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A teatro con Nuovi Sguardi. La Conferenza Stampa

Ad iniziare la conferenza stampa è Alberto Vanelli, confermato presidente della Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus nel luglio 2018, che subito porta l’accento sul focus del progetto in questione: l’assenza, negli spazi della casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, di quella fascia di pubblico composta da giovani tra i sedici e i venticinque anni. E’ proprio la consapevolezza di questo gap generazionale a stimolare negli addetti ai lavori l’iniziativa del Festival Nuovi Sguardi, che coinvolge tre realtà torinesi: il TPE (Teatro Piemonte Europa), il Festival delle Colline Torinesi e la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus, responsabile del lancio della proposta. Il progetto, supervisionato da Luisa Minero, Andrea Prono, Giuliana Pititu ed Elisa Olivero, è rivolto ad un gruppo di ragazzi di età compresa tra i sedici e i venticinque anni, invitati a prendere contatto con le tre realtà torinesi per poi attuare la vera e propria organizzazione del festival. La duplice – ma fluida – modalità di spettatori ed organizzatori consente ai giovani di muoversi agilmente tra platea e palcoscenico, di dare ad un potenziale nuovo pubblico la dimensione della “soggettività”, secondo le parole di Alberto Vanelli. Il presidente conferma il desiderio di consolidare, nei prossimi anni, questo genere di collaborazione con le nuove generazioni, rendendola un’attività permanente.

La parola passa a Matteo Bagnasco, responsabile del settore Innovazione Culturale all’interno della Compagnia San Paolo di Torino, che spiega la volontà di stimolare la partecipazione culturale colmando quel divario, che spesso rimane aperto, tra la presenza osservatrice di pubblico ed una partecipazione attiva ai lavori, da parte di chi ha a che fare con il teatro. E’ da questo punto, che la Compagnia prende le mosse per elaborare strategie di audience engagement, avviando nel 2016 il progetto “contenitore” Open 2017 – Nuovi pubblici per la cultura. Si tratta di un lavoro che passa attraverso la “mappatura di esperienze interessanti sul territorio, per incrementare una partecipazione attiva alla cultura in Piemonte e in Liguria”, e attraverso la sperimentazione di modalità di ingaggio alternative per nuovi segmenti di pubblico. Di conseguenza, “la risposta alla richiesta del Teatro Ragazzi è stata immediata; anche perché tra noi c’è una condivisione di pubblici, oltre che di obiettivi e strumenti”, afferma Matteo Bagnasco, prima di cedere la parola a Giulia Menegatti, coordinatrice progettuale del percorso di ideazione ed organizzazione del Festival.

Giulia Menegatti racconta con grande passione il lavoro svolto con i giovani che, a partire dal luglio 2017 per arrivare ad oggi, fanno crescere il progetto. L’esperimento coinvolge il TPE, il Festival delle Colline e la Fondazione Teatro Ragazzi, in una sinergia fatta di incontri con gli addetti ai lavori, appuntamenti, progettazioni presso la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani ed il Teatro Astra di Torino, i due spazi scenici deputati allo svolgimento del Festival. “Ai ragazzi che hanno aderito al progetto sono state aperte le porte degli uffici, dei palchi, per comunicare loro che il teatro non è solo il momento che avviene sul palcoscenico: è anche tutto il lavoro organizzativo e di comunicazione”, spiega Giulia Menegatti, focalizzandosi immediatamente sui protagonisti del percorso in questione: i giovani. “Il progetto è stato pensato dai ragazzi, già a partire dalla pagina, dalle immagini, dalle brochure, dalle borse di tela”. Si tratta di oggetti cartacei, materiali, con una consistenza fisica, che ci vengono consegnati prima della conferenza stampa e che incorporano una precisa volontà di integrare la tradizione all’innovazione. Se, infatti, in questo lavoro viene seguito un approccio di marketing innovativo, che tiene in grande considerazione le nuove tecnologie, in particolare i canali social e le loro potenzialità – Instagram, Facebook, Whatsapp -, è nel contempo una precisa scelta dei giovani quella di fornire al pubblico materiali di supporto cartacei, in quanto ritenuti più eleganti, evocativi, professionali. Le parole di Giulia Menegatti si alternano a frammenti di video in cui i giovani raccontano l’esperienza, la condensano in parole chiave o in brevi frasi.

Sono circa venticinque, nel 2017, i giovani che iniziano il percorso di scoperta, per poi assestarsi in una decina, al principio del 2018: Edoardo Cancedda, Giulio Carignano, Caterina De Lucia, Giulia Dilorenzo, Omar Diallo, Emil Foa, Irene Leone, Maria Macrì, Allegra Palù, Carlotta Zita. Tra il febbraio e il giugno del 2018, il gruppo di giovani – il board – che sceglie di portare avanti l’esperienza, ha la possibilità di visionare diversi spettacoli, costruiti all’interno delle tre realtà culturali torinesi. L’intento è quello di offrire “una scena teatrale il più eterogenea possibile”, spiega Giulia Menegatti. Attraverso un proficuo lavoro di squadra, viene incentivata la scoperta di pratiche prima non molto conosciute, quali il Nouveau Cirque, la Drammaturgia, la creazione contemporanea. Il gruppo di ragazzi, nel frattempo,  si dà da fare: organizza dibattiti, speed date, aperitivi, avvicinando la realtà degli spettatori a quella degli attori, lavorando sui due fronti della tradizione e dell’innovazione; nel contempo, inizia a progettare il Festival.

Gli spettacoli che lo compongono sono scelti interamente dal board, sulla base di una votazione. La rassegna stampa della conferenza ne reca alcune motivazioni, preziose grazie alla loro freschezza ed autenticità: Johann Sebastian Circus, spettacolo di Circo El Grito, è stato selezionato “perché non si può non restarne colpiti”. Lo Sleep Concert curato da Didie Caria è stato scelto “perché quando mai hai passato una notte in teatro?”. Il Cantico dei Cantici di Roberto Latini è stato scelto “perché sono cinquantacinque minuti di pura estasi!”. The Black’s Tales Tour di Licia Lanera è stato scelto “perché è uno spettacolo dall’atmosfera dark … e dormire, poi, non sarà più così facile!”. I primi due spettacoli saranno in scena sabato 29 settembre presso la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, mentre i successivi si terranno domenica 30 settembre presso il Teatro Astra, a Torino. Si prospetta curiosa, in particolar modo, l’esibizione di Didie Caria, che prevede, dopo una serata drink con aperitivo e dj set, un susseguirsi di esperimenti di sonorizzazione, per accompagnare gli spettatori nel loro sonno, fino all’alba. Al sorgere del sole, verrà offerta la colazione agli spettatori.

“L’idea di base è seguire le fasi del sonno: partire da brani musicali strutturati nella forma e poi, con la loop station, rallentarli e scomporli”, spiega Didie Caria, aggiungendo però che il processo creativo resta aperto: “ In realtà ho più domande che risposte: non tutti vivono il passaggio da una fase del sonno all’altra in contemporanea, non sai mai cosa sarai in grado di tirare fuori. Ho fatto delle prove a casa mia, con i miei amici distesi sul divano, sperimentando diverse frequenze sonore. Come cantante, mi occupo in particolare di vibrazione, cioè di ciò che sta alla base [di quanto viene espresso dallo strumento]: la capacità di aprire, rilassare …”. Il percorso artistico di Didie Caria è costellato di esperimenti sonori contraddistinti da grande creatività: “Ho fatto dei concerti galleggianti all’interno di alcune grotte sarde, … mi piace portare la musica dove normalmente non arriva, renderla esperienza musicale.” E conclude, con simpatia: “Ora sto cercando di capire come stare otto ore sveglio, quindi datemi idee”. La location dell’evento è il foyer della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani che, con le sue ampie vetrate, consentirà ai partecipanti – piccoli e grandi – di percepire il sorgere del sole dopo la nottata. L’esperienza, come gli spettacoli e gli altri eventi del Festival Nuovi Sguardi, è adatta a tutte le età, a condizione che i più piccoli siano accompagnati. E’ possibile prenotare attraverso i canali tradizionali – un ruolo importante anche dal punto di vista dell’informazione è svolto dall’Ufficio Stampa, composto da Carola Messina e Maurizio Gelatti – ma anche tramite i social network, in particolare Whatsapp, riconosciuto dai giovani organizzatori come uno dei mezzi di comunicazione preferiti in questo tempo.

A questo punto, viene ceduta la parola al board, rappresentato da tre dei suoi componenti. I giovani organizzatori raccontano l’arricchimento del “vivere il teatro al contrario”, scoprendo tutti gli aspetti organizzativi a monte del lavoro dell’attore. In questa prospettiva, lo spettacolo viene percepito come creatura che nasce e si sviluppa nelle sue fasi creative, economiche, comunicative e di marketing, mediante approcci innovativi. “Si può sdoganare l’immagine di un teatro d’èlite culturale, antico, di vestito. Lo si sta facendo attraverso incontri con gli artisti, dj set, nuove tecnologie, … Perché forse si è un po’ perso il tentativo di comunicare.” “Abbiamo sdoganato luoghi comuni, come l’esistenza del sipario, non per forza indice di uno spettacolo buono, o il vestirsi bene”, spiega, in particolare, uno dei tre componenti del board. “Io oggi ho scelto di indossare bermuda”, che però forse, a dispetto del bon ton, “non sono così impresentabili come molti credono.” I ragazzi rivelano che l’esperienza ha dato loro moltissimo, anche dal punto di vista delle amicizie. L’opportunità di osservare e lavorare attraverso “nuovi sguardi”, dunque, è stata colta in pieno, con grande successo ed incremento di relazioni, prospettive, immagini.

Il Festival sarà, a sua volta, l’occasione per lanciare il prossimo percorso di Nuovi Sguardi, le cui selezioni (gratuite) saranno aperte fino al 18 novembre 2018. Per quanti lo desiderano, sarà possibile iscriversi alla prima fase di selezione compilando apposite cartoline, che saranno distribuite nel corso delle serate del Festival (29-30 settembre 2018).

Letizia Marrone