L’UNIVERSO FRANTO E METAFORICO DI ROBERTO CASTELLO

“L’inferno sono gli altri”. Jean Paul Sartre

Palcoscenico Danza ha ospitato il coreografo Roberto Castello nelle serate del 13 e 14 aprile al Teatro Astra con il suo nuovo lavoro, Inferno, presentato per la prima volta a Romaeuropa Festival lo scorso novembre.

Lo spettacolo, per quanto il suo titolo possa condurre ad associazioni più che immediate, esula da ogni collegamento diretto con il paesaggio ultraterreno dantesco. L’universo franto e metaforico di Castello sospende, difatti, ogni tipo di giudizio sull’atteggiamento dell’umano, eliminando in tal senso la distinzione tra ciò che è inferno o paradiso. Inferno, difatti, si presenta come una “commedia ballata seducente, piacevole, coinvolgente e brillante sull’invadenza dell’ego. Uno spazio in cui fare esperienza dell’inferno contemporaneo, quello in cui viviamo, e che ci classifica secondo le nostre qualità”.

https://romaeuropa.net/archivio/festival/anno-2021/inferno-2021/

Inferno è uno spettacolo a scene separate che si compone di diversi quadri definiti anche e soprattutto dai luoghi immaginati (ora una sala di un museo; ora un paesaggio naturale con tre alberelli secchi che rispondono alla musica, o ad un fuoco d’artificio o ad un frigorifero rosso che passa in cielo e che si schianterà solo alla fine dello spettacolo) disegnati in 3D  dall’Associazione ALDES.

Tutta la performance pone particolare attenzione all’incontro, al dialogo e allo svuotamento di eterogenei linguaggi della danza (balletto classico, teatro-danza, danza afro, cabaret, modern…). Utilizzando il binomio di Achille Bonito Oliva, si tratta di un “trans-balletto”, dove scendono in campo diversi stilemi utilizzati, in primis, per il loro valore simbolico ed estetico e che vanno a costruire un percorso che si può definire onirico. I danzatori sono sei (Martina Auddino, Erica Bravini, Michael Incarbone, Riccardo De Simone, Susannah Ihemee Giselda Ranieri), ma sette se si considerano le incursioni parlate e danzate di Alessandra Moretti. Ognuno dei performer coinvolti sta sul palco carico di una forza individuale riconoscibile e che si effonde non solo dai costumi differenti per il singolo (e che cambiano di quadro in quadro), ma anche dalla coesistenza di diverse qualità di movimento che Castello non ha cercato di uniformare tra il suo cast. La danza di Inferno compie con il suo procedere un’auto-ostentazione di sé, per mezzo della liquidazione di ogni intento più profondo la quale dà adito solo alle forme che i corpi riescono ad assumere, e non più le motivazioni che lo portano a muoversi. Tutto si fa apparenza.

Così Inferno porta in scena, con cruda ironia, un mondo in cui l’estetica conta ancora molto, troppo, scatenando la corsa alla volontà di apparire e competere con il prossimo, rispetto a cui si desidera essere superiori, in una “corsa al massacro per ottenere sempre nuove gratificazioni morali, sociali, affettive…”. E  questa rissa corale sottesa a tutto lo spettacolo trova il suo climax quando i sei danzatori sul palco si esibiscono in abiti succinti e glitterati (e in questa occasione sono uguali per tutti: bikini per le donne e completo “da latino” per i due uomini) in una esibizione-show con un tripudio di oggetti di scena: boa di piume, boccagli, pon-pon da cheerleaders, maschere con piumaggi…

Castello con questo spettacolo presenta una comunità eterogenea, ibrida e confusa, poiché in grado di attraversare vari momenti dell’essere. Forse proprio per questo Inferno non presenta una trama facilmente raccontabile a chi non ha avuto il piacere di assistere allo spettacolo. Questaperformance, per citare lo stesso coreografo, è “un affresco di cose che evocano altre cose”.

Premesso che sia possibile una certa comprensione di questo metaforico universo immaginario, cosa ci è permesso capire? La questione si fa palese con l’entrata in scena di Alessandra Moretti quando spiega, come una guida al museo, la scena appena danzata in una lingua semi inventata, di cui è impossibile comprendere fino in fondo il significato. (Il pubblico a questo punto ha riso molto, però accanto a questa risata è facile che si sia scatenato un profondo senso di inquietudine).

Roberto Castello con il suo nuovo spettacolo ci pone davanti nuovi dubbi o domande infernali a cui il pubblico potrà, se vorrà, cercare risposte.

Federica Siani

coreografia, regia, progetto video Roberto Castello

in collaborazione con Alessandra Moretti

danzano Martina Auddino, Erica Bravini, Michael Incarbone, Riccardo De Simone, SusannahIheme, Alessandra Moretti, Giselda Ranieri

musica Marco Zanotti in collaborazione con Andrea Taravellifender rhodes Paolo Peewee Durante

luci Leonardo Badalassi

costumi Desirée Costanzo

consulenza 3D Enrico Nencini

mixaggio audio Stefano Giannotti

mastering audio Jambona Lab

un ringraziamento a Mohammad Botto e Genito Molava per il prezioso contributo

Lo spettacolo è una coproduzione di ALDES con CCN – Centre Chorégraphique National de Nantes, Romaeuropa Festival, Théâtredes 13 vents CDN – Centre Dramatique National Montpellier, Palcoscenico Danza / TPE – Teatro Piemonte Europa sostenuta dalla rassegna RESISTERE E CREARE di Fondazione Luzzati Teatro della Tosse,ARTEFICI.ResidenzeCreativeFvg / ArtistiAssociati, MiC / Direzione Generale Spettacolo e REGIONE TOSCANA / Sistema Regionale dello Spettacolo

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