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PAUSE/SOLARIS – DORIANA CREMA & FILO D’ARIA – RAFFAELLA GIORDANO

Un luogo maestoso, affrescato in ogni centimetro, flora e fauna soggetti protagonisti di ogni sua stanza. La Palazzina di caccia di Stupinigi, spazio scelto da La Piattaforma – La nuova città per festeggiare i vent’anni di attività, è stato abitato da sabato 21 a domenica 29 ottobre in maniera extra-ordinaria da molte comunità. F E S T E, questo il nome del Festival, ha visto realizzarsi un ricco programma di performance e laboratori di danza di comunità attraversati dal tema comune del rapporto tra arte e natura, danza ed ecologia.

In particolare, sabato 28 e domenica 29 ottobre il Salone d’onore della Palazzina ha ospitato due performance interessanti, rispettivamente PAUSE / SOLARIS a cura di Doriana Crema e FILO D’ARIA a cura di Raffaella Giordano. Accomunati dalla presenza di danzatori professionisti e non, i due gruppi hanno però alle spalle percorsi molto diversi che hanno portato a risultati altrettanto peculiari.

Pause è innanzitutto un laboratorio stabile curato da Doriana Crema a Torino attraverso il quale propone pratiche di danza per professionisti e non, finalizzate al lavoro sulla percezione e sulla consapevolezza del sé corporeo, in relazione agli altri e allo spazio. Chiamati a condividere i processi interni al laboratorio con un pubblico, tredici donne e uomini, di età differenti, danzano nello spazio accompagnati da musica classica ed elettronica eseguita dal vivo. Solaris – secondo nome della performance – è infatti il concerto di Giorgio Li Calzi e Manuel Zigante, rispettivamente alla tromba e al violoncello, che grazie a F E S T E incontra la comunità danzante e si trasforma in ascolto con essa.

“Tutti possiamo danzare” afferma nell’intervista la coreografa e il messaggio emerge subito. All’inizio i danzatori si confondono seduti tra gli spettatori, come a voler sottolineare che non ci sono distinzioni. Il coinvolgimento del pubblico risponde all’esigenza di Doriana di esprimere l’appartenenza della danza come modalità espressiva all’umanità intera. L’apice di questo processo viene raggiunto quando gli interpreti si avvicinano agli spettatori e uno alla volta, gentilmente, li invitano ad entrare nello spazio e a danzare.

Le sedie dei performer, inizialmente fra il pubblico e poi portate dentro la scena, sono come una base a cui tornare, il punto di partenza e di arrivo di continui attraversamenti dello spazio. Uno spazio, ora quadrato ora circolare, che è segnato da diagonali interne e linee di viali esterni che collegano la Palazzina alla città, visibili attraverso le ampie finestre. La possibilità di fruire della perfomance da tutti i lati della Sala rende l’azione ancora più rituale ed immersiva. Lo spettatore vede i performer ma anche il pubblico seduto sugli altri lati, quasi a confondersi con la comunità danzante. I raggi di sole che fendono i vetri e si proiettano sul pavimento, la maestosità dell’architettura e degli arredamenti contribuiscono notevolmente a rendere la performance ancora più suggestiva. Gli abiti dalle forme e dai colori neutri (per lo più sui toni del beige e del marrone) alleggeriscono la scena. La qualità del movimento contraddistingue ogni danzatore e danzatrice e la loro presenza consapevole nello spazio gli permette di entrare in dialogo e dar vita a incontri nutrienti e trasformativi. Un forte ascolto interno al gruppo restituisce la sensazione di essere di fronte a un processo in atto da tempo.

@ Andrea Macchia

Filo d’aria nasce invece grazie a una call per cittadini, pensata proprio in occasione di F E S T E, invitati a partecipare a un periodo di residenza artistica curata da Raffaella Giordano, danzatrice, coreografa e direttrice della compagnia Sosta Palmizi. Una neo-comunità di giovani e adulti che, in due settimane circa, ha esplorato i temi della danza e dell’ecologia e ha composto una performance per restituire al pubblico la ricerca affrontata. La domanda di partenza è stata: “è possibile che la danza trasformi la nostra relazione con la natura?”. Si presentano otto performer, in abiti quotidiani, che abitano il Salone d’onore della Palazzina immergendosi in un’esplorazione individuale del movimento punteggiata da “convocazioni” di gruppo, come le ha definite Raffaella, utili a scandire la struttura drammaturgica. La musica, curata dalla stessa Raffaella Giordano con l’ausilio di Lorenzo Brusci e l’esecuzione tecnica di Aldo Rendina, ha sostenuto i danzatori nella creazione di un’atmosfera a tratti inquietante a tratti poetica. È forte la potenza immaginativa suscitata dall’unione di musica, architettura e corpi in movimento, dall’espressività dei volti e dalla forza comunicativa delle azioni. È un gesto quotidiano, un movimento nello spazio che tende al contatto con il pubblico. Anche in questo caso la comunità danzante entra nello spazio camminando tra gli spettatori, confondendosi con essi. C’è un tentativo forte di comunicare con chi guarda: persino un pezzetto di carta diventa pretesto per sostare in un dialogo tra sguardi. Si percepisce la necessità di lasciare un messaggio, ora scritto compulsivamente sul pavimento come si fa sulla sabbia, ora raccontato attraverso i gesti, il contatto visivo. L’architettura e la geometria degli spazi permettono al gruppo sul finale di incamminarsi tutti in una direzione e sparire quasi completamente dentro a uno dei corridoi che si sviluppano a raggera e che conducono dalla Sala alle altre stanze della Palazzina. Per Raffaella è un processo aperto, che non pretende ancora di arrivare a una conclusione. Questa prematurità arriva e lascia il desiderio di voler vedere altro.

PAUSE/SOLARIS

Performance a cura di Doriana Crema

Interpretazione Partecipanti del laboratorio PAUSE – Ornella Obrero, Fabio Castello, Giorgio Colombero, Petra Comaschi, Rita Fabris, Gisella Patrizia Finocchio, Eugenia Gaglianone, Sara Girardo, Alessandra Lai, Sabrina Marsili, Elena Pugliese, Raffaella Tomellini, Veronique Torgue, Alessandra Trevisan

Musiche di Giorgio Li Calzi, Manuel Zigante

FILO D’ARIA

Gesto coreografico a cura di Raffaella Giordano

Interpretazione Comunità estemporanea di cittadinanza artistica

Paesaggio sonoro a cura di Raffaella Giordano, Lorenzo Brusci

Esecuzione tecnica musicale Aldo Rendina

Fotografie di Andrea Macchia