla di sobrio, il poco che c’è ha il sapore
dell’accumulo, lo stesso sapore che hanno le vite dei tre personaggi. La musica intradiegetica, in omaggio a quella di Telegin, diventa una cacofonia rappresentativa della vita ingarbugliata che scorre inesorabilmente sul palco, sospesa soltanto per rivolgersi al futuro.

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Il ricordo

La regia, curata dallo stesso Blitz Theatre Group, è estremamente attenta ad azioni e micro-azioni, delle quali però, talvolta, si perdono i particolari per riuscire a seguire i sottotitoli. La presenza altamente efficace degli attori è figlia del loro modo di affrontare il lavoro teatrale come spazio di confronto e di scambio di idee; in quest’ottica tutte le loro produzioni sono il frutto di una creazione collettiva, nella quale ciascun membro è ugualmente responsabile dell’ideazione, della scrittura e della regia. Forse per la lingua, forse per il testo fumoso in alcuni passaggi, il pubblico ha la sensazione di essere escluso dall’azione o di trovarsi in una prospettiva voyeuristica: osserva i personaggi che, a loro volta, guardano i propri ricordi. Lo spettatore riceve il messaggio per coloro che verranno: c’è chi non ha più nulla da vedere né da vivere, ma se vivere bisogna, lo si farà, ricercando quella che secondo Vanja è l’unica saggezza possibile, ovvero quella dell’umiltà. Con l’unico terrore di non avere più nulla a cui pensare. Ecco che, allora, l’angolo occupato dal pianoforte viene saturato di vegetazione per portare vita nella vita, per avere qualcosa di cui occuparsi. La musica ispira la danza di Sonja, fatta di passi scimmiottati, specchio di quella che lei stessa rivela essere una vita di impostura. Scene d’addio, confessioni, sfoghi emotivi confluiscono in una attesa che non verrà saziata mai, in un continuo desiderio di amare e di essere amati, alla ricerca di un senso. Con la costante volontà di andare avanti.

Se è vero che sulla terra non esiste a felicità, esistono però pace e volontà: volontà di riempire una vita vuota, al di fuori dell’impostura, perché il tempo è una costante valutazione di ciò che siamo stati. Come non invecchiare, dunque? Costruendo la propria identità.

Lucrezia Collimato

VANJA 10 YEARS AFTER
da Zio Vanja di A. Cechov e Quattro quartetti di T.S.Eliot

Teatro Astra, 11 e 12 Giugno 2016
Testo e Regia Blitz Theatre Group
Assistente alla regia Vasia Attarian
Con Angeliki Papuolia, Christos Passalis, Yorgos Valais
Luci Tasos Palaioroutas
Scenografia
Efi Birba
Costumi
Vassilia Rozana
Accompagnamento produzione e diffusione
Judith Martin /Ligne directe
Produzione
Blitz Theatre Group
Coproduzione Comédie de Reims, Théâtre Dijon Bourgogne
Con il sostegno di Theatro Technis Atene e Biennale di Venezia
Versione originale con sopratitoli in italiano
Traduzione Laura Bevione per il Festival delle Colline Torinesi
Presentato in collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo nell’ambito di Scene d’Europa

 

 

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