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L’incomunicabilità in scena – Santa Cultura in Vincoli

Piccole cose è uno spettacolo realizzato dalla compagnia Viartisti e messo in scena il 15 dicembre 2016  nella stagione teatrale  Santa Cultura in Vincoli 2016/2017.

img_1248-fAll’interno di una scena quasi spoglia, viene raccontata la storia di una coppia infelice e in procinto di divorziare, usando frammenti dei racconti Gazebo e Piccole cose dello scrittore Raymond Carver. In uno spazio astratto in cui sono collocati pochi oggetti capaci di rimandare all’America descritta da Carver – una bottiglia di whisky, un aeroplano giocattolo, delle giacche di pelle, occhiali da sole e dei fogli sparsi – viene messa in scena la relazione logora di Holly e Duane, una moglie sofferente e un marito che cerca di affrontare le conseguenze del suo tradimento con la cameriera Juanita.

Renato Cravero e Raffaella Tomellini raccontano questa crisi coniugale quasi come se ce la leggessero e al contempo interpretano i due personaggi. Sul palco i due attori si muovono, dialogano e stanno fisicamente uno accanto all’altro riuscendo perfettamente a trasmettere l’incomunicabilità della coppia, la mancanza di contatto e di calore tra i due.  Holly e Duane vivono sulla scena e si mostrano per come sono fatti realmente, scoprono al pubblico i loro pensieri e le loro contraddizioni.

img_1263bDuane incassa i pugni della moglie, accetta ogni colpo perché sa di meritarselo. Se ne meriterebbe altri mille ancora. Averla tradita è stato un errore, ma un errore che probabilmente rifarebbe ancora se ne avesse l’opportunità.
Lui si scatena al ritmo di una musica tecno, ricorrente in alcuni passaggi dello spettacolo, e poco dopo deve tenere testa alle minacce di suicidio della moglie.
La moglie è una donna disillusa, ha solo trent’anni e sognava di invecchiare accanto al marito come quelle coppie anziane
che sembrano ancora innamorate. Lei ha ricevuto una grande delusione e non riesce a superarla, preferisce il divorzio e va incontro anche alla separazione dal figlio che le viene strappato letteralmente dalle mani.

Piccole cose è uno spettacolo che mette in scena la complessità delle relazioni, sempre in equilibrio precario e che possono sfaldarsi al minimo errore. Ci viene raccontata la difficoltà che c’è nella comunicazione tra due persone che passano la vita assieme ma non si conoscono realmente e non vogliono accettare le parti peggiori l’uno dell’altro.

Le parole si mescolano con musiche suggestive, come Fjögur píanó dei Sigur Rós o tracce tecno, offrendo uno spettacolo emotivo e specchio della società e dei rapporti moderni in un luogo particolare come l’ex cimitero di San Pietro in Vincoli.

Andreea Hutanu
Foto realizzate da Martino

PICCOLE COSE
Frammenti dall’opera di Raymond Carver
A cura di Raffaella Tomellini, Renato Cravero, Eleonora Diana
Con Raffaella Tomellini, Renato Cravero
Ispirati dalle fotografie di Diane Arbus
Con la musica di Blur, Christian Fennesz, FKA Twigs, Jon Hassel, Nine Inch Nails, Alva Noto, Radiohead, Sigur Ros, Ruiki Sakamoto
Scene e luci di Eleonora Diana
COMPAGNIA VIARTISTI / TECNOLOGIA FILOSOFICA_MORENICA CANTIERE CANAVESANO

 

 

Fotografia della Mafia

Alla Fabbrica delle “E” di Torino è andato in scena in prima assoluta  La donna che cammina sulle ferite dei suoi sogni, uno spettacolo della compagnia Viartisti.
Questo è il primo della stagione del ciclo di Teatroimpegnocivile.

Il lavoro presenta l’incredibile vita di una donna, Letizia Battaglia, che ha voluto raccontare attraverso i suoi reportage a Palermo, in quasi vent’anni,  la guerra delle mafie, esprimendola con immagini molto forti e vere.

Scena aperta, scatoloni che fanno da scenografia, fondale nero che si illumina fin da subito con le parole di Letizia: le sue foto che ci accompagnano per tutto lo spettacolo.
Le due attrici in scena, Serena Barone e Gloria Liberati, incarnano l’anima di Letizia, a volte in prima persona a volte in terza, ci raccontano che cosa è stato vivere vedendosi portare via l’istruzione, che cosa ha significato stare in casa, essere donna ma in realtà esserlo solo nella propria casa e solo dopo essersi sposata. Un matrimonio infelice che porta Letizia ad allontanarsi, a Milano. Ma a Letizia non piace Milano, vuole la sua terra anche se succedono cose spaventose. Tornata a Palermo inizia a lavorare come giornalista di cronaca. Le sta stretto dover scrivere, Letizia non è una donna di molte parole. Poi finalmente può raccontare attraverso 1, 2, 500, 1000 e ancora di più foto quello che vede.

Il testo, inedito, scritto da Riccardo Liberati e Pietra Selva, che cura anche la regia, usa parole che servono per spiegare i contenuti di quelle immagini forti. Servono per raccontarci chi è sempre stata dietro la macchina fotografica a scattare. E a un certo punto l’attore chiede al pubblico dove sia Letizia, e si scusa perchè loro stanno usando tante parole, e lei invece è stata capace di non usarne nessuna, perchè le immagini dicono molto di più e il loro compito è quello di sbalordirci e di non farci dire una parola.
Molto suggestive anche le proiezioni che accompagnano tutto lo spettacolo: fotografie che hanno testimoniato venti anni di guerre.
Qualche piccolo inconveniente tecnico legato al suono non è stato in realtà un problema.  Perchè le immagini create dagli attori parlavano in maniera fortissima.390x390_5739a439ce71a_260x260

Letizia Battaglia ieri sera era presente in sala. Alla fine dello spettacolo è stata chiamata sul palco: visivamente commossa ha ringraziato la compagnia, l’autore Riccardo Liberati e la regista Pietra Selva. Il tutto senza dire una parola e facendoci capire ancora una volta che le azioni e le immagini sono più forte di qualsiasi altra cosa.

Elisa Mina

di Riccardo Liberati e Pietra Selva
regia Pietra Selva

con Serena Barone, Gloria Liberati, Alberto Valente
collaborazione artistica e video Riccardo Liberati
consulenza video Eleonora Diana
allestimento Carmelo Giammello
luci Eleonora Diana

produzione Viartisti Teatro
in collaborazione con
Festival delle Colline Torinesi