ALL AROUND – METTE INGVARTSEN / WILL GUTHRIE

È impossibile spiegare ciò che la danzatrice danese Mette Ingvartsen e il batterista Will Guthrie hanno fatto accadere nella performance All Around. Una danza guidata da un unico assolo di batteria, che trasporta lo spettatore dentro a un mondo di ritualità e trance unico nel suo genere.

Lo spazio scenico è occupato da una batteria e alcuni tubi LED, che la danzatrice usa durante la danza. Si inizia con un’atmosfera tranquilla, di pace. La danza è lentamente guidata dai suoni prodotti dalle percussioni di Will Guthrie, all’inizio molto soavi e dolci, poi sempre più avvolgenti e intensi. Mette Ingvartsen danza con un tubo LED in mano, che emette luce fredda. Da subito la danzatrice sembra voler descrivere una situazione, illuminando progressivamente tutti gli spettatori seduti, disposti in cerchio attorno allo spazio scenico. Compie queste azioni lentamente, meticolosamente, come volendo dare un nome ai gesti e alla relazione con la luce. All’inizio della performance, c’è chi percepisce distacco, chi è più coinvolto. Poi, Mette Ingvartsen inizia a roteare su sé stessa, accompagnata sempre dai suoni della batteria. La danza diventa coinvolgente, quasi ipnotica. Per circa venti minuti, la danzatrice ruota su sé stessa senza mai fermarsi, producendo con il tubo luminoso delle forme sul pavimento e sulle pareti della stanza simili all’ombra delle eliche di un elicottero, che girano vorticosamente. La musica di Will Guthrie guida la danza, quasi la domina, ma a tratti sembra il contrario: sembra che sia la danza insieme alla luce del tubo a dare ritmo alla musica. Si tratta un ritmo tribale, quello di Will Guthrie, primordiale, che non segue nessun pattern ripetitivo. Domina ed è dominato dalla danza così come sembra il pubblico che inizi a girare insieme alla danzatrice intorno alla stanza, tutt’intorno, all around.

La luce diventa calda, quasi arancione, il batterista cambia bacchette, le percussioni diventano più veloci, intense, profonde. Si scende in profondità, ancora di più, ed è evidente che tutto ciò può accadere per un accordo, una complicità con il pubblico che assiste senza la quale tutto sarebbe insensato e vano. La danzatrice continua incessantemente a ruotare su sé stessa, dando l’impressione di star scavando insieme al pubblico in profondità un accesso verso un mondo primordiale, caldo. La razionalità dell’evento viene soppiantata dai sensi: la luce che illumina ciclicamente a rotazione il pubblico seduto e la stanza, i bassi della grancassa della batteria che danno ritmo al cuore di chi assiste. La danza e i suoni delle percussioni sono un unico organo: paradossalmente, la danza genera il ritmo e la batteria muove lo spazio.

Un urlo. La luce torna improvvisamente fredda. La batteria di Will aumenta di volume la sua musica e si getta in un assolo finale, energico. È la risalita verso la superficie. È il tornare a respirare dopo una lunga apnea sott’acqua. Attorno ai performer, c’è chi vorrebbe urlare per rispondere al grido di Mette Ingvartsen. La batteria suona l’ultimo colpo. La danzatrice compie l’ultimo giro. La luce si spegne. Buio.

Lentamente le luci si riaccendono e un forte applauso si alza nella stanza, che lascia spazio agli inchini dei due artisti. Si colgono poche sensazioni alla fine dell’esperienza, elementari, ma potentissime. Energia, pienezza, shock, vulnerabilità. In “sala”, attorno, c’è chi piange. Venticinque minuti vissuti come se fossero stati due, ma contemporaneamente come se fossero durati quanto una vita intera.

Matteo Chenna

performance di Will Guthrie & Mette Ingvartsen
disegno luci e direzione tecnica Hans Meijer
drammaturgia Bojana Cvejic
assistente alla produzione Joey Ng
una produzione di Mette Ingvartsen / Great Investment vzw
con il supporto di Kustenwerkplaats Pianofabriek
sostenuta da The Flemish Authorities, The Flemish Community Commission (VGC) & The Danish Arts Council

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