Archivi categoria: Teatro

LE ETIOPICHE – MATTIA CASON

Come può un personaggio storico come Alessandro Magno essere sia un tremendo sterminatore sia un estremo curioso interessato a ogni cultura che incontra nelle sue conquiste? Come è possibile oggi approdare ad una Europa Afroasiatica? Queste sono le domande che accompagnano lo spettatore uscito dalla sala dopo aver visto Le Etiopiche di Mattia Cason con l’assistenza alla regia di Alessandro Conte, presentato mercoledi 19 ottobre al Teatro Astra per la rassegna del Festival delle Colline Torinesi.

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RADICI/UNA COSA CHE SO DI CERTO – ALBA MARIA PORTO

Femminismo, diritti e continua lotta alla ricerca di sé stessi. Un viaggio d’amore e speranza, ma anche di realtà e ingiustizia. Tutto questo è Radici/Una cosa che so di certo, l’opera originale di Alba Maria Porto che ha debuttato al ventisettesimo Festival delle Colline Torinesi mercoledì 19 ottobre alle Lavanderie a Vapore.

Lo spettacolo procede in parallelo alternando presente e passato, passando dalla storia di due ragazzi d’oggi a quella di tre donne negli anni ’70 conducendoci in un viaggio nello spazio e nel tempo. Veniamo coinvolti dai cambi di luce, dai suoni e dai costumi, ma soprattutto dai temi che portano a interrogarci su argomenti quali l’appartenenza, l’identità, la famiglia.

Un tema sul quale si insiste particolarmente è legato al rapporto tra genitori e figli. Viene rappresentato attraverso gli occhi di un uomo (Mauro Bernardi) che vede crollarsi il mondo addosso quando scopre di essere stato adottato. Il suo è un rapporto conflittuale, non si è mai sentito veramente parte di quella famiglia, riesce solo a provare odio, soprattutto nei confronti della madre. Tutta la rabbia si manifesta in un dialogo col padre, che in realtà è un monologo perché sulla scena è solo e le sue crudeli parole vengono urlate direttamente agli spettatori, come se tra i padri che compongono il pubblico ci fosse anche il suo. Il rapporto però assume sfumature diverse quando a presentarcelo è la ragazza (Lydia Giordano). Il legame con sua madre è di amore puro, tanto forte che nel momento della sua morte lei si sente persa, bloccata nella casa d’infanzia, circondata da un cimitero di vecchi oggetti dai quali non riesce a staccarsi, ma più in generale si sente intrappolata in una vita che non è certa di volere. Non sa a chi rivolgersi; il padre è una figura assente, la cui presenza arrecherebbe solo maggiore confusione.

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DULAN LA SPOSA – VALERIO BINASCO

Mentre si alza il sipario del Carignano con Il Crogiuolo riportato in scena da Filippo Dini, inaugura la 27esima edizione del Festival delle Colline, anche il Gobetti dà il via alla stagione. 
Il primo titolo in cartellone è Dulan la sposa, testo di Melania Mazzucco, inizialmente nato per la radio, che arriva sulla scena affidato a Valerio Binasco, nella doppia veste di attore e regista.
Lo ha intervistato per noi Federica Mangano, vi invitiamo a leggere l’intervista qui.

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DANZA CIECA – VIRGILIO SIENI

Un incontro tra corpi complici

Tante sedioline, una accanto all’altra, delimitano uno spazio nel quale il pubblico viene subito inghiottito. Prendiamo posto. A disegnare l’ultimo segmento di questo cerchio sono Virgilio Sieni e il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello: seduti con la schiena appoggiata al muro, ci osservano. Al centro scorgiamo un tappeto bianco fatto di cartone e, su di esso, due blocchi di argilla. I due danzatori si avvicinano e iniziano ad occupare lo spazio: attraverso i loro corpi modellano l’area circostante disegnando linee curve, segmenti spezzati e forme circolari. Si sfiorano, si sostengono, si guidano, si completano, insieme danzano.

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FUNERALE ALL’ITALIANA

Funerale all’italiana mette in scena il rituale per eccellenza, uno dei pochi ad essere sopravvissuto e poi tramandato nei millenni: la cerimonia funebre. Da pagano, diviene nel corso dei secoli un rito il più delle volte religioso, assumendo differenti connotazioni culturali e territoriali.

Lo spettacolo nasce da un’idea autobiografica dell’attrice protagonista, Benedetta Parisi, che cura la drammaturgia con l’aiuto di Alice Senigallia: il lavoro prende vita nell’arco di quasi tre anni, evolvendosi a partire dagli appunti sul funerale della nonna dell’attrice. La Parisi racconta quanto sia stato fondamentale anche il lavoro svolto sull’ improvvisazione a partire dal testo, che porta ad un inevitabile suo ampliamento.

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L’ANGELO DELLA STORIA – INTERVISTA A DANIELE VILLA

Venerdì 14 ottobre, per il Festival delle Colline Torinesi, al Teatro Astra è andato in scena L’angelo della storia, l’ultima creazione del collettivo Sotterraneo. Abbiamo recensito lo spettacolo qui, e colto l’occasione per intervistare Daniele Villa, che ne firma la drammaturgia.

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Intervista a Valerio Binasco

Parlare di se stessi

Attore e regista, Valerio Binasco è uno dei maestri del teatro contemporaneo italiano. Spesso porta in scena testi già nel loro significato più profondo attuali, ma riesce a volte a donargli delle tinte ancora più presenti, che fanno sembrare Amleto “quello della porta accanto”. Il suo doppio lavoro lo stimola a parlare molto con gli attori, facendoli diventare registi dei loro personaggi. Alla base di tutto, ed è anche quello che cerca di trasmettere agli attori, sono una forte emozione ed empatia, che gli permettono di studiare il personaggio partendo dalla domanda “come si sente?” per poi andare nelle parti più oscure del proprio essere. Per lui un attore che resiste alle emozioni è un cattivo attore. L’importante è non scadere in quella che definisce la pratica della “pornografia del dolore”. Non crede di avere la passione per il teatro, ma di essere un appassionato di questa “strana arte” che gli permette di fare il teatro.

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ECLOGA XI – ANAGOOR

Domenica 16 ottobre 2022 la compagnia Anagoor ha portato in scena, al Teatro Astra di Torino, all’interno della programmazione del ventisettesimo Festival delle Colline Torinesi, Ecloga XI

Il lavoro è un’ omaggio alla parola, alla poesia. Un’allusione diretta, senza mezzi termini, ad Andrea Zanzotto  e alla sua opera IX Ecloghe pubblicata nel 1962, presso Arnoldo Mondadori Editore all’interno della Collana “Il Tornasole”.  Non a caso, il titolo principale è seguito dal sottotitolo “un omaggio presuntuoso alla grande ombra di Andrea Zanzotto”, richiamo alla definizione che il poeta diede delle sue composizioni “un omaggio presuntuoso alla grande ombra di Virgilio” 

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L’ANGELO DELLA STORIA – SOTTERRANEO

A spasso nel tempo, un viaggio nel paradosso

Il Festival delle Colline Torinesi, alla sua ventisettesima edizione, prova a fare i conti con la Storia, con lo spettacolo dell’affiatata compagnia fiorentina Sotterraneo, che consegna al pubblico una creazione originale a partire da una suggestione di Walter Benjamin: un angelo che vola con lo sguardo rivolto al passato, dando le spalle verso il futuro. Un angelo che vorrebbe fermarsi per riparare i disastri provocati dall’uomo, che invece è costretto a continuare la sua corsa spinto da una tempesta chiamata progresso.

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QUEER PICTURE SHOW – IRENE DIONISIO

O Il moderno Orlando

La sala dell’Off Topic, piccola ma accogliente, ha al suo interno un’atmosfera fumosa. Sulle poltrone sono poggiate delle palette verdi e il pubblico si chiede a cosa mai potranno servire durante lo spettacolo. Si parla tra sconosciuti, ci si confronta.

Si spengono le luci in sala e al centro della scena appare un unico attore (il premio Ubu Giovanni Anzaldo) che ci viene presentato come Orlando da una semplice scritta alle sue spalle. E come l’Orlando di Virginia Woolf attraverserà le epoche, i costrutti sociali, la morale e la “decenza”, accompagnando con il suo monologo anche lo spettatore.

Nella sua prima apparizione il protagonista indossa una gorgiera, ad indicare che il suo personale racconto ha inizio nell’epoca elisabettiana. La sua riflessione su quel periodo è molto interessante: durante l’epoca elisabettiana, infatti, alle donne era proibito calcare le scene. Quindi i ruoli femminili venivano sempre interpretati da uomini, spesso fanciulli molto giovani, che dovevano sembrare più femminili possibili. Come trucco di scena si utilizzava una polvere a base di piombo per rendere il viso pallido e attraente per i canoni estetici dell’epoca. Un artificio tossico che veniva utilizzato dalla stessa Elisabetta I. Se anche lei lo utilizzava per apparire più attraente e femminile c’era davvero differenza tra la regina e gli attori?

Qui nasce la prima provocazione dello spettacolo: cosa è femminile e cosa no? Come cambiano i canoni di bellezza con il passare delle epoche? E soprattutto, che cosa è socialmente accettabile e cosa no? Del resto, come dice una famosa Drag Queen “Siamo nati nudi. Il resto è Drag.”

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