È sulle note di Lascia ch’io pianga del Rinaldo di Händel che si apre il sipario e ha inizio Il medico dei maiali di Davide Sacco, andato in scena a Torino dal 2 al 4 maggio al Teatro Gioiello. Fin dalla prima scena, ogni dubbio viene risolto: partendo dall’epilogo, gli spettatori sanno che la pistola presente sul palco sparerà. La scenografia, raffinata ed essenziale, è dominata da una scritta in caratteri cubitali sul fondale: “THE KING IS DEAD”, un presagio che anticipa la trama.
Durante l’inaugurazione di un hotel in Galles, il re d’Inghilterra muore improvvisamente. L’unico a poter constatarne ufficialmente il decesso è Alfred, un veterinario interpretato da Luca Bizzarri, che vede in questo evento l’occasione perfetta per convincere il principe erede Eddy, interpretato da Francesco Montanari,—un eterno Peter Pan che si presenta al capezzale del padre indossando una divisa nazista—a eliminare la monarchia e passare alla storia.
Tra le quattro mura di una stanza, intelligenza e stupidità si scontrano. Alfred, per quanto appaia il più lucido tra i presenti, commette un errore che si rivelerà fatale: sottovalutare il potere del dubbio. Instillarlo nella mente di uno stupido può essere pericoloso, perché potrebbe portarlo a realizzare di non esserlo affatto. Eddy, l’erede apparentemente sprovveduto, potrebbe rivelarsi tutt’altro. Il veterinario dimentica una verità fondamentale: “quanto faccia rumore una certezza che si rompe”, ovvero quanto sia impossibile prevedere le conseguenze di quando una credenza ben radicata viene messa in discussione.
In questo gioco di potere, anche i cortigiani, David Sebasti e Mauro Marino, responsabili della morte del re, perseguono il loro obiettivo: eliminare la democrazia. Il testo, che potrebbe benissimo essere la sceneggiatura di un episodio di Black Mirror, diventa così una riflessione contemporanea sulla politica e sui potenti che ci governano. Emerge però un interrogativo attuale: le rivoluzioni hanno ancora senso?
I personaggi grotteschi che popolano questa storia, ricordano la celebre frase di Ennio Flaiano:
Vogliono le rivoluzioni, ma preferiscono fare le barricate con i mobili degli altri.
Viviamo in un mondo in cui metà della ricchezza globale è concentrata nelle mani dell’1,5% della popolazione, spesso per eredità o potere monopolistico. E allora, viene spontaneo chiedersi: E se fossi stata io Alfred?
Non avrei tentato anche io di ribaltare il sistema? Non avrei cercato di sovvertire un ordine ingiusto e non meritocratico, dove alcuni ottengono tutto senza sforzo, mentre altri, per colpa di chi li governa, non avranno mai nulla, nonostante ogni sacrificio?
Io ho scelto da che parte stare. Ora tocca a te.
Sofia De March
Testo e Regia: Davide Sacco
Aiuto regia: Claudia Grassi
Protagonisti: Luca Bizzarri e Francesco Montanari
Attori: David Sebasti e Mauro Marino
Scene: Luigi Sacco
Costumi: Anna Maria Morelli
Luci: Luigi Della Monica
Musiche: Davide Cavuti
Testo vincitore del Premio Nuove Sensibilità 2.0 2022