IL CALCO POMPEIANO DI ADRIANO BOLGNINO

Non si può dire che i due personaggi fossero amanti. Ma considerata la loro posizione, si può ipotizzare. (Massimo Osanna, archeologo)

Per anni un calco pompeiano è rimasto nascosto ai visitatori. Si tratta di due figure distese per terra intrecciate in un tenero abbraccio, rinvenute nel 1922 a Pompei. Anche questi corpi sono stati sorpresi dall’eruzione del Vesuvio che ha, per sempre, immobilizzato il loro legame di cui rimane una sola immagine dopo oltre 2000 anni.

È stato il giovane coreografo Adriano Bolognino a dare possibilità di movimento a queste due figure intrecciate, con la coreografia Gli Amanti, lo stesso nome con cui è conosciuto il calco. La performance è stata presentata, con la prima regionale, nella serata di Interplay Festival ’22 il 25 maggio 2022 presso la Casa della Danza in Piemonte, La Lavanderia a Vapore.

https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/17_aprile_06/scavi-pompei-abbraccio-gay-un-calco-domus-criptoportico-f89d5ae2-1ad3-11e7-adb5-4896456c7777.shtml

Secondo l’archeologo Massimo Osanna, in un primo momentosi trattava di una madre che, in un ultimo disperato gesto, tentava di strappare la figlia ad un destino amaro. A smentire questa ipotesi ci ha pensato però lo stesso studioso che è riuscito a mettere un punto alla fiction vesuviana…forse. Nel 2015 in occasione di un convegno, lui stesso ha sostenuto che Tac e Dna avevano rivelato che (molto probabilmente) si trattava di due giovani uomini, uno di 18 e l’altro di 20 anni. Ma su quest’ultimo non c’è certezza perché il Dna è molto rovinato.

Dunque, un possibile legame tra due esseri di sesso maschile (due amanti, due fratelli, due amici) può continuare ad essere idolatrato come una qualsiasi relazione tra due persone biologicamente opposte e che l’immaginario adduce sempre ad amore passionale?

http://www.cantieridanza.it/festivalammutinamenti/events/gli-amanti/

Gli Amanti è una pièce che si poggia su quell’abbraccio reso eterno dalla morte. Come un progetto d’archeologia l’opera scava per riportare alla luce una possibile storia di vita che i due protagonisti potrebbero aver vissuto prima di rimanere per sempre l’uno tra le braccia dell’altro. La personale lettura dell’incertezza sul sesso dei due amanti (Bolognino opta per due interpreti femminili) dà la possibilità all’artista di rievocare i temi dell’amore incondizionato aldilà del sesso/dei sessi coinvolto/i, interrogando la società di oggi attraverso quella di ieri.

Nell’incipit Giorgia Longo e Rosaria di Maro, perfettamente affiatate per l’intera durata (18 minuti), si trovano distanti, ai due lati del palco per poi incontrarsi al centro di esso. La lontananza iniziale fa spazio ad un graduale avvicinamento che porterà all’abbraccio definitivo finale che le condannerà per sempre ad una reciproca prossimità. La camminata che le porta una nelle braccia dell’altra è incerta. Sulle mezze punte e le ginocchia piegate, si avvicinano curiose e tremanti. A questa andatura lenta, quasi a rallenty, che Bolognino usa sino al buio finale, si inseriscono continui movimenti scattanti, rapidi e precisi che frangono la stasi creata.

Nelle tutine colorate che le assimilano nell’immaginario collettivo a creature marine (forse sirenette, forse pesci, forse sportive di nuoto sincronizzato…) le interpreti dialogano e si conoscono tramite i corpi e danzano insieme spesso con l’uso di respiri udibili pure dalla platea. Anche se, di certo,questi rientrano nella partitura coreografica, sarebbe stato altrettanto interessante osservare le due figure-statue procedere all’unisono senza la necessità di sottolineare la loro relazione affiatata, già palese e tangibile sul e, probabilmente, fuori del palco.

Bolognino è stato in grado di creare uno spazio-tempo sacro, connotazione sottolineata dai brani usati di Akira Rabelais. Lo spazio scenico è usato intelligentemente dalle figure danzanti che creano spesso immagini evocative e statuarie, rotte da momenti di sincro o individuali capaci di dare anima e vita alla morte sottesa a tutta l’opera.

Adriano Bolognino, insieme con Giorgia Longo e Rosaria di Maro, porta sul palco una possibile sfumatura dell’amore rintracciabile in un abbraccio: per eccellenza il simbolo di molte relazioni tra esseri umani, non solo quello passionale e non solo quello etero.

Gli Amanti ci ricorda che ogni legame è meritevole di essere accettato.

Coreografia: Adriano Bolognino
Danzatrici: Rosaria Di Maro e Giorgia Longo
Produzione: Anghiari Dance Hub
Musiche: Akira Rabelais – 1382 Wyclif Gen. II. 7 and Spiride in to the Face of Hym an Entre of Breth of Lijf. / 1671 Milton Samson 1122 Add Thy Spear, A Weavers Beam, And Seven-Times-Folded Shield

Nell’ambito di Anticorpi eXpLo – tracce di giovane danza d’autore
Creazione selezionata per Aerowaves Twenty21 e Anticorpi XL 21
UNDER 35

Federica Siani

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