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Anteprima Killing Desdemona

16/06/2016

Ieri pomeriggio (il 16 giugno) ho avuto la possibilità di assistere alla prova generale di Killing Desdemona, presentato al Festival delle colline in Anteprima Nazionale della compagnia BALLETTO CIVILE.
Lo spettacolo ideato da Michela Lucenti e Maurizio Camilli, con musica dal vivo Jochen arbeit è bellissimo.
Premettiamo che “prova” non è mimimamente sembrata, gli attori e i ballerini sono stati all’altezza di una vera e propria replica.

Il lavoro racconta la vicenda dell’ Otello tentando di sottolineare in maniera ancora più marcata la posizione e l’amore di Desdemona. La compagnia ha un uso molto suggestivo dei microfoni grazie ai quali si riescono a creare effetti nuovi, frusciiBALLETTO CIVILE_7, echi lontani e canti che ci trasportano in un altro mondo.
Molto forti e toccanti sono le coreografie di tutti i personaggi che col corpo danno vita alle vere parole del testo: quelle non dette. Ciò accade fin da subito, con Desdemona e il Moro, che entrano in questa sorta di danza mentre cinti l’uno all’altra si amano, e poi anche con gli scontri comici tra Iago e Cassio, tra Otello e Iago, che ci mostrano la vera forza di questa storia di gelosia, amore e rabbia.

Per la rappresentazione di oggi la compagnia ha gia il tutto esaurito.
Non mi resta che augurarvi, cari lettori : buono spettacolo…

KILLING DESDEMONA
Ideazione Michela Lucenti e Maurizio Camilli
Regia e Coreografia Michela Lucenti
Musica originale eseguita dal vivo Jochen Arbeit (Einstürzende Neubauten)
Interpretato e creato da : Fabio Bergalio, Maurizio Camilli, Andrea Capaldi, Ambra Chiarello, Michela Lucenti, Demian Troiano, Natalia Vallebona
Scene e costumi Chiara Defant
Realizzazione scene Alessandro Ratti

Produzione Balletto Civile, Festival delle Colline Torinesi, Ravello Festival, Neukoellner Oper Berlin, Compagnia Gli Scarti
con il sostegno di Mare Culturale Urbano , CTB Centro Teatrale Bresciano , Festival Resistere e Creare, Centro Dialma Ruggiero-FuoriLuogo

Elisa Mina

Reality: i diari di Janina Turek

Cosa darei ogni tanto per essere morta, anche solo per cinque minuti”

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Una donna e un uomo inscenano una morte, provandola e riprovandola, cercando di renderla più “realistica” possibile, badando tuttavia a dettagli plateali quali una ciocca di capelli sul volto o la posa che assume un corpo privo di vita una volta caduto a terra. Da questo studio incomincia la storia di Janina Turek, partendo proprio dalla sua morte, avvenuta all’età di 80 anni a causa di un infarto, per le strade di Cracovia.

Subito le lancette del tempo vengono spostate indietro, nel febbraio 1943, poco dopo Continua la lettura di Reality: i diari di Janina Turek

Un gabbiano quasi… sognato

È stato in scena dal 13 al 16 aprile presso le Fonderie Limone di Moncalieri, penultimo spettacolo del ciclo Progetto Internazionale del Teatro Stabile di Torino : Il Gabbiano di Anton Cechov diretto da Thomas Ostermeier.

Lo spettacolo arriva a Torino, con la sua unica tappa Italiana in una tournée europea. Uno spettacolo nuovo, visionario e attuale, marchio del regista tedesco Ostermeier.
Un lavoro che inizia spiazzando gli spettatori che non appena entrano in sala vedono una scena spoglia, con gli attori seduti ai lati di un palco chiuso che dà verso la platea. L’attore francese, con un italiano non perfetto si rivolge al pubblico, facendoci capire che è inutile che noi siamo lì, dovremmo preoccuparci di quello che sta succedendo nel mondo, che sta accadendo in Siria. Il pubblico, attonito, non capisce se sia o no da copione. Ma lo spettacolo inizia, e le pareti grigie iniziano a prendere forma anche grazie a un disegno che un artista crea sullo sfondo tra una scena e l’altra.

Quello che vediamo è un Gabbiano moderno dove bastano pochi oggetti per creare un palco, un pontile, una stanza… Qui sono importanti le parole, parole spesso interrotte da semi-improvvisazioni che ci riportano alla realtà, al 2016. Straniamenti degli attori che ci attirano molto di più delle stesse parole di Cechov.
Per tutto il corso dello spettacolo subiamo un processo di straniamento, che permette di riflettere sul presente, su come stia cambiando il modo di fare e di scrivere il teatro oggi.  E questo nuovo modo, lo mostra molto bene Konstantin con la rappresentazione del suo spettacolo. Il tema della piccola rappresentazione  è un mondo che non sappiamo se esisterà ancora in futuro, un mondo che non si capisce oggi e che piano piano stiamo distruggendo. A rendere moderno questa forma di metateatro, è soprattutto la costruzione di una figura quasi onirica del personaggio/voce interpretato da Nina, nella piccola, ma molto intensa rappresentazione. Continua la lettura di Un gabbiano quasi… sognato

Amleto a Gerusalemme – La verità pericolosa

A Torino, più precisamente alle Fonderie Limone di Moncalieri, Amleto a Gerusalemme, Palestinian kids want to see the sea è stato presentato in prima assoluta dal 29 marzo fino al 10 aprile 2016, uno spettacolo di Gabriele Vacis e Marco Paolini con la regia di Gabriele Vacis.

Fin dal titolo si percepisce qualcosa che cattura l’attenzione perché pare strano sapere che il più famoso principe di Danimarca della storia del teatro abbia a che fare con la città santa, però non bisogna dimenticare che l’Amleto di Shakespeare è il testo della verità scomoda, una verità che non piace e che non vogliamo sentire, proprio come le storie che ci raccontano i protagonisti di questo spettacolo. Sul palco troviamo cinque ragazzi palestinesi, Alaa, Bahaa, Mohammad, Ivan e Nidal che nella loro lingua raccontano a un turista, impersonato da Marco Paolini, le loro storie comuni che sono accadute per davvero, portando loro stessi sul palco e di fronte al pubblico. Tra i protagonisti sentiamo di chi è arrabbiato con la propria famiglia perché vivevano negli USA e per la madre sono tornati nel loro paese e adesso, il figlio più piccolo non può neanche andare al mare perché è nato lì e non ha il passaporto americano; c’è chi racconta che la madre beveva da una fonte dove l’acqua era cristallina, ma il figlio le mostra che di quello che raccontava della sua infanzia non c’è nulla e dove una volta c’era l’acqua ora c’è una fogna, e oggi l’acqua la possono bere solo in bottiglia. Bottiglie, la scenografia è costituita solo da bottiglie di plastica, che prima sono pioggia, ma una piog08_Amleto a Gerusalemme_prove_MG_1760gia che distrugge, che fa male. Poi diventano mattoni per costruire la città e catapultarci nella Gerusalemme odierna dove non c’è più la spensieratezza di un tempo, dove si sente un pregare continuo e una puzza quasi nauseabonda di frittelle e dove si sbatte in continuazione addosso a negozietti che vendono gadget religiosi. Continua la lettura di Amleto a Gerusalemme – La verità pericolosa