“Flirt” di Silvia Torri: un’indagine sul sesso e sull’amore nel nostro tempo

Lunedì 7 ottobre è salito sul palco della Casa del Teatro di Torino nell’ambito della rassegna Incanti una protagonista inconsueta, per non dire forse totalmente sconosciuta a una gran parte del pubblico: un preservativo femminile. Lo spettacolo d’oggetto “Flirt”, finalista del Progetto Cantiere 2018, è frutto delle abili mani, della voce e soprattutto della testa di Silvia Torri, giovane attrice di Milano, che ha fatto nascere questa esibizione dopo quattro anni di lavoro sull’educazione sessuale, dopo molte testimonianze e interviste. 

Inizialmente pensato come uno spettacolo di 15 minuti sulla prevenzione HIV, ora è diventato lungo 50 minuti e coinvolge una grande varietà di temi tutti legati fra di loro. La storia inizia con la decisione del preservativo femminile di iscriversi su Tinder e racconta varie complicazioni che si possono riscontrare, partendo dalla reazione delle amiche (anche esse contraccettivi) e arrivando ovviamente agli incontri stessi, raccontando l’evoluzione dell’atteggiamento personale della protagonista. Tutto culmina con l’incontro con il guanto, personaggio che si distingue nettamente dagli altri e con cui si pone la finale domanda sulla volontà di rendersi fragili, di accettare di rischiare un vero amore, di “farsi a pezzettini e trovarsi nell’altro il giorno dopo”.

Con grande abilità Silvia Torri mantiene il discorso sempre su un doppio livello che unisce gli oggetti-personaggi all’interno dello spettacolo e gli oggetti nella realtà della vita al di fuori dalla cornice teatrale. Così le amiche, presentate in maniera da spot pubblicitario per la contraccezione, hanno personalità e atteggiamenti diversi a seconda della loro natura da contraccettivo. Ugualmente per le diverse persone-oggetti che il preservativo femminile incontra durante la sua esperienza Tinder – per l’inclusione sociale l’attrice ha pensato bene di mostrare anche un incontro omosessuale. Il gioco del doppio livello si manifesta in maniera più evidente in relazione alla più grande paura della protagonista, quella della morte. Un giorno potrebbe arrivare il momento in cui essa muore rompendosi. Sarebbe la fine – la fine della vita del preservativo e la fine della spensieratezza fra due amanti.

Nonostante la serietà dei temi raccontati che vanno a toccare anche la sfera più intima della vita sessuale ed emotiva, come ad esempio la “colpa” di un rapporto mal riuscito, Silvia Torri arriva ad alleggerire il discorso con un umorismo sano e mai superficiale. Con pochi oggetti su un piccolo tavolo nero ma con tanta energia e dedizione, l’attrice racconta dal profondo cuore del nostro tempo. Sullo sfondo della scena, della plastica da imballaggi, simbolo della produzione in serie ma allo stesso tempo elemento di la protezione dall’esterno, la protezione da un vero contatto con il mondo circostante.

Il pubblico rimane incollato sulle sedie anche dopo la fine dello spettacolo. E’ solo dopo qualche istante che i primi spettatori riescono ad alzarsi, seguiti pian piano dagli altri. Si portano a casa i pensieri sulla propria vita amorosa, pensieri su come il digitale abbia cambiato il nostro modo di relazionarci e su come possiamo riuscire a vedere gli individui dietro le maschere di plastica – per non ritenerci tutti uguali e interscambiabili. 

Labirinto: Controluce teatro d’ombre

Il buio. Da questo siamo accolti noi spettatori entrando in sala. Un buio disarmante, disorientante, che ci coglie all’improvviso. Ci prepariamo ad essere guidati dalle voci, dai colori e dalle ombre di Controluce Teatro d’Ombre, ospiti alla XXVI edizione di Incanti, che ci accompagnerà nell’arduo compito di muoverci all’interno di un vero e proprio labirinto, fatto di teli, colori e luci.

Il mito del Minotauro si snoda attraverso le immagini, create con abilità dagli artisti, e le poche parole che gli attori pronunciano in modo asciutto, chiaro, efficaci per delineare perfettamente la storia che prende sempre più vita davanti agli occhi degli spettatori.

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You&Me: il Teatro Astra in visibilio per il ritorno dei “Musicisti del silenzio”, i Mummenschanz

Anche quest’anno Incanti torna ad animare la vita teatrale torinese. “Figure in viaggio” è il titolo di questa XXVI edizione del festival internazionale del teatro di figura.

