FUNERALE ALL’ITALIANA

Funerale all’italiana mette in scena il rituale per eccellenza, uno dei pochi ad essere sopravvissuto e poi tramandato nei millenni: la cerimonia funebre. Da pagano, diviene nel corso dei secoli un rito il più delle volte religioso, assumendo differenti connotazioni culturali e territoriali.

Lo spettacolo nasce da un’idea autobiografica dell’attrice protagonista, Benedetta Parisi, che cura la drammaturgia con l’aiuto di Alice Senigallia: il lavoro prende vita nell’arco di quasi tre anni, evolvendosi a partire dagli appunti sul funerale della nonna dell’attrice. La Parisi racconta quanto sia stato fondamentale anche il lavoro svolto sull’ improvvisazione a partire dal testo, che porta ad un inevitabile suo ampliamento.

La scena è spoglia della scenografia, ad eccezione di pochi oggetti quali un altare di legno, una radio e un centrino, che vengono abilmente maneggiati ed utilizzati a tratti come oggetto-feticcio dal valore simbolico, trasformandosi a seconda delle esigenze sceniche e narrative.

La protagonista, sola in scena, propone un monologo ironico ma dal retrogusto amaro, che per certi versi sconfina nel mondo della stand up comedy, alternando momenti di cupa malinconia e serietà a momenti di riso e spensieratezza. La Parisi, per esempio, all’inizio dello spettacolo ci ringrazia di essere qui tutti (vivi), rammentandoci il fatto che non sia per nulla scontato, poiché passeremo più tempo morti che in vita. Quest’ultima inoltre dichiara di essersi ispirata in particolar modo a Filomena Marturano di Eduardo De Filippo, nonché ad Ernesto de Martino, del quale cita una particolare frase: il funerale serve a far morire i morti dentro di noi. Essendo la morte un evento traumatico ed inspiegabile, è necessario dargli un senso,  che gli viene attribuito tramite il funerale, che trasforma un evento naturale in evento culturale.

Uno spettacolo che annulla la distanza con il pubblico, rendendolo partecipe e non solo spettatore di quanto accade sulla scena. Si sceglie di abbattere la quarta parete sin dal primo momento, ovvero dall’entrata in sala del pubblico, che possiamo considerare l’inizio effettivo dello spettacolo: la protagonista, conversando con noi e aiutandoci a prendere posto, ci accoglie proprio come se ci stessimo accomodando nel salotto di casa sua, creando immediatamente un clima amichevole e confidenziale. Questo ci permette di immergerci a pieno nel rito che ci viene proposto, fino a dimenticare che colei che abbiamo di fronte sia l’attrice.

La Parisi ci trasporta abilmente in un mondo altro, fatto di ricordi che percepiamo nostri anche se mai vissuti: lo fa raccontando aneddoti della sua infanzia, storie di vita in cui noi tutti ci immedesimiamo. Il funerale è infatti iI pretesto per analizzare altri aspetti sociali, come il rapporto con la tradizione ed i modelli del passato, con i dogmi e le aspettative sociali e con la religione. “Ci siamo poste molte questioni affrontando questo progetto, tra cui il modello di quel tipo di coppia e di amore di un tempo, che in qualche modo oggi è ancora vivissimo nella nostra immaginazione, superato e allo stesso tempo però non rimpiazzato da un altro modello altrettanto convincente … ci sono tantissime costruzioni sociali, culturali, economiche dietro che sono in qualche modo passate come valori, cito ad esempio la famiglia, l’amore di coppia, i figli”, afferma l’attrice.

Certamente il tema della morte è protagonista indiscusso di Funerale all’ italiana, ma è anche spunto per una riflessione sulla vita, che ne è al contempo confine e limite: la morte, e con essa il rito funebre, è infatti anche metafora di un passaggio, linea di demarcazione tra la giovinezza e l’età adulta, dove la vita improvvisamente passa dall’essere quella che abbiamo davanti a quella che ci rimane. Due temi che potrebbero sembrare in profonda antitesi, ma che costituiscono le due facce della medesima medaglia.

Colpisce molto la scelta di voler utilizzare delle voci, che si possono definire extradiegetiche, che vengono riprodotte attraverso la radio e che svolgono una fondamentale funzione di testimonianza, integrandosi nel racconto scenico ed al contempo distaccandosene per qualche breve istante. In particolare, viene posta una lente sul tema della maternità a tutto tondo: la Parisi racconta di aver posto delle domande sul tema a venti donne nella fascia tra i 20 e i 30 anni, per indagare l’argomento in particolar modo sulle donne giovani. Il lavoro ha prodotto delle interviste di oltre un’ora, dalle quali poi ha estrapolato le frasi più significative ed adatte alle esigenze drammaturgiche. Anche la chiusura dello spettacolo segue questo meccanismo, ma questa volta sono la Parisi e suo nonno i protagonisti della registrazione trasmessa: una registrazione autentica, risalente al 2019, ovvero agli inizi della stesura dello spettacolo, e di cui traspare in modo evidente la genuinità e veridicità. “E’ una registrazione che semplicemente ho fatto perché stavo parlando con lui e ogni tanto lo registro quando parliamo. Poi io Alice abbiamo scritto il progetto di funerale all’italiana, dicendoci che avremmo chiuso con la voce del nonno… le ho sentite tutte, poi ho sentito questa ed è assurdo, senza volerlo dice le stesse cose del testo.”

Un ringraziamento particolare  a Benedetta Parisi, che si è resa disponile a rispondere ad alcune domande relative allo spettacolo, che sono state integrate nel testo.

Regia Alice Sinigaglia

Drammaturgia Benedetta Parisi e Alice Sinigaglia

In scena Benedetta Parisi

Luci e suono Manuela Alabastro

Consulente alla drammaturgia Elena Patacchini

Ilaria Stigliano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *