Moliere / Il misantropo

Don Giovanni non stringere la mano del Commendatore, non lo fare!
Nel momento che lo fa, Don Giovanni viene trascinato all’Inferno, la punizione divina. Ma questo Inferno non è il classico inferno di cui noi supponiamo le caratteristiche. La punizione di Don Giovanni è ben maggiore. Il suo Inferno è in terra, dove sempre ha scorrazzato tra una preda e l’altra, il suo terreno di conquista. Ora si è reincarnato in un misantropo, da uomo decadente che viveva per il piacere della conquista è diventato un uomo che si sente superiore agli altri e li odia per la loro ipocrisia. Conserva lo stesso le sue qualità fisiche, il suo fascino irresistibile, ma non sa più come confrontarsi con l’universo femminile. Vive una relazione morbosa, di amore profondo e intenso per la sua Celimene, non può fare a meno di lei, ma al contempo la odia profondamente per le sue scappatelle con gli spasimanti.

Valter Malosti, direttore artistico del TPE, mette in scena al Teatro Astra di Torino lo spettacolo Moliere / Il misantropo.
Un grande affresco in chiaroscuro di “Diana e Attenone” del Pitocchetto quale fondo del boccascena, un palco bianco rialzato, una specie di ring con ai lati delle sedie. I personaggi si fanno allo stesso tempo spettatori di quello che sta accadendo, della trasformazione del Don Giovanni in Misantropo, che nel suo ring tiranneggia sulla stupidità umana e cade sotto la pugna dell’amore.
Gli attori, vestiti con abiti brillanti e moderni, prendono posto attorno a questo ipotetico palco/ring, le luci platea accese, si odono suoni come se si fosse in campagna compreso i cinguettii d’uccelli. Quasi un direttore d’orchestra, Alceste imita e sollecita cigolii e suoni, accompagnando lo scemare delle luci.
Lo spettacolo scandisce a pendolo riflessioni sulla contemporaneità, bagliori brechtiani si nascondono tra le ombre delle parole di Moliere. Un lucido saggio sul desiderio e l’impossibilità di esaudirlo, sul conflitto tra uomo e donna, uomo e società, uomo e cosmo. Il rapporto di Alceste e Célimène diventa quindi un violentissimo agone, una resa dei conti la cui posta in gioco è – per citare proprio Lacan – la Verità come “ciò che sempre resiste all’intelligenza”.


Alceste e Don Giovanni diventano i due volti di una lotta totale e disperata contro l’ipocrisia e il compromesso su cui è costruita la civiltà. L’Alceste di Malosti è un filosofo,un buffone che non rinuncia alla sottile linea comica, al farsesco che innerva il protagonista. Alceste si fa marionetta pendente dalla labbra di chi gli sta attorno. Tutti lo odiano, tutti lo desiderano, tutti tendono i fili di questa marionetta che si è ribellata. Non ci sta a vivere in un mondo vuoto, stupido, ma allo stesso tempo è costretta ad attaccarsi a qualcosa di questo mondo, alla sua Celimene. Unica via di fuga possibile è scappare in un posto lontano, via da questo inquinamento sociale, scappare con la sua Celimene, ma lei non è in grado di donarsi così ad un uomo. Don Giovanni prova la sua ultima fatica, a strappare la sua amata dalla propria aia di spasimanti, per potersi redimere. Fallisce, non si scappa all’Inferno, e allora non resta che farsi marionetta e farsi gioco per il piacere di altri.
E questo vale anche per noi.

Emanuele Biganzoli
Michela Cicilano

produzione TPE

VERSIONE ITALIANA E ADATTAMENTO
FABRIZIO SINISI E VALTER MALOSTI

UNO SPETTACOLO DI VALTER MALOSTI

ALCESTE … VALTER MALOSTI
CÉLIMÈNE … ANNA DELLA ROSA
ARSINOÉ … SARA BERTELÀ
ORONTE … EDOARDO RIBATTO
ELIANTE … ROBERTA LANAVE
FILINTO … PAOLO GIANGRASSO
CLITANDRO … MATTEO BAIARDI
ACASTE … MARCELLO SPINETTA

COSTUMI GRAZIA MATERIA
SCENE GREGORIO ZURLA
LUCI FRANCESCO DELL’ELBA
CURA DEL MOVIMENTO ALESSIO MARIA ROMANO
ASSISTENTE ALLA REGIA ELENA SERRA
CANZONE BRUNO DE FRANCESCHI
AL CONTRABBASSO FURIO DI CASTRI

PRODUZIONE TPE – TEATRO PIEMONTE EUROPA
TEATRO CARCANO CENTRO D’ARTE CONTEMPORANEA
LUGANOINSCENA
IN COLLABORAZIONE CON INTESA SANPAOLO

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