In una fresca serata di fine novembre il palco dell’Off topic s’irradia di fasci di luce caravaggeschi; riecheggia il suono del silenzio, punteggiato da rumori di vita quotidiana e sentimenti sinceri. Cinquanta minuti di puro teatro fisico ripulito dalla parola, tuttavia mai stonata nei suoi sporadici interventi, vengono sostenuti da una prova d’attore eccezionale. Lo spettatore è agganciato alla scena in continua attesa di quel che accadrà, coinvolto in un flusso continuo di occasioni per riflettere. Fabiana Iacozzilli dipinge delle vere e proprie immagini in movimento animate da Marta Meneghetti e Roberto Montosi, due interpreti trasparenti e luminosi che si consegnano al pubblico con onestà.È a partire dalla stessa carne dei performer che scaturisce un’emotività mai sovradimensionata, in una lucida operazione di cruda realtà. Al contrario l’allestimento metonimico ingigantisce ed enfatizza alcuni elementi della scenografia, rendendoli nella loro sproporzione portatori di un forte significante. Così, a una dimensione genuina e sensistica della recitazione si contrappone una messa in scena iperbolica e icastica.
Da spettatrice teatrale, se raschio la superficie di certe rappresentazioni e provo ad indagarne i processi, mi capita di scorgere quel fare proprio dell’attore-burattino (e del regista-burattinaio). È una questione che ha a che fare non con il personaggio ma con l’attore. Smorzato e trattenuto, è appeso ai fili controllati dalla mano registica che – predisposto un disegno – li manovra dall’alto. Una riflessione che intenzionalmente estremizzo per giungere al punto: laddove il teatro si esaurisce in un compiacimento registico andrebbe, forse, ripensato. Se la regia si fa presenza ingombrante – cioè se riduce l’attore a mezzo esecutivo di un’idea aprioristicamente fissata – la premessa è verosimilmente quella di un teatro rigido e asettico.
Piccola Compagnia della Magnolia firma un lavoro vivo, a tratti anarchico, che anziché precisarsi macchinosamente si manifesta come urgenza artistica. A partire da una necessità espressiva la Compagnia edifica la sua creazione. Finalmente il Teatro! Neanche un accenno di intellettualismo o falsi manierismi. È presenza vissuta, essenziale e libera da abbellimenti. Tutto rifugge la menzogna.