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SUTRA – TorinoDanza

Collegare con un filo due necessità: quella di esprimere l’immagine personale ed intima di un viaggio alla riscoperta del proprio ruolo nella società e della propria persona, insieme ad una volontà di strizzare l’occhio allo spettatore componendo uno spettacolo di forte impatto visivo. 

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Tito Rovine d’europa

In occasione della 24a edizione del Festival delle Colline Torinesi è andato in scena al ‘Teatro Astra’ di Torino, il 16 giugno, Tito Rovine d’Europa, il nuovo spettacolo di Michelangelo Zeno con la regia di Girolamo Lucania (già collaboratori per lo spettacolo Blatte, in cartellone nella stagione 2017/2018 del TST).

Lo spettacolo è ispirato al Tito Andronico di William Shakespeare, considerata la tragedia più brutale dell’autore inglese, e dalla rilettura di Heiner Müller Tito Fall of Rome che chiedeva al lettore di compiere l’operazione: «dismember/remember», cioè distruggere per ricordare, uno dei temi principali di questo dramma; inoltre, parte della troupe, come ha raccontato il regista a Mezz’ora con…, ha intrapreso un viaggio attraverso le ‘rovine’ d’Europa, che ha ispirato i vari componenti e ha fornito materiale utilizzato in seguito per la scenografia (come le fotografie di Vittorio Mortarotti) e per la drammaturgia.

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porgy and bess

A concludere una stagione operistica caratterizzata da un attento sguardo al classico e al popolare (ne è prova la celebre trilogia verdiana, rappresentata in apertura) è un’opera americana, Porgy and Bess, firmata dai fratelli Ira e George Gershwin. La scelta di portare sul palco del Regio un’opera del repertorio moderno (per sonorità, ambientazione e tematiche) completa così un arco panoramico, destando la curiosità anche del melomane più legato ai classici.

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Teatro Regio: la stagione 2019/2020

La prossima del Teatro Regio sarà una stagione particolarmente ricca. Ben diciassette titoli (un record) distribuiti tra opere italiane, francesi, tedesche, balletti, musical, opere-non-opere, opere celebri, opere meno celebri, persino una prima assoluta per l’Italia. E in tutto ciò c’è pure qualche nome interessante, tra registi, cantanti e direttori d’orchestra. C’è insomma di che farsi venire l’acquolina.

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kingdom – agrupacion Señor serrano

Estamos bien!

Pablo Rosal prende il microfono, appoggiandosi ad una grande tavola. Lui e gli altri quattro uomini in scena, tutti dall’aria poco seria, a stento trattengono il riso. Sembrano trovarsi sotto ai riflettori quasi per caso, colti alla sprovvista. Eppure durante l’ingresso del pubblico in sala, quegli stralunati individui erano tranquillamente seduti sullo stesso tavolo, a proprio agio come nel salotto di casa, mentre osservavano la gente cercare il proprio posto.

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Something About You – Quel che rimane

In occasione della 24a edizione del Festival delle Colline Torinesi è andato in scena al ‘Cubo Teatro’ di Torino, l’8 e l’11 di giugno, Something About You – Quel che rimane il nuovo spettacolo di Francesca Garolla con la regia di Alba Maria Porto (già regista di Arte, di Yasmina Reza, in cartellone nella stagione 2017/2018 del TST ).

Ispirato dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (Toscana), archivio dedicato alla memoria delle persone comuni, Something About You racconta la storia di una donna (interpretata da Matilde Vigna), madre di due figli (Roberta Lanave e Mauro Bernardi), che soffre di depressione da 17 anni ed è ricoverata in un istituto all’interno del quale ha un’amica, affetta anche lei dalla stessa malattia, con cui riesce a parlare e a condividere i propri pensieri.

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Trilogia del tavolino

Una comica e amara bellezza

Il teatro comincia quando si esce dalla sala.
Emblema della loro poetica e del tipo di teatro che da molti anni propongono, Claudio Morganti e Rita Frongia lo scrivono arrivando dritti al punto, in uno dei loro manifesti provocatori. Trasformare delle semplici parole in fatti è un’impresa ardua, che quasi mai ha riscontri. Eppure la Trilogia del tavolino di Rita Frongia ci riesce.

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