UN FIORE PER OFELIA – MALDIPALCO

Per la rassegna teatrale MaldiPalco2016, venerdì 21 ottobre il Tangram Teatro Torino ha ospitato SILVIA BATTAGLIO con Ofelia, spettacolo che ritorna in scena dopo dieci anni dalla nascita.

L’attrice e autrice racconta infatti di come quasi per caso, conversando con Madga Siti una volta terminata la Scuola di Specializzazione Superiore del Teatro Fisico presso l’ERT di Modena, comincia a pensare e a ideare quello che diventerà poi uno spettacolo che debutterà nel 2006 al Teatro Gobetti.

Conclusa la stagione del Teatro Stabile di Torino, il lavoro rimane fermo per molti anni. Durante questo tempo Silvia Battaglio cresce come persona e come artista, dedicandosi a tanti altri progetti, ed è restia quando Tangram Teatro le propone di riprendere la sua Ofelia. Ma dopo aver rivisto e rielaborato lo spettacolo, si scopre invece contenta di ritrovare un personaggio che credeva non appartenerle più, e il risultato finale che ci è stato proposto venerdì sera lo dimostra.

In scena troviamo una sedia, un cavo che pende dal soffitto, una teca trasparente con dentro acqua e petali rossi, e sparsi per tutto il resto del palco altri petali bianchi. Pochi secondi dopo il buio iniziale si sente una voce: è Amleto, che dedica semplici parole d’amore alla sua amata Ofelia. Ed è Silvia che recita queste parole, ma fuori dal palco, a lato della sala, poche persone del pubblico presente girano la testa e la notano. Comincia così, in un modo discreto, quasi in punta di piedi, la storia di Ofelia, giovane donna innamorata che crede ciecamente alle parole del suo amato, senza mai dubitare della loro autenticità, e si abbandona a lui senza esitazioni come solo un cuore puro e ingenuo saprebbe fare.

Silvia è sola, ma fa vivere sul palco mille personaggi. Porta avanti il suo racconto danzando sempre, anche quando è seduta sulla sedia in fondo alla scena, mentre Ofelia e Polonio discutono sulla falsità delle parole d’amore del Principe di Danimarca. Anche quando è immobile, lo sguardo fisso davanti a sé, il cappotto nero infilato solo per un braccio e un fiore nell’altra mano, mentre Amleto spezza il cuore alla sua amata. Danza appesa al gancio che pende dal soffitto, in quel cappotto nero che la protegge, forse dagli altri, forse da se stessa. Danza nella sua follia.

Ed è attraverso le parole dello stesso Amleto, e poi di suo padre Polonio, del fratello Laerte, della regina Gertrude, attraverso i loro pensieri, i loro sentimenti e le loro azioni che Ofelia si racconta. Racconta di quando si ritrova faccia a faccia con la dura verità, e scopre che Amleto l’ha ingannata per poi andarsene e lasciarla sola. Racconta della perdita di un padre, di un fratello che torna per vendicarlo. Racconta del dolore immenso che nasce dall’abbandono dell’amore stesso, e di come questo porti alla follia. Follia, culmine di un percorso che non ha scelto di intraprendere, e che le offre forse una via di fuga, una scappatoia che diventa tragedia quando, nella scena finale, Ofelia si sfila la veste bianca e la lascia scivolare dolcemente, quasi come un rito, nelle acque dove troverà la pace.

Ofelia

liberamente ispirato a Amleto di William Shakespeare; frammenti letterari di Pier Paolo Pasolini, Mariangela Gualtieri, Albert Camus

di e con Silvia Battaglio

scene e disegno luci Lucio Diana

suggestioni musicali Quintirigo, Opus Avantra, Peter Gabriel

produzione Tangram Teatro Torino

 

Eleonora Monticone

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