COLLECTIVE TRIP – una questione di gender

Martedì 12 novembre è stato ospitato alla Lavanderia a Vapore Collective Trip, spettacolo che inaugura la 36esima Stagione di Danza del Balletto Teatro di Torino.
Gli artisti della compagnia salernitana Borderline Danza, partendo dal loro interesse di esplorare le specificità e i confini della creazione artistica e compositiva, si sono confrontati con temi quali l’amore nelle sue differenti sfaccettature, le trasformazioni, la propria identità, il gender.

Lasciamo il teatro con una sensazione diversa dal solito. Collective Trip scalfisce nel profondo e si fa spazio all’interno dei sentimenti che risiedono nello stomaco, quelli nascosti e custoditi al nostro interno come segreti. I temi affrontati sono verità comunemente riconosciute, ma difficili da pronunciare ad alta voce in presenza di altre persone.
La peculiarità, estremamente interessante, propria di questo spettacolo, è stata quella di fornire allo spettatore la possibilità di osservare il susseguirsi delle dinamiche da un punto di vista differente. Metaforicamente, ma soprattutto tangibilmente. Il pubblico, infatti, aveva qui la possibilità di rivestire diversi ruoli: osservatore esterno, osservatore interno e persona coinvolta attivamente nella performance. A questi ultimi prima dello spettacolo venivano distribuite degli auricolari, da collegare successivamente ad un MP3, e agli altri, che avrebbero comunque calcato la scena, consegnato un bigliettino con le indicazioni da seguire durante l’azione.
Ho preso parte come osservatore interno senza auricolari e dovevo seguire uno dei percorsi segnalati sul pavimento. Avevo la possibilità di muovermi a destra o sinistra sempre seguendo, nel mio caso, la linea gialla secondo la mia volontà. Ho avuto così l’occasione di poter ammirare i performers ad una distanza minima in base a dove decidevo di spostarmi e sentendomi anche parte integrante dell’azione scenica. Si era così creato un clima particolare, carico di suggestione, in cui individui tra loro sconosciuti, concorrono attivamente alla narrazione.
Nello spettacolo, curato da Claudio Malangone per il concept, la regia e la coreografia, ciò che ci sorprende maggiormente sono senza dubbio le modalità di esibizione e la creatività del coreografo, mentre il gesto corporeo passa in secondo piano rispetto al complesso contesto costruito intorno ad esso.
Si può notare come la compagnia Borderline Danza, diretta sempre da Claudio Malangone e attiva dal 1992 con svariati progetti su suolo nazionale, abbia operato in questo caso verso una messa in discussione delle certezze proprie dello spettatore al fine, talvolta, di farle vacillare.
Si tratta di uno spettacolo che ha la capacità di far immergere tutti in alcune realtà che talvolta vengono vissute da noi come osservatori distratti e talaltra come individui coinvolti in prima persona. Credo che ognuno sia spinto a mettersi in discussione durante questo tempo. Una riflessione che sfocia verso il tema del “diverso”, che quotidianamente siamo spinti a pensare come qualcosa o qualcuno di cui aver paura.
Carica di emozioni gioiose è invece la chiusura dello spettacolo in cui l’atmosfera si fa più ariosa e armoniosa, dove ci si può guardare tutti negli occhi e prendere coscienza di ciò che è accaduto.

Alessandra Botta
Davide Peretti

Concept, regia e coreografia Claudio Malangone
Costumi Alessandro De Santis
Disegno luci Francesco Ferrigno
Luci Giuseppe Ferrigno
Danzatori Luigi Aruta, Adriana Cristiano, Pietro Autiero, Nicol Memoli, Giada Ruoppo, Antonio Formisano e il pubblico che desidera intervenire
Responsabile produzione Maria Teresa Scarpa
Produzione Borderlinedanza, MIBACT, Regione Campania, Ra.I.D. Festival, AssociazioneMusicateneo UNISA
Fotografie Guido Savant

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