JE TE HAIME. Teatrodanza che racconta

“Odi et Amo”. Ti odio e ti amo scriveva Catullo, due sentimenti contrastanti, che mettono, però, radici nello stesso terreno, si scoprono complementari, come le facce di una stessa medaglia, si fondono e si saldano. Proprio come, nel titolo dello spettacolo, i vocaboli francesi “haine” odio e “aimer” amare, si uniscono a formare l’inesistente verbo “haime”. Inesistente solo sul vocabolario, ma assai presente e concreto nella vita di relazione. Il carme prosegue, nella traduzione di Salvatore Quasimodo “Forse chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così e mi tormento”. A questo rispondono i corpi dei due danzatori in scena. JETEHAIMEfoto-Olivier-GoirandCorpi tecnicamente impeccabili, che ricamano la narrazione legando tecnica di danza contemporanea, contact e una solida formazione teatrale. Lo spettacolo, in forma ridotta di soli quindici minuti, nasce all’incirca quattro anni fa dall’incontro tra Arthur Bernard Bazin, francese, e Candelaria Antelo, argentina, a Madrid presso la compagnia HURyCAN. I due danzatori proseguono, poi, la ricerca e dopo tre anni danno alla luce la versione completa, presentata alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino. La ricerca sul movimento si svolge in sessioni di improvvisazione dalle quali vengono estratti i singoli episodi, successivamente cuciti insieme nello svolgimento drammaturgico della vicenda che i due danzatori-attori portano in scena. Il loro lavoro dimostra che la danza è in grado di raccontare, di sviluppare una narrazione, al di fuori dei codici della pantomima del balletto classico. Il Teatrodanza dei due giovani artisti, che è naturalmente impregnato del Tanztheater di Pina Baush, senza esserne uno sterile stampo, bensì una personale rielaborazione ben aderente alle dinamiche del ventunesimo secolo, trascina lo spettatore nel labirinto di una relazione amorosa, complessa e stratificata, dall’enfatuazione iniziale ai primi litigi, scontrandosi con lo scoglio dell’incomunicabilità e del dolore che ne consegue, approdando a una calma che altro non è che spossatezza, per finire in una lotta che profuma di riconciliazione, ma non necessariamente di lieto fine. Ecco allora che la lotta diventa amplesso; amplesso che è lo specchio della sfida quotidiana per affermare la propria identità all’interno della coppia. L’incomunicabilità verbale è tradotta in incomunicabilità fisica: movimenti ricchi di energia, tra loro, però, scoordinati. Un passo diventa un calcio involontario, una carezza uno schiaffo, il cercarsi dei corpi finisce per essere allontanamento. Gli interpreti si pestano, letteralmente, tanto per prevalere l’una sull’altro, tanto nel tentativo di aiutare il partner a rialzarsi. Le dinamiche psicologiche, interiori, sono magistralmente riportate sul piano fisico del movimento, con il sapiente e misurato ausilio della voce. “Ahia” è il ritornello del grammelot con cui gli artisti comunicano, tra loro e con il pubblico, in un ritmo incalzante di richiami, rifiuti, parole di incoraggiamento, di consolazione, di rabbia: l’amore è doloroso, ma nel dolore si riscoprono le attenzioni amorose. La parola, come il movimento, è dinamica, i corpi e le voci stanno in relazione tra loro seguendo il principio di azione e reazione. La narrazione prosegue senza ostacoli tra i momenti accompagnati dalla musica e quelli legati alla voce parlata e cantata, l’insieme è ben bilanciato, tanto da non percepirne i passaggi: l’impressione è di un flusso naturale che, nJETEHAIMEOlivier-Goirand4ei momenti di dolcezza ingloba lo spettatore, in quelli più faticosi lo sposta in una prospettiva quasi voyeuristica.
L’attenzione del pubblico non cala mai, tanto che al termine della performance rimane la voglia di assaporare ancora qualche minuto di storia: l’applauso, impiega qualche secondo prima di esplodere, energico, fragoroso e meritatissimo. Peccato per la sala, non delle più piene, per una performance degna del tutto esaurito.

È uno spettacolo al quale si assiste con un lieve sorriso sulle labbra e un alone di sapore amaro sulla punta della lingua. Impossibile non rispecchiarsi in almeno una delle situazioni di amore-odio che vivono sul palcoscenico.

Lucrezia Collimato

JE TE HAIME
HURyCAN (Madrid/Spagna)
Di e con Arthur Bernard Bazin e Candelaria Antelo
In collaborazione con Mosaico Danza
vincitore del Festival Internazionale di Teatro e Danza di Huesca (ES)
Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, Torino
11 Febbraio 2017

Un commento su “JE TE HAIME. Teatrodanza che racconta”

  1. Esaustivo ! Tanto che , leggendo, par di assistere alla piece e inocula un fil d’invidia per non aver assistito di persona allo spettacolo

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