Un cuore rivelatore di frammenti biografici e magia
Nel buio della “Sala Piccola” delle Fonderie Limone, il sipario nero si illumina di giallo. Ogni cucitura del tessuto, ogni strappo o zona di differente densità della trama, ogni goccia d’acqua, zona umida, lascia una cicatrice sul telo scuro. Mentre la voce calda di Francesca Pennini riempie le orecchie del pubblico, avviene il primo gioco di magia: il tendaggio si gonfia e si contrae, respira, le sue imperfezioni paiono nei della pelle, lentiggini, macchie, peli, rughe e smagliature. Le note della musica e i bassi incalzano le parole di Pennini, la stanza pare vibrare, ogni oggetto inanimato nasconde il corpo a pezzi dell’artista.
“Pensa al tuo corpo dentro i sogni degli altri”.
Solo quando l’orologio segna metà tempo, e qualcuno in sala sembra confuso o spazientito, l’assistente del prestigiatore esce dalla scatola magica, tagliata a metà. Muove i piccoli piedi fasciati di calzature nere, ma non ha il permesso di ballare. Traccia le impronte di figure mancanti e racconta le storie di una se stessa latitante, scomparsa come per un trucco dell’illusionista. Ripete costantemente allegre bugie miste a verità che non si possono smascherare senza utilizzare l’immaginazione; narra autobiografie fatte di enunciati mistilingue e vivacità linguistica.
Le luci e l’apparato grafico creano danze di fumo e lumi, e composizioni ritmate assordanti. Lo spettacolo di magia è diventato uno spettacolo di parola, in cui danza tutto tranne il corpo dell’artista.
Al volgere della fine, dopo che ogni ipotesi delineata è stata scartata, restano poche certezze nelle tasche dello spettatore. Solo allora, l’incantato apparato scenografico si apre e richiude per dare avvio all’ultimo atto di prestidigitazione: il corpo della donna si smaterializza – oppure si trasfigura? – lasciando davanti alla platea una nuvola di vuoto palpabile e piume nere.
“Se nessuno sa dove sei, puoi essere dappertutto”.
Nello spettacolo di magia e parola del CollettivO CineticO, vanno in scena coreografie di corpi assenti, frazionati, interrotti; coreografie di esseri fluttuanti, di parole rimbombanti, di palloni gonfiati – o bolle di sapone. Le parole e i respiri palpitano come cuori rivelatori sotto le tavole di legno della scena, si riverberano nella sala e nella carne, negli interni inesplorati e “nel buio delle nostre bocche”. Un agghiacciante verità si manifesta a partire dai battiti, come nel racconto di Poe: ma qui, si tratta del presentimento della malattia, del ricovero, della follia. Le confessioni biografiche, infatti, delineano presagi di istituti e residenze, di ginocchi fratturati, di gracili corpi malnutriti che si spezzano, di “donne amazzoni delle colline” con braccia troppo esili e ventri sporgenti. Nondimeno, l’invito è a non fidarvi di chi recensisce, che ha colmato il tessuto dell’opera rimasta aperta con i propri vissuti; piuttosto ad assistere alla rappresentazione, per scovarne i significati celati dal mosaico di ironici indizi e più macabri sospetti.
Ilenia Cugis
Il CollettivO CineticO è stato fondato nel 2007 dalla coreografa Francesca Pennini e il suo network di artisti conta 50 persone dai differenti ambiti disciplinari e background. Il loro lavoro si pone come obiettivo di mettere in dubbio le regole e i codici artistici, con un approccio sì rigoroso, ma che non manca di toni ironici. Dopo le date di Torinodanza, lo spettacolo Abracadabra sarà in scena durante l’autunno a Bologna e Reggio Emilia.
regia Francesca Pennini
dramaturg, brainstorming Angelo Pedroni
azione e creazione Angelo Pedroni, Francesca Pennini
azioni e creazioni invisibili Carmine Parise
testi e voce Francesca Pennini
musiche e cura del suono Simone Arganini
scenografia Alberto Favretto
luci e tecnica Alice Colla
Co-produzione CollettivO CineticO, Torinodanza Festival
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Festival Aperto / Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Centrale Fies | Art Work Space
con il sostegno di Regione Emilia Romagna, MiC
photo © Laila pozzo