Something About You – Quel che rimane

In occasione della 24a edizione del Festival delle Colline Torinesi è andato in scena al ‘Cubo Teatro’ di Torino, l’8 e l’11 di giugno, Something About You – Quel che rimane il nuovo spettacolo di Francesca Garolla con la regia di Alba Maria Porto (già regista di Arte, di Yasmina Reza, in cartellone nella stagione 2017/2018 del TST ).

Ispirato dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (Toscana), archivio dedicato alla memoria delle persone comuni, Something About You racconta la storia di una donna (interpretata da Matilde Vigna), madre di due figli (Roberta Lanave e Mauro Bernardi), che soffre di depressione da 17 anni ed è ricoverata in un istituto all’interno del quale ha un’amica, affetta anche lei dalla stessa malattia, con cui riesce a parlare e a condividere i propri pensieri.

Lo spettacolo inizia con un carosello di fotografie, orchestrato come il click di una macchina fotografica con sovrapposizioni di luce e buio e di scambi di pose e di posizioni dei tre membri della famiglia attorno ad una sedia, che vengono rivisitate come un album di memorie dal quale i figli, in seguito, paragonano le due diverse fasi della madre: socievole e solare in passato; cupa e impotente nel presente dello spettacolo.

Uno dei temi principali è ‘la memoria attraverso la ricerca’ e il motore dell’azione è il suicidio dell’amica della madre che la spinge a scrivere un biglietto ai figli spiegando che tarderà perché deve andare al funerale dell’amica, mettendosi in contatto con loro per la prima volta dopo anni di silenzi. Impressionati da un evento così insolito iniziano a ricostruire la storia (personale e medica) della madre, che a loro appare quasi come un’estranea dal momento che ne hanno solo alcune sbiadite reminiscenze, per trovare le cause, ed eventualmente una cura, che hanno provocato la malattia. Attraverso un viaggio nella memoria i due figli alternano emozioni e sensazioni sulla figura della madre, passando dall’astio alla rassegnazione, dall’accettazione al ‘perdono’; in parallelo, sovrapponendosi o alternandosi alle ricerche dei figli, la madre, rinchiusa nella sua stanza semi-buia in cui sembra trovare un barlume di conforto, parla e racconta, a volte sottovoce, a volte gridando, i propri pensieri e le proprie paure. Lo spettacolo, trovando sempre i giusti toni e le giuste modalità, è una giostra di emotività nella quale si susseguono riflessioni profonde, momenti di identità e compatimento con tutti i personaggi coinvolti mettendo a dura prova gli spettatori, dai più impassibili ed estranei agli eventi a quelli più empatici.

Il senso di staticità e di oppressione della vicenda è reso argutamente innanzitutto dalla scelta del teatro (Cubo Teatro ndr), un luogo piccolo, circoscritto e familiare in cui lo spazio scenico e lo spazio del pubblico non sono quasi delimitati e distinti; Lo spazio scenico è disposto in tre zone, di cui due visibili e non oscurate, la stanza della madre e il corridoio/resto della casa in cui si muovono i figli cercando di ricordare, e uno coperto da una sorta di parete con un telo nero dove, leggermente illuminata, Maria Valentina Chirico suona l’harmonium che rappresenta (come asserito da Alba Maria Porto a Mezz’ora con…, a cura di Laura Bevione) lo strumento del cuore. Una scenografia essenziale che imposta sulla compresenza di bianco, di nero e di alcune sfumature di grigio buona parte dell’impatto visivo ed emotivo dello spettacolo, ma che si avvale soprattutto dei corpi dei tre attori che vanno a riempire gli apparenti vuoti scenografici con un’ottima prova corale intensa e mai banale che culmina nei tre monologhi finali dei personaggi, che consegnano agli spettatori immagini emblematiche: la famiglia come un branco di lupi; la ricerca, attraverso la memoria, dell’essenza di una persona (di una madre) come un’immagine con i puntini da collegare che cambiano di posizione ogni momento; la terracotta simbolo di fragilità.

Something About You si inserisce perfettamente nel FDCT24, il cui tema del viaggio, fluctus, è approfondito come viaggio metafisico nella memoria. Memoria di un dolore personale che si fa collettivo (familiare in questo caso) che quasi si contrappone allo spettacolo Tito Rovine d’Europa (di Michelangelo Zeno con la regia di Girolamo Lucania, vincitore anch’esso del Bando ORA!, in scena il 16 giugno al Teatro Astra) che esplora, in maniera quasi speculare, attraverso il viaggio nella memoria, la memoria del dolore collettivo di un’Europa post guerre mondiali che diventa dolore dei singoli coinvolti.

Riccardo Ezzu

di Francesca Garolla

regia Alba Maria Porto

con Mauro Bernardi, Roberta Lanave, Matilde Vigna

scene e costumi Francesca Sgariboldi

light design Francesco Dell’Elba

harmonium Maria Valentina Chirico

tape loops Andrea Penso

organizzazione Claretta Caroppo

assistente alla regia Francesca Caldarola

promosso dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale

in collaborazione con Polo del ‘900, Archivio dei Diari di Lisbona, Fabulamundi Playwriting Europe

produzione FCT/TPE

in collaborazione con Asti Teatro

coproduzione Asterlizze

Il progetto è realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo, nell’ambito del Bando ORA! Produzioni di Cultura Contemporanea

Ispirato ai diari di donne che hanno voluto lasciare la loro testimonianza all’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano

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