RICCARDO III – KRISZTA SZÉKELY

Dal 7 al 26 marzo 2023 il Teatro Carignano di Torino ha ospitato le repliche di Riccardo III, il celebre testo di William Shakespeare, adattato in chiave moderna e attualizzato da Ármin Szabó-Székely e diretto da Kriszta Székely.

Il pubblico in sala è eterogeneo: sono presenti sia studenti delle superiori alle prese con le prime uscite a teatro, sia spettatori veterani, molti dei quali hanno già visto numerosi adattamenti delle opere di Shakespeare. E questo spettacolo ha le potenzialità di accontentare tutti.

Non è mai facile realizzare un adattamento, specialmente quando si tratta di mettere le mani su un testo ben noto e amato tanto dal grande pubblico quanto dagli esperti di critica teatrale e letteraria. La regista Kriszta Székely e il suo collaboratore Ármin Szabó-Székely, tuttavia, non sono nuovi della pratica, ricordiamo ad esempio lo Zio Vanja presentato nel 2020 prodotto da Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale.

Questa volta, il testo scelto riflette sui giochi di potere e sulla crudeltà umana, elementi presenti in ogni tempo e luogo della nostra storia. L’adattamento riprende i versi dell’opera originale con l’aggiunta di qualche incursione del gergo odierno, attentamente studiata. Cambiano per esempio gli strumenti e i mezzi per diffondere le notizie, e così al posto delle lettere e degli annunci, le notizie (vere o, nella maggior parte dei casi, false) sono diffuse dal telegiornale, in diretta da uno studio televisivo durante un talk-show o con degli hashtag sui social network. Si sfrutta anche un certo gusto per il trash, ma il succo rimane lo stesso: si tratta di una parodia e di una critica della nostra società. Interessante è l’uso degli schermi e delle riprese utilizzati a questo scopo, in vari punti del racconto. Lo spettacolo è la rappresentazione di un mondo che in realtà è un circo ipocrita in cui tutto è orchestrato. Riccardo III (interpretato da Paolo Pierobon) si distacca dal resto del coro e per buona parte dello spettacolo è l’unico personaggio che riesce a spezzare la quarta parete, o meglio, a bucare lo schermo in questo caso, in modo da tirare le fila dello spettacolo di burattini di cui fa parte e conquistare il pubblico con il proprio carisma.

La recitazione degli attori è precisa, pulita e ogni battuta si inserisce con un tempismo impeccabile all’interno di una partitura meticolosamente studiata. L’insieme è armonioso, sembra di ascoltare una sinfonia, anche quando le parole sono dure e i toni aspri. Lo stesso vale per i precisissimi movimenti e i cambi di scena, tutto fluisce senza soluzione di continuità. Ogni elemento costituisce una componente fondamentale dell’ingranaggio di un sistema inesorabilmente destinato a condurre allo stesso risultato ogni volta. L’apparentemente debole diventa forte, scovando le debolezze altrui si libera di chi è al potere e ne prende il posto proclamandosi portatore di pace e benessere per il mondo, solo per poi ripetere gli stessi errori dei propri predecessori e utilizzarne gli stessi mezzi machiavellici e corrotti che li hanno condotti alla rovina. Cambiano i nomi dei personaggi, ma la storia si ripete all’interno di un circolo vizioso e inespugnabile. La libertà di Riccardo, cosciente del funzionamento di tutto il sistema, e il suo controllo sugli eventi sono solo apparenti e le conseguenze delle sue azioni e del suo atteggiamento lo dimostreranno presto.

Lo sviluppo dei personaggi, ridotti di numero rispetto all’opera di Shakespeare, ma estremamente tridimensionali, riflette ulteriormente tale meccanismo ciclico e autodistruttivo. Enfatizzato dall’uso leitmotivico di una musica accattivante e inquietante al tempo stesso. Non importa chi sale al governo: non contano né il genere, né l’età e nemmeno l’estrazione sociale di provenienza. Anche la persona dalle intenzioni più nobili è destinata a farsi corrompere e impossessare dal comportamento machiavellico e senza scrupoli richiesto dalle posizioni di potere. Questo adattamento è essenziale per poter mantenere il controllo e sfruttarlo al massimo. Tuttavia, la violenza genera altra violenza e la sete di vendetta è destinata a far ricominciare l’intero processo da capo, per l’ennesima volta.

Nonostante il linguaggio modificato (per lo più semplificato) dal passare del tempo, il lavoro della regista ungherese, pertanto, è l’ennesima dimostrazione di come i capolavori, affrontati con la giusta dose di rispetto e innovazione, siano immortali e di quanto i temi delle opere di Shakespeare siano attuali anche oggi.  

Erica Marchese

da William Shakespeare

adattamento Ármin Szabó-Székely

traduzione Tamara Török

conPaolo Pierobon, Matteo Alì, Stefano Guerrieri, Manuela Kustermann, Lisa Lendaro, Nicola Lorusso, Alberto Boubakar Malanchino, Elisabetta Mazzullo, Nicola Pannelli, Marta Pizzigallo, Francesco Bolo Rossini, Jacopo Venturiero

e con, in video, Alessandro Bonardo, Tommaso Labis

regia Kriszta Székely

scene Botond Devich

costumi Dóra Pattantyus

luci Pasquale Mari

suono Claudio Tortorici

video Vince Varga

assistente luci Gianni Bertoli

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Teatro Stabile di Bolzano

Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale

